Il fondo salva stati: pro e contro

par Attilio Runello
lunedì 2 dicembre 2019

Il cosidddetto Fondo salva Stati ha portato a uno scontro fra il Presodente del Consiglio, il Ministro delle finanze e le forze di opposizione. Anche il Movimento 5stelle comunque ha chiesto chiarimenti. Che cosa succede in Europa?

 Matteo Salvini e Giorgia Meloni da qualche giorno hanno richiamato l'attenzione sul fondo salva Stati. Così com'è non fa gli interessi del nostro Paese. All'opposizione si è aggiunto un partito di governo, il movimento 5Stelle, che vuole vederci più chiaro.

Desta preoccupazione la possibilità che i soldi pubblici vengano usati per salvare le banche tedesche. Ci si chiede se - con le regole attuali - l'Italia potrebbe usufruirne in caso di bisogno. L'Italia ha contribuito con quattordici miliardi al fondo salva Stati.

Ma che cosa è il fondo salva Stati? Fa parte della politica monetaria europea.

La politica monetaria comune si regge su alcune istituzioni che si sono sviluppate gradualmente. La Banca Centrale Europea, che ha sede a Francoforte e che ha come obiettivo principale quello di mantenere un basso tasso di inflazione. Ha anche il compito di vigilanza sulle banche.

Dopo gli anni della crisi, 2007/2008 è stato istituito un nuovo organismo: il FESF, un fondo salva Stati. Questo organismo nel 2011 si è trasformato nell'EMS attuale, quello che in Italia chiamiamo MES. Si basa su un trattato costitutivo che è stato approvato e ratificato dai Paesi che ne fanno parte, tutti i Paesi dell'area Euro. Si tratta di un fondo istituito con soldi pubblici. Ha a sua disposizione circa ottanta miliardi di euro versati dagli Stati.

Per intenderci si tratta dell'organismo che è intervenuto in Grecia con dei prestiti, ma anche dettando le linee di politica economica da seguire. Con i prestiti elargiti la Grecia è stata in grado di pagare i debiti contratti con banche - che detenevano parte del debito pubblico greco. Molte di queste erano francesi e tedesche. Per questo motivo molti ritengono che il fondo salva Stati ha aiutato le banche franco tedesche. Ma ha aiutato anche la Grecia dal fallimento.

Accanto a questo esiste una meno conosciuta agenzia europea per l'esercizio delle funzioni di risoluzione, con l'obiettivo di assicurare la gestione ordinata delle crisi delle banche, anche con l'uso di un fondo finanziato dai contributi del settore bancario. Si tratta del Fondo di Risoluzione Unico gestito dal Comitato di Risoluzione Unico. Questa agenzia è stata istituita nel 2014 e - lo ribadiamo -si avvale di un fondo istituito senza soldi pubblici.

Da più di un anno si è aperto un dibattito all'interno delle Istituzioni europee per una modiifica del trattato del MES, il fondo salva Stati.

Come riportato nel sito dell'EMS, quasi interamente in inglese, le modifiche potrebbero portare EMS a svolgere anche il compito dell'agenzia che si occupa delle banche. Naturalmente con denaro pubblico.

In questo momento due grandi colossi bancari tedeschi sono in crisi per svariati motivi: la Deutsche Bank e la Commerzal Bank.

Si teme che i soldi pubblici possano essere usati per salvare le banche tedesche.

A questo va aggiunto che gli Stati che possono far ricorso al fondo sono quelli in regola con i paramatri stabiliti dall'Unione monetaria. L'Italia è ben lontana dall'essere in regola. Quindi pur contribuendo non può usufruirne.

A decidere è un comitato tecnico. Se le decisioni fossero prese da un organismo politico per molti sarebbe meglio.

Al tempo stesso bisogna ricordare il contesto generele in cui ci si muove. Quello dell'Unione.

L'Unione Europea si basa sulla libera circolazione di persone, merci, capitali e servizi. A questo aspetto - che è stato costruito negli anni - si sono aggiunte le politiche dell'Unione Europea, volte a integrare i paesi che ne fanno parte. La politica per l'agricoltura, per l'ambiente, per la salute, il commercio, ecc. La politica estera comune è poco efficace, ma costosa. La politica di difesa comune per il momento è ancora lontana. C'è la Nato.

Una notevole integrazione è stata raggiunta per quanto riguarda la politica monetaria garzie alla moneta comune, l'euro, cui al momento hanno aderito diciannove Stati. In altre parole non bisogna dimenticare la mission di procedere verso una maggiore integrazione.

All'interno dell'Unione l'Italia è fra i paesi fondatori. E' anche il terzo paese per quanto riguarda il peso economico. Nell'organismo salva Stati ha di fatto una sorta di potere di veto. In altre parole è già forte abbastanza.

Attilio Runello

Foto di MichaelM da Pixabay 

 


Leggi l'articolo completo e i commenti