Il default italiano nel 2016?

par Andrea Sironi
sabato 24 settembre 2011

L’Italia si trova al settimo posto dell’ipotetica classifica dei Paesi a rischio di fallimento nei prossimi cinque anni.

La classifica è stata stilata da Cma Datavision insieme a Markit, la più importante società di monitoraggio dei mercati extraborsistici.

Prima del nostro Paese, troviamo la Grecia con il 93% di probabilità, il Portogallo con un 62,98%, il Venezuela con un 56,33%, l’Irlanda con un 52,51%, il Pakistan con un 47,73% e l’Argentina con un 44,92%. Lo studio prende in considerazione i “Cds”, ovvero i “Credit default swaps”, dei contratti assicurativi, con i quali gli investitori si assicurano in caso di default per ottenere il capitale investito, una sorta di garanzia proporzionale al rischio.

Per quanto riguarda l’Italia, i “Cds” hanno superato il valore di 500 punti base, ciò significa che assicurare il credito di un milione di euro, le costa ben cinquantamila euro. Valore questo – secondo i mercati – che attesta al 34,94% le probabilità di un suo fallimento entro il 2016. I punti base riferibili agli altri Paesi sono: 4810,90 per la Grecia, 1279 per il Portogallo, 1173,50 per il Venezuela, 954,41 per l’Irlanda, 942,6 per il Pakistan e 833,40 per l’Argentina.

L’elaborazione è ovviamente ipotetica, fra il nostro Paese e la Grecia, data ormai per fallita, esiste ancora un ampio margine, anche perché i “Cds” sono strumenti soggetti a speculazioni che ne aumentano i prezzi.

La Norvegia ad esempio, la cui probabilità di default entro il 2016 – prendendo in considerazione i punti base dei “Cds” – è pari al 4%, non rispecchia la realtà, non avendo la Norvegia nessuna probabilità di fallimento. La percentuale superiore è data dalla negoziazione che ha portato i rendimenti marginali degli stessi ad un valore pari a quello italiano.

Nonostante questo però, la posizione italiana è preoccupante. L’instabilità politica, la sua volgarità e la sua più totale inadeguatezza a gestire una situazione tanto critica, non permettono di concretizzare un percorso virtuoso, capace di stabilire quel particolare nesso fra scelte e rilancio della crescita.

Hanno distrutto il welfare, hanno annientato quell’asse fondamentale per la crescita, dimostrando ancora una volta di voler spaccare la società italiana, privarla dai più elementari diritti, negandole il futuro. La manovra economica varata dal Governo contiene molte criticità, salvaguarda i potentati finanziari, addossa alle fasce più deboli un improbabile risanamento.

E’ ora che tutti se ne vadano, serve un cambio di passo forte e serio, che guardi al centro dei tanti problemi che affliggono l’Italia.

Semplicemente il ritorno della politica, dispersa in questa lunga notte che ha fatto svanire passioni e sensibilità.

Solo così potrà risorgere il sole in questo triste Paese.


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