Il futuro energetico dell’Italia

par paolo
mercoledì 21 marzo 2012

Le strategie proposte dal governo Monti

Negli indirizzi di politica energetica che si stanno delineando c'è qualcosa di nuovo, di temuto e per certi versi inevitabile dopo l'abiura del nucleare fissile .

Il Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera, nel suo intervento alla presentazione del Rapporto di Italiadecide su "Il Governo dell'energia per lo sviluppo del paese", scodella le priorità della strategia energetica nazionale: "L'efficenza energetica è la prima delle leve perché coglie tutti gli obiettivi di politica energetica. Possiamo e vogliamo perseguire una vera leadership industriale nel settore, per cui nelle prossime settimane ci sentirete proporre molte cose".

Staremo a vedere, poi mette un carico da novanta anche sulla controversa questione degli incentivi sulle "fonti rinnovabili" (in primis solare ed eolico), stigmatizzando i costi che crescono di mese in mese con un peso complessivo sulla bolletta delle imprese italiane e delle famiglie per circa 9 miliardi di euro all'anno che, spalmati nei 15 -20 anni di impegni già presi, portano l'esborso complessivo per l'erario a circa 150 -200 miliardi di euro. Un "tassametro" come lo ha ribatezzato lo stesso Passera. Ricordiamoci, tanto per dare un riferimento, assolutamente non polemico, dopo tutto il trambusto di cifre creatosi per il piano di Silvio Berlusconi sul rilancio del nucleare in Italia, che questa somma equivale alla costruzione (proprio in un arco temporale identico) di circa 25 centrali elettronucleari da 2 GW di potenza cadauna (con annessi e connessi), per complessivi 50 GW, che è all'incirca la potenza di picco che oggi stiamo utilizzando per il sistema paese. Ovvio quindi che non si possa parlare di investimenti con ritorni soddisfacenti, tenendo anche presente che la metà delle spese nel solare serve per comprare apparecchiature importate dall'estero. Ciò non di meno, il Ministro considera come un "pilastro" irrinunciabile lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Quindi Passera ha annunciato a breve "tre decreti per ridefinire il modello di sviluppo in questo campo". Anche qui staremo a vedere di che si tratta.

Speriamo che questo governo sia più coerente dei precedenti sul fronte delle promesse.

Purtroppo, e qui si entra nella parte temuta ed inevitabile, il piano energetico nazionale che si sta delineando crea un forte impulso alla produzione nazionale di idrocarburi. Il Ministro ci informa infatti che il nostro paese ha ingenti risorse di gas e petrolio, assicurando che una parte è attivabile in tempi brevi e potrebbe raddoppiare gli attuali consumi, riducendo la nostra bolletta energetica con l'estero per una somma pari a circa 15 miliardi di euro da investire in infrastrutture quali rigassificatori, stoccaggi e hub del gas e, ovviamente, nuovi posti di lavoro. Il PIL aumenterebbe, secondo questa previsione, di oltre mezzo punto garantendo entrate fiscali, locali e nazionali, per circa 2,5 miliardi di euro .

Tutto bello se non fosse che ancora nessuno ci dice dove verranno collocati gli impianti di estrazione, di lavorazione e di produzione dell'energia e qualche timore lo induce la frase dello stesso ministro che ci dice: "Dobbiamo nel contempo rivedere la nostra normativa per le autorizzazioni e le concessioni che dovranno essere armonizzate a quelle europee". In sostanza meno lacci e lacciuoli e procedure rapide. Nel paese dei NO-Nucleare, NOTAV, NO Rigassificatori, NO autostrade ecc..., facile immaginarsi che c'è già qualcuno che sta preparandosi alla lotta per salvare il territorio dalla speculazione del regime plutocratico asservito alla "Democrazia Liberista Capitalista ". E quindi prepariamoci ai nuovi bollettini di guerra con relativi eroi sul campo, magari li vedremo arrampicarsi sulle torri di estrazione invece che sui tralicci degli elettrodotti.

Ma l'altro aspetto ugualmente preoccupante è che, evidentemente e come ampiamente scontato per difetto di alternative, ci sarà un forte incremento nella combustione dei fossili per la produzione di energia elettrica, con buona pace dei protocolli di Kyoto, dei gas serra e di tutto ciò che ha spinto gli ambientalisti , veri e di maniera, a ripudiare il nucleare .

Come dire che si passa "dalla padella alla brace". In attesa, se come società industriale ce la faremo, dell'avvento del nucleare a fusione, non quella fredda che è un bluff, ma quella tanto calda da richiedere almeno ancora una trentina di anni, ad essere ottimisti, per iniziare ad accendere il primo fornello.


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