Il gatto, la volpe, il Grillo

par Phastidio
martedì 15 aprile 2014

Poiché ogni giorno ha la propria ricetta magica ed il proprio proiettile di finto argento per sanare la sofferenza del Popolo, è con crescente stanchezza che vi segnaliamo un frammento di produzione legislativa del M5S, ovviamente solo affidato agli atti (della Camera) ma che, se attuato, avrebbe nientemeno evitato gli scontri di sabato a Roma al corteo dei “movimenti per il diritto alla casa”.

Un Grillo incappucciato (“è contrario alla mia religione guardarvi”) ha segnalato ai giornalisti l’esistenza di una proposta di legge pentastellata, vecchia di circa un anno, per il cosiddetto housing sociale, che farebbe leva sull’ampio stock di immobili in possesso delle banche a seguito di insolvenze di mutuatari, e sul salvifico intervento dello Stato Garante “a costo zero” (ma anche no).

La premessa è che in Italia, oltre a tale stock derivante da esecuzioni forzose, esisterebbe anche “un milione di famiglie” che non riesce ad accedere al credito ipotecario, secondo i dati dello scorso anno del M5S. Tra esse ci sono anche, per esplicita ammissione grillina, le famiglie che non sono più in grado di pagare le rate del mutuo, per sopravvenute difficoltà finanziarie (perdita del lavoro, su tutte). Quindi, secondo la tesi grillina, saremmo di fronte ad una sorta di mismatch tra domanda ed offerta. Non è ovviamente così, ma non si può aver tutto dalla vita.

Per fronteggiare tale fantasioso “fallimento del mercato”, lo Stato dovrebbe porsi come garante delle famiglie. E come, in pratica?

I Comuni e gli enti locali potrebbero trattare con le banche per ottenere un prezzo scontato degli immobili invenduti da assegnare alle categorie che non riescono ad avere un mutuo.

Cioè, in che modo? Lo Stato dovrebbe comprare dalle banche a prezzo scontato quegli immobili ed assegnarli ai bisognosi? Pensiamo di no perché, se così fosse, l’onere per le casse pubbliche sarebbe immediato e tangibile, e qualcuno griderebbe al “regalo alle banche”. Immaginiamo quindi che le banche dovrebbero dapprima abbattere il valore dell’immobile pignorato e su quello innestare il nuovo mutuo. La proposta grillina sostiene (senza citare fonti, e più non dimandate) che “il rischio di insolvenza di norma non supera il 5% dei casi”. Beh, ma è un affare! E noi malpensanti che credevamo si trattasse di una forma estrema di mutuo subprime.

Perché, vedete, se le banche non fanno mutui “ad un milione di famiglie” (incluse quelle che il mutuo lo hanno avuto e ora non possono più pagarne le rate), è perché sono manifestamente stupide: vogliono precludersi la possibilità di guadagnare tanti bei soldini, qualcosa come uno spread intorno ai 3-4 punti percentuali tra costo della raccolta e tasso sul mutuo. E non esiste una cosa chiamata rischio del debitore, sono solvibili al 95% (glielo ha detto Yunus?). È il moto perpetuo, i soldi gratis, la felicità che fluisce.

Lo Stato attiva una garanzia a favore delle banche, quindi. Ma se le cose stanno in questi termini il debito pubblico aumenta, come da norme europee. Come vedremo tra poco sarebbe peraltro una contingent liability molto poco contingent, perché comincerebbe a sanguinare da subito, in termini di esborsi pubblici sonanti. Ancora questa maledetta Europa? Ma quando saremo fuori dall’euro stamperemo di tutto, anche i mattoni!

Ma non divaghiamo: che accade se le famiglie restano indietro coi pagamenti, causa difficoltà economiche? Semplice:

(…) lo Stato potrebbe pagare le rate al posto del cittadino per il periodo di difficoltà e recuperare la spesa sostenuta allungando i termini di pagamento. Ad esempio, ipotizzando che un cittadino paghi una rata mensile per 20 anni prima di riscattare l’immobile, se fosse disoccupato per due anni, potrebbe spostare gli anni di rate non versate a fine periodo allungando i versamenti a 22 anni.

Bene, ma in pratica che accadrebbe? Che lo Stato pagherebbe le rate alle banche alla loro naturale scadenza, come da piano di ammortamento, per non creare cause di escussione della garanzia e di pignoramento dell’immobile, consentendo agli occupanti dell’abitazione di rimborsarlo con comodo? Se le cose stanno così, per lo Stato questo sarebbe non solo debito ma anche deficit, perché ci sarebbe una ristrutturazione del contratto di mutuo tra lo Stato-garante e l’occupante dell’abitazione, e dovrebbero essere contabilizzate delle perdite. A meno di non riprendere a strepitare “dagli alle banche, che si arricchiscono anche quando perdono soldi!” e scaricare sulle stesse le eventuali insolvenze, con una successiva legge che fissi un tasso d’interesse “calmierato”, ad evitare che qualcuno si faccia venire l’inumana idea di prezzare il rischio-insolvenza del debitore.

Ma come, le banche non dovevamo liberarle e renderle liquide, per “prestare alle PMI”? Beh si, vado pazzo per i piani ben riusciti. Perché, sapete, credere che l’allungamento del periodo di ammortamento di un prestito (a parità di ogni altra condizione contrattuale) non determini costi e sia quindi l’equivalente di un pasto gratis o del moto perpetuo, è caratteristico di chi non ha grande dimestichezza con il concetto base della matematica finanziaria, quello di valore attuale netto. Per costoro il tempo non vale nulla. Bello, sarebbe.

Per chiudere, leggetevi quali meraviglie potrebbe fare questa forma di housing sociale alla peyote, punto per punto, con grassetto corsivo laddove si annidano felicità ed ignoranza (o malafede, ad uso dei gonzi):

1) Un milione di immobili potrebbe essere venduto facendo ripartire il mercato immobiliare
2) Un milione di famiglie oggi non finanziabili, avrebbe la possibilità di acquistare casa ad un prezzo scontato e più vicino ad un reale prezzo di mercato
3) Lo Stato fungerebbe solo da garante senza un esborso immediato di risorse
4) Le banche, pur a fronte di uno sconto sugli immobili posseduti, riuscirebbero a recuperare il credito, uscendo da una situazione problematica sostituendo un capitale immobilizzato e invendibile con un credito garantito dallo Stato
5) A fronte di una maggior liquidità delle banche molti imprenditori potrebbero ottenere oggi, quei finanziamenti necessari a far ripartire le proprie attività e a far rifiorire l’economia
6) Il cittadino sarebbe maggiormente tutelato in caso di perdita del posto di lavoro o di grave malattia
7) Fornendo la sola garanzia lo Stato potrebbe evitare ingenti investimenti immediati nel settore Welfare con i relativi aggravi nel bilancio pubblico
8) Lo Stato non subirebbe perdite anche in caso di insolvibilità temporanea perché potrebbe recuperare il credito spostandolo avanti nel tempo.”

Dammi i tuoi zecchini, li seppellirò nel Campo dei Miracoli. Si trasformeranno in lire e mattoni, e spazzeranno via la sofferenza dal mondo.

Photo: Flickr/Matteo


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