Il declino di Confindustria

par Strangelove
venerdì 18 marzo 2011

Confindustria continua a perdere credibilità nei confronti della pubblica opinione.

Anni fa l'associazione degli industriali era molto più rispettata e temuta di quanto sia oggi. Nel ceto medio in particolare era abbastanza diffusa l'idea che ciò che fosse bene per il mondo industriale fosse anche bene per la società in generale.

Le cose sono cambiate per diversi motivi. Un primo motivo è che la Confindustria è essenzialmente un'associazione che rappresenta degli interessi del tutto particolari: quelli degli imprenditori più forti e influenti. Il fatto che questi interessi non coincidano con quelli della società è stato spesso evidente in modo grottesco. Un secondo motivo è la discesa sfrontata nell'arena politica una volta a favore di una parte politica, una volta a favore dell'altra, scegliendo in genere quella che promette maggiore disponibilità verso le richieste di un mondo imprenditoriale sempre più a caccia di sussidi e di rendite di posizione. E' chiaro che quest'opportunismo ipocrita non è certo il modo migliore per creare una favorevole impressione nell'opinione pubblica. Un altro motivo sono i comportamenti personali dei suoi rappresentanti: comportamenti che spesso sono al limite del lecito ma che sicuramente denotano ipocrisia e scarsa eticità.

Così oggi succede che la Confindustria venga considerata sia a destra che a sinistra in modo alquanto negativo. Anzi, probabilmente è proprio quel ceto medio che una volta mostrava maggiore fiducia verso questa associazione di imprenditori ad esserne ora maggiormente schifato.

A sottolineare questo declino c'è la crisi profonda del quotidiano degli industriali il Sole24Ore: una crisi diffusionale che ha portato nei bilanci della società editoriale un rosso profondo. Non è difficile prevedere che ancora poche gestioni e il Sole24Ore dovrà fare fallimento. Visto il disastro gestionale si è scelto di sostituire il direttore Gianni Riotta con Roberto Napoletano, attuale direttore del Messaggero (del gruppo Caltagirone).

Ma il problema non si risolve certo cambiando il povero insignificante Riotta. Il problema ha ben altra origine: un quotidiano che è espressione degli interessi di casta di un gruppo di baroni confindustriali non può riscuotere grande favore soprattutto se si rivolge ad un pubblico di lettori smaliziati e di buon livello culturale.

Il target del Sole24Ore è un pubblico che si interessa di economia e finanza. Se il quotidiano diventa un foglio della propaganda confindustriale e sindacale, il minimo che ci si può attendere da un lettore è un moto di disgusto.

Quindi se gli editoriali del Sole24Ore diventano inni ad alzare le tasse per i cittadini italiani al fine di abbassare le tasse per il sistema di quel ristretto circolo imprenditoriale, che cosa deve pensare un lettore appartenente al ceto medio italiano? La reazione è di puro disgusto, se non di rabbia. E allora il conseguente calo diffusionale non sorprende per nulla.

La Marcegaglia poteva tenere il Riotta. Il nuovo direttore Napoletano francamente non risolverà nulla. Anzi considerando il tono e l'andazzo del Messaggero, possiamo star certi che la crisi del Sole24Ore continuerà.

Infine c'è la rottura profonda col centro destra maturata in questi mesi, ma latente da anni. Alla prima assemblea di Unindustria nessun rappresentante del governo era presente a parte un Gianni Letta che fa un discorso durissimo e sferzante nei confronti di questo club baronale capeggiato dalla Marcegaglia.

In realtà Confindustria ha sempre mostrato di preferire il Pd o l'UDC di Casini. D'altra parte D'Alema stesso non ha mai avuto nessun problema a vantarsi pubblicamente del fatto che i "democratici" sono sempre stati generosi verso le tasche dei magnati dell'imprenditoria. E Casini nelle sue proposte sembra lo zerbino degli interessi forti ancora più di quanto non lo sia D'Alema. Il fatto che il nuovo direttore del Sole24Ore venga dal gruppo Caltagirone non è un caso. La Marcegaglia spera nell'opzione centrista per poter continuare a far pagare il conto a lavoratori e semplici cittadini, indipendentemente dal colore del governo. E Casini è ben felice nel contendere a D'Alema il ruolo di lobbista.


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