Il declino troppo lento di Santa romana chiesa

par michele lupo
mercoledì 21 dicembre 2011

Ci ha provato ancora pochi giorni fa, il cardinale Bagnasco, a negare che la chiesa non paga l’Ici. Ovviamente siamo alle solite, lui lo ha detto davanti ad un po’ di microfoni, i tg l'hanno fatto vedere, ma nessuno dei giornalisti presenti, o di quelli che in studio hanno dato la notiza hanno provato a verificare, eventualmente smentire – come piace loro dire e mai fare, “incalzare” l’interlocutore. 

 

A casa ascoltano, forse se la bevono. Un’opinione o una menzogna smettono di essere un’opinione o una menzogna e diventano una notizia, un fatto: per di più legittimato dalla retorica del punto di vista, dalla farsa delle Democrazia. Dopo il geologo di sinistra, adesso sentiamo il geologo di destra.

In Italia funziona così da tempo, ce lo ricorda Stefano Livadiotti nell’inchiesta sul VaticanoI senza Dio (Bompiani); e Berlusconi potrebbe anche prendere un aereo per le Antille solo andata in questo momento: ci vorrebbe almeno un’altra generazione, se si ricominciasse a ridare voce non a chissà quale empito rivoluzionario, ma al buon senso – al caro “buon gusto borghese” di una volta.

Non che nel resto d’Europa i tempi sembrino granché più dignitosi ma almeno le cosiddette autorità di Bruxelles fra le altre cose tengono nel mirino proprio le oscene falistà del Vaticano e le ancor più demoralizzanti concessioni che la politica italiana ha pensato di elargirgli nell’ultimo ventennio (a sinistra, va da sé, prima che dalle parti di Arcore).

C’è il famigerato decreto Prodi-Bersani nel quale all’articolo 39, comma 2-bis si sanciva l’esenzione per gli immobili della Chiesa destinati ad attività “non esclusivamente commerciali”. Un avverbio è una bomba: può rovinare la prosa, può rovinare la vita. Come scrive l’autore “Con il mostriciattolo partorito da Prodi, infatti, qualunque gestore di ostello sia in grado di ricavare una cappella da uno sgabuzzino in disuso può sostenere di non limitarsi a offrire ai suoi clienti un semplice ricovero per la notte”.

D’accordo, sarà impossibile calcolare l’ammontare delle proprietà della Chiesa nel territorio italiano, ma il lavoro scrupoloso di Livadiotti ricostruisce la rete di privilegi della stessa ben al di là del patrimonio immobiliare. Utile alla moltitudine di “non vedo non sento non parlo”. E anche a quelli che ignorano l’articolo 149 del Testo unico delle imposte sui redditi che concede agli enti ecclesiastici la qualifica e la scappatoia fiscale di “enti non commerciali”, prescindendo dalla loro attività reale;

o il fatto che godano dello sconto del 50 per cento sull’Ires (l’imposta sul reddito delle società) perché "enti che operano nella sanità e nell’istruzione". Poi Bagnasco si lamenta dell’evasione fiscale, forse perché i soldi che gli dà lo stato italiano non gli bastano. Hanno quella faccia lì, proprio: Livadiotti ricorda l’”Economist” che la scorsa estate notava come il Vaticano in un certo senso fosse l’Italia, proprio quella di Berlusconi: atteggiarsi a vittima prima di tutto.

Difendersi dalle accuse (in questo caso, la faccenda clerico-planetaria della pedofilia) per attaccare preventivamente. Lo Stato, sarà bene ricordarlo, con il Pil individuale più alto del mondo – bene ricordare molte cose, come fa Livadiotti, ché, tanto per avere un’idea, la Lorenza Lei direttore della rai, in ottimi rapporti sia con Bertone che con Bagnasco (li danno in guerra fra loro, così un “terzo neutrale”, il sedicente “servizio pubblico”, per non sbagliare accontenta doviziosamente entrambi) la Lei insomma della rai fu responsabile del Giubileo 2000.

E irresponsabilmente silente per esempio dinanzi alla processione napoletana del settembre scorso, con il boss Angelo Cuccaro accanto al prete a bordo di una Excalibur decappottabile. Casta fra le caste, per un laico la più insopportabile, la più intollerabile, la più vischiosa. Lo diceva con parole chiare e forti l’ottimo Machiavelli mezzo millennio fa: niente ha contribuito a non fare l’Italia come la Chiesa cattolica. In declino, certo, ma troppo lento.

 


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