Il "decadibile" e la ghigliottina di Ockham
par Franco Giordano
giovedì 31 ottobre 2013
Immagino un dotto quanto improbabile quesito posto a Berlusconi: “Cavaliere, conosce la Novacula Occami?” Io sono sicuro che il nostro eroe risponderebbe in questo modo: "Cribbio questa Novacula mi manca! Dal nome sarà una dell’est, me la mandi sabato in villa e se è brava le faccio fare la velina!”
Tradotto in talleri il “rasoio di Ockham” lo si può sintetizzare in questo modo: “A parità di fattori, tra le varie soluzioni possibili è da preferire quella più semplice.” A cavallo tra il XIII e XIV secolo il mondo non era così semplice, spopolava la reinassance aristotelica attraverso il tomismo e i mondi spuntavano come funghi; per non parlare del “terzo uomo”, refuso non ben inquadrato del Parmenide di Platone, che a furia di ri-prodursi aveva occupato come un’infinita falange teorica tutti i cieli. Urgeva un taglio, una semplificazione, altrimenti neanche l’universo sarebbe bastato, e il francescano non se lo fece ripetere due volte: “Signori, è inutile teorizzare ente su ente, mondo che produce mondo, non moltiplichiamo i problemi se non è necessario, altrimenti qui non ne usciamo più! Quindi atteniamoci ai fatti, a quello che possiamo esperire e oggettivamente valutare". Da buon inglese, il pratico Ockham spiana la strada a Bacone e a Galileo per il metodo scientifico.
Nelle nostre istituzioni però questo non accade! Noi abbiamo dei teorici puri: Nitto Palma, Quagliariello, Brunetta, Alfano, tutti pensatori di “acclarata e autorevole” estrazione metafisica, intellettuali veri che non si stancano di aggrapparsi con le unghie e con i denti a qualsiasi sottigliezza per salvare il loro “primo motore a tre pistoni immobile”, la causa “decadente” prima e sola del loro essere, Silvio Berlusconi!
Proprio l'altro giorno la corte d’appello di Milano rende nota la sentenza per il ricalcolo della pena accessoria a due anni di interdizione per il cavaliere. Detto in talleri: vista la sentenza in Cassazione, è assodato che negli anni '80 Berlusconi era al vertice di un sistema di società satellite che frodavano il fisco, non solo ne godeva ma ne era l’ideatore e il primo gaudente beneficiario. E come se non bastasse la corte suprema ha sottolineato che il “condannato in Cassazione” ha approfittato delle sue cariche istituzionali per radicare e amplificare questo sistema criminoso, in parte condonato ma non del tutto (anzi, Berlusconi non ha ancora reso ufficialmente noto alle autorità come e quando “risarcire il fisco”, quindi si sbrigasse).
Alla luce di tutto questo – sottolinea la Corte di Appello di Milano – la pena accessoria si rende necessaria e l’interdizione dai pubblici uffici a due anni è commisurata al reato accertato, e per questo rappresenta già una inevitabile “decadenza” di Berlusconi dalla carica di Senatore, a prescindere dal fatto che la legge Severino sia retroattiva o meno. Insomma, i metafisici devono farsene una ragione, Berlusconi è colpevole e per due anni deve stare lontano dai pubblici uffici, quindi cavillare sulla legittimità della Severino è una fatica inutile e poco c’entra con l’inflizione della pena per il caso Mediaset. Nitto Palma – ex magistrato – interpreta la pubblicazione della sentenza di appello a modo suo ed esclama: “Il Tribunale di Milano ci dà ragione, la Severino sul caso non è applicabile", chiudiamo la baracca per decidere la decadenza e mojito e vodkatini per tutti! Consiglierei all’ex giudice di leggere bene quelle dieci pagine prima di esporre la sua personalissima “esegesi” sulla Gazzetta Ufficiale, “così… giusto per ricordarlo”.
Ma i nostri empirei non si arrendono, hanno lana caprina a tonnellate da setacciare e si accapigliano come comari per il voto palese/segreto nel decidere la decadenza del condannato. Grillo - tra un’invocazione all’impeachment per Napolitano e uno smadonammento - grida allo scandalo nel caso in cui si dovesse andare al voto segreto come è previsto dal regolamento; Schifani, au contraire, si attacca come una cozza alla tradizione per scoraggiare inutili “modernizzazioni compromettenti”. È facile intuire che il voto sarà segreto col timore che alla conta potremo aspettarci di tutto, casomai un Silvio ancora in carica e risarcito con una meritatissima vicepresidenza onoraria al Senato.
A pensarci bene appellarsi al rasoio di Ockham è un tantinello esagerato, non gettiamo le perle ai porci! Se nel nostro parlamento ci fossero state tutte persone coerenti e per bene avrebbero potuto votare in qualsiasi modo, anche nel segreto dei wc del Senato indicando la loro preferenza sulla carta igienica, ma purtroppo non è così; ahinoi ci troviamo davanti al bizantinismo più bieco, ai voltagabbana più accaniti, all’acme dello “scilipotismo” selvaggio e cronico, e non sappiamo cosa aspettarci dai giochi di palazzo dettati dal mefitico morbo del compromesso che aleggia da tempo immemore da quelle parti. Noi non abbiamo politici ma untori!