Il denaro non esiste. Evviva il denaro!

par Emilia Urso Anfuso
sabato 17 ottobre 2009

Vi siete mai chiesti da cosa derivi il termine “Capitale” usato in Economia? Proviene da “capi” riferiti ai capi di bestiame che anticamente venivano utilizzati per lo scambio di beni, ancor prima che qualcuno pensasse bene di creare la moneta.
 
In pratica, i capi di bestiame rappresentavano la “moneta” di scambio per ottenere altri generi di necessità. Sono occorsi circa duemila anni da allora, prima che il concetto di baratto si sviluppasse nel criterio di scambio fra valore del prodotto acquisito e controvalore in materiali preziosi quali l’oro, l’argento ed il rame.

Ai tempi, i capi di bestiame posseduti, assicuravano l’approvvigionamento di altri generi alimentari, ma anche di stoffe, pelli, armamenti e persino mogli (pratica ancor oggi in uso in alcuni Paesi del mondo Arabo)
 
Si passò quindi a generare e quindi coniare delle vere monete il cui titolo di valore era dato esattamente dal corrispettivo in oro argento e rame dato per crearle. In definitiva, se si era in possesso di questi metalli nobili e semi nobili, si poteva richiedere di trasformarli in valuta di scambio.
 
Erano i tempi in cui, il controvalore del denaro era accertato coerentemente con il controvalore in metalli preziosi.
 
Facendo un enorme passo in avanti nella Storia dell’Umanità e nelle immense evoluzioni che sono periodicamente avvenute nel corso della Storia, è bene riflettere su ciò che oggi è l’attuale situazione per ciò che concerne il senso del denaro nella società attuale.
 
La Banca Centrale è il centro in cui vengono stampate le banconote. Mentre la Zecca dello Stato conia le monetine. Quando si parla di “Signoraggio” si intende semplicemente che, il costo reale per la produzione – ad esempio – di una moneta da 50 cent di euro è pari a 10 cent di euro. La differenza data dal costo base al valore finale una volta immesse le monete sul mercato economico è ciò che l’Ente produttivo guadagna per il conio. In pratica, “paghiamo” la produzione delle monete e banconote che vengono prodotte ed immesse sul territorio nazionale.
 
Ma andiamo a scandagliare su ciò che è reale e ciò che è ormai un sistema totalmente effimero legato proprio alla presenza o meno di denaro nel circuito nazionale ed internazionale.
 
Oggi sono rari i pagamenti in denaro contante in special modo quando si effettuano pagamenti di un certo importo. Persino molte spese correnti, quali bollette della luce, del gas, del telefono, tasse ed imposte, affitti di locali e compere di articoli vari, vengono effettuati in via telematica o attraverso le carte elettroniche di pagamento – Bancomat e carte di credito – o attraverso “ordini di pagamento” quali ad esempio i bonifici bancari ove non accade altro se non uno spostamento assolutamente virtuale di somme che dal nostro conto coerente passano al conto corrente della persona o dell’Ente creditore.
 
In questi passaggi appena descritti infatti, di denaro contante non vi è nemmeno l’ombra.
 
C’è anzi da considerare che, la moneta circolante in una nazione, è di gran lunga inferiore ai metodi di pagamento virtuali sopra descritti. La qual cosa significa che in effetti, non c’è più nulla che garantisce il controvalore del denaro che viene versato sui conti correnti e nemmeno sui pagamenti che vengono effettuati.
 
Virtuale contro virtuale. Lo stesso Stato in pratica, percepisce pagamenti “virtuali” dalla cittadinanza ogni qual volta vengono operati pagamenti di Imposte in forma elettronica.
 
Occorre pensare ad una cosa, per comprendere bene l’enormità di questa situazione: se in un sol giorno, tutti i cittadini italiani o di altre nazioni, si recassero presso la propria Banca richiedendo il saldo del proprio conto corrente in denaro, realisticamente si darebbe un contraccolpo fortissimo a tutto il Sistema economico che in breve tempo, dovrebbe provvedere a stampare e coniare tanto denaro da coprire tutte le richieste.
 
In effetti poi, c’è anche un’altra riflessione da fare. Il valore del denaro, da quando non ha un controvalore in metalli nobili acquisisce valore nel momento stesso in cui le Comunità ne determinano l’accettazione. Se all’atto di ricevere un pagamento richiedessimo dell’oro o dell’argento, il valore totalmente fittizio del denaro crollerebbe e nessuno più potrebbe richiederne il versamento a fronte di acquisti di beni e servizi.
 
E’ bene quindi, riflettere attentamente su un concetto che, oltre ad aver perso totalmente contenuti ne ha persi anche in senso puramente materiale.
 
Eppure, il Mondo intero diatriba sulla mancanza di questi “pegni di pagamento” siano essi di carta o metallo che ormai sono solo una condizione mentale piuttosto che una garanzia di proprietà di qualcosa.
 
Avere molto o poco denaro. Ha importanza nel momento in cui coerentemente lo stesso denaro non ha un controvalore reale? Ed è praticabile l’ipotesi che una nazione possa crollare sotto il peso di una economia totalmente fittizia?
 
La risposta risiede in un’altra ipotesi: tutto ciò accadrebbe nell’esatto momento in cui più nessuno accettasse ed utilizzasse le “monete elettroniche” richiedendo sempre il controvalore delle transazioni economiche in monete o banconote, Per poi compiere un passo successivo: richiedere che ad ogni banconota e moneta, corrisponda un ulteriore controvalore.
 
In pratica, tornare indietro sui passi – spesso incerti e contraddittori – dell’evoluzione della Società Civile, ove spesso albergano coerenza e logica ormai perdute.
 

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