Il flop dei referendum radicali

par Fabio Della Pergola
venerdì 4 ottobre 2013

“Gli elettori non potranno votare per abolire il finanziamento pubblico dei partiti e la truffa dell’otto per mille, scegliere il divorzio breve, superare le leggi criminogene su immigrazione e droghe, perché su questi referendum non abbiamo raggiunto la soglia minima prevista dalla legge”.

Questo è lo scarno comunicato con cui i Radicali hanno resi noti i risultati della loro raccolta di firme per la promozione di 12 referendum abrogativi.

Sono state raccolte le 500mila firme necessarie solo sui referendum per la “giustizia giusta” vale a dire quelli che - per motivi che tuttora sono e restano incomprensibili - hanno trovato l’adesione e la firma di Silvio Berlusconi e dei suoi vari berluscones e berlusconettes convinti di poterle sfruttare ai loro fini.

I referendum che riguardavano invece i temi sociali come quelli elencati nel comunicato, non hanno raggiunto il numero di firme necessario. Chi bisogna ringraziare?

Nell’ordine (probabilmente) la scarsa simpatia politica riscossa dai radicali in questa fase calante della parabola pannelliana e l'ignobile menefreghismo (non esente di specifico astio antiradicale) di tutta o quasi la sinistra vecchia e nuova. Compreso quel Movimento 5 stelle che di sinistra non è (almeno nei suoi due massimi esponenti).

Nello specifico bisogna ringraziare una sinistra "democratica" da tempo ormai immemorabile impegnata solo a guardarsi l’ombelico (o i numerosi ombelichi che ha nel suo corpaccione tanto grasso quanto privo di tono) ed eventualmente a farsi guardare nell'ombelico da uno dei numerosi papi (con la minuscola o la maiuscola a parer vostro) presenti sulla scena.

Poi una sinistra radicale da tempo ormai impegnata a guardare l’ombelico suo, quello dei grillini, quello di Ingroia e a sbirciare saltuariamente anche nell’ombelico della sinistra "democratica", ma tutto ciò in rigoroso silenzio monacale (salvo qualche improvvisa e barocca narrazione).

Poi il movimento dei grillini da tempi recenti, ma non recentissimi, impegnati a rimirarsi allo specchio e a trovarsi così belli, così belli e "giusti", così belli, giusti e così "cool”; mentre tutti gli altri sono così brutti, sbagliati e così "nerd”. E poi a rompere lo specchio di chi si era rimirato anche lui nel suo, ma aveva ceduto alla tentazione di gettare un’occhiata in tralice - non sia mai - anche fuori dalla finestra del castello incantato in cui vivono.

Poi bisogna ringraziare l’intero panorama del giornalismo italiano impegnato da sempre a guardare nel buco della serratura delle stanze dei bottoni, nelle stanze credute stanze dei bottoni, nelle stanze notoriamente prive di bottoni - ma hai visto mai - e nel buco dei bottoni paradossalmente creduti stanze.

Vanno ringraziati infine quel tot di individui che qualunque cosa facciano i radicali, fosse anche lavarsi i denti e pettinarsi prima di uscire, qualunque cosa dica Pannella o affermi la Bonino, sentono sgorgare da sé, in sé, il più immotivato e belluino moto di repulsione onnicomprensivo che si trasforma in conati di berci rissosi, volgari, ottusi, fanatici, fascisti e soprattutto - soprattutto - stalinisti. La sola parola “radicali” fa sgorgare in questi individui patologicamente allergizzati quanto di peggio la storia ha sedimentato nel loro io più profondo.

Insomma vanno ringraziati tutti quelli che “non senza interno travaglio”, per diritto o per rovescio, continuano a difendere lo stato di cose presente (fosse anche l’opposizione allo stato di cose presente, ma condotta con metodologie inerenti anch'esse allo stato di cose presente; non so se mi sono spiegato).

Grazie a questa vasta platea, l’abolizione del finanziamento ai partiti non potrà essere (ri)votato dagli italiani; e non potranno (nemmeno potenzialmente) essere abolite due leggi da regime in orbace come la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini che portano la firma di tre dei più reazionari figuri prodotti dall’infame fase politica degli ultimi anni; leggi che costringono alla galera miriadi di ragazzotti implicati nel giro di qualche spinello e clandestini in cerca di condizioni di vita semplicemente più umane.

Ieri abbiamo visto una strage di proporzioni enormi vicino alle spiagge di Lampedusa e "anche l'Onu considera l'ecatombe di Lampedusa «figlia di politiche repressive». L'immigrazione clandestina non è un crimine contro le persone o contro i beni, né una minaccia per la sicurezza», sottolinea il relatore speciale dell'Onu sulla protezione dei migranti, François Crépeau" scrive l'Unità.

Che non ha mai mosso un dito per favorire in qualunque modo l'abolizione di quelle stesse "leggi repressive".

Non potranno essere abolite norme che costringono i divorziati ad attese di anni per potersi rifare una vita e non potrà essere tolta di mezzo quella scandalosa truffa per la quale chi - come fa la stragrande maggioranza degli italiani in ben altre faccende affacendati - non ha firmato per devolvere l’otto per mille alla Chiesa Cattolica devolverà comunque i tre quarti del suo otto per mille alla Chiesa Cattolica. Alla faccia di Bergoglio e alla sua Chiesa "povera" ad imitatio del poverello di Assisi.

A tutti questi - alla sinistra più incapace, inetta, autoreferenziale, ipocrita e genuflessa mai vista prima ed ai suoi reggicoda pennivendoli, blogghisti e cinguettatori - va il ringraziamento di chi continuerà a subire e soffrire per le leggi e le norme liberticide, fasciste e papiste di questo Stato. Avessero almeno proposto qualcosa di alternativo ai referendum radicali, si potrebbe capire; ma quello che hanno proposto ad oggi è il nulla assoluto. Un nulla quasi mistico.

Vi stanno sugli zibidei i radicali? Benissimo, firmate per i referendum che riguarda la vita civile di questo paese e poi dite pure ai radicali quello che pensate di loro. Libertà assoluta; ma prima vengono gli interessi della collettività.

Naturalmente la colpa del mancato raggiungimento delle firme necessarie può essere anche - come detto in premessa - dei radicali stessi, per gli ormai stucchevoli "scioperi della fame" di Pannella, per una presenza politica indebolita e sfibrata dalle uscite spesso incomprensibili (vi ricordate del “taxi” di Storace?) in cui affogano i mille e mille meriti dei militanti così lontani da ogni tornaconto personale che fa rabbia vedere come vengono trattati in particolare dai lanzichenecchi del PD tipo Rosy Bindi o come Zingaretti a seguito del caso dei fondi ai partiti lievitati come pagnotte alla Regione Lazio, o ancora dai catto-democratici corsi a inginocchiarsi alle assise di Todi.

Ma la colpa è anche di uno strumento come quello referendario altrettanto indebolito e sfibrato, evidentemente a causa di un suo uso improprio o fallimentare (come quello del finanziamento pubblico ai partiti che fu proposto, lanciato, votato, vinto e poi platealmente aggirato nel silenzio complice dei maggiorenti di ogni partito).

La democrazia diretta - che si pratica con i referendum abrogativi (in attesa che ci si metta al pari dei tempi legittimando anche quelli propositivi) - sembra essere stata surclassata dalla farsa della democrazia diretta; quella in cui uno vale uno e tutti decidono via web, salvo scoprire che non era vero un emerito piffero.

In ogni caso, per quanto detto sopra, a tutti quelli che hanno remato contro i referendum in questa interminabile fase politica devastata da una fatuità mai vista prima da parte della peggiore classe politica - vecchia e nuova - della storia repubblicana, io auguro che almeno il cappuccino je vada de traverso.

Detta proprio di cuore e con la speranza che si avveri.


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