Il crac della sussidiarietà
par UAAR - A ragion veduta
sabato 15 marzo 2014
Diventato un cardine della dottrina cattolica nell’ultimo secolo, dal 2001 il principio di sussidiarietà è entrato anche a far parte della nostra Costituzione. Dando vita a un autentico assalto alla diligenza. Dopo cinque anni di pesante crisi economica, però, la disponibilità di risorse pubbliche va ormai quasi esaurendosi, e i nodi cominciano ad arrivare al pettine. La diligenza è stata depredata troppe volte ed è improbabile che possa ancora fruttare qualche bottino ragguardevole. Chi campava (e bene) di sussidiarietà rischia di fare fallimento.
A cominciare dalla sanità in convenzione. Secondo Repubblica, la sanità in convenzione nel Lazio è ormai sull’orlo del crac. Anche perché oltre 250 milioni di crediti, una cifra enorme, sono stati cancellati dopo i controlli della Regione “su appropriatezza e congruità delle prestazioni”. A rischio è in particolare la sanità religiosa, e in particolare l’ospedale Fatebenefratelli, nome popolare del nosocomio dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio: il piano di salvataggio è il solito, tagli ed esuberi, “lacrime e sangue”. Anche i tanti scandali che hanno coinvolto la sanità privata religiosa romana, dall’Idi fino all’Israelitico, non aiutano certo a uscire dal tunnel. Pongono semmai ulteriori domande sull’aprioristico entusiasmo e l’assenza di critiche nei confronti della sussidiarietà.
Non diversamente va nel comparto scolastico. Le scuole cattoliche del Friuli – Venezia Giulia hanno recentemente lanciato l’allarme: senza contributi, “pericolo chiusura”. Anche in questo caso, non abbiamo mai capito quale sarebbe il vantaggio nel finanziare le scuole private, in particolare quelle religiose. Si suol dire che “così fan tutti”, in Europa. Ma le notizie che giungono dalla Gran Bretagna, dove il favore governativo per le faith schools non ha eguali, sono semplicemente terrificanti: scuole-ghetto dove i genitori fanno crescere i propri figli in una cultura identitarista che ripudia la convivenza con chi non la pensa allo stesso modo.
Non sta scritto in nessun cielo, e non è dimostrato da alcuno studio che “meno Stato, più fede” significhi anche più efficienza. Frequentemente, anzi, significa minori diritti e condizioni di lavoro peggiori per chi vi lavora. I fatti riportati mostrano con chiarezza che tali realtà campano soltanto grazie ai contributi statali, e il sistema funziona soltanto perché e fintantoché c’è una vacca pubblica da mungere.
Il modello è Comunione e Liberazione, che dopo aver spolpato la Lombardia è ora presente in massa nei governi delle larghe intese, nonostante Formigoni & compagnia ciellante siano sotto processo proprio per corruzione e scambi di favori con la sanità sussidiata. I risultati sono dunque quelli che si potevano facilmente prevedere e sono sotto gli occhi di tutti. Tranne di chi guarda esclusivamente al tornaconto della propria tribù.