Il cibo spazzatura rende stupidi, lo dice una ricerca
par Luca Marchesini
giovedì 25 settembre 2014
Ricordate il film-documentario Super Size Me? Il protagonista si sottoponeva volontariamente ad uno stretto regime alimentare comprendente unicamente CocaCola, patatine fritte e hamburger di MacDonald, tutto in versione super size. Dopo un mese di trattamento il pover uomo si ritrovava a sperimentare sintomi spiacevoli di varia natura, a partire da una generale spossatezza fisica e psicologica. La conclusione era piuttosto scontata: mangiare junk food tutti i giorni fa male.
I risultati non empirici forniti dal film vengono oggi riaffermati da una ricerca scientifica. Lo studio, condotto in Australia dalla dott.ssa Anett Nyaradi, dimostra che un'eccessiva assunzione di grassi e di zuccheri non si limita ad aumentare il girovita, ma agisce sul cervello rendendo le persone meno intelligenti. Il cibo spazzatura, se assunto dall'età dello sviluppo, determina effetti negativi sui tempi di reazione, l'attenzione visiva, le abilità mentali, l'apprendimento e la memoria.
La ricerca è stata condotta su un campione di 602 individui. Ogni partecipante, dell'età di 14 anni, ha compilato un questionario sulle proprie abitudini alimentari. A distanza di tre anni gli stessi ragazzi si sono sottoposti ad una batteria di test cognitivi, di sei tipi diversi.
Lo studio ha poi messo a confronto due gruppi, il primo composto da consumatori abituali di cibi a rischio ed il secondo da individui che seguono una dieta bilanciata, ricca di frutta e verdura. I risultati hanno evidenziato performance superiori per il secondo gruppo, dovute probabilmente ai micronutrienti presenti nel cibo ricco di vitamine. Le prestazioni cognitive non soddisfacenti dei membri del primo gruppo sarebbero invece legate, secondo la dott.ssa Nyaradi, a diversi fattori, tra cui l'eccessivo livello di acidi grassi omega-6, assunti attraverso gli alimenti fritti e la carne rossa. Il metabolismo è ben regolato se si determina un rapporto equilibrato tra gli omega-3 e gli omega6. All'intero della dieta grassa tipica del fast-food questa relazione è invece assolutamente sbilanciata, con un rapporto di 1 a 20 o 1 a 25 in favore degli omega-6.
La Nyardi ha spiegato che un assunzione elevata di grassi saturi e carboidrati semplici può essere collegata all'indebolimento delle funzioni dell'ippocampo, la struttura cerebrale maggiormente coinvolta nei processi di apprendimento e memorizzazione, le cui dimensioni aumentano durante gli anni dell'adolescenza.
“L'adolescenza rappresenta un momento critico per lo sviluppo del cervello. E' possibile che una dieta povera sia un fattore di rischio durante quel periodo. I dati che abbiamo raccolto in effetti avvalorano questa idea – ha dichiarato la dottoressa. Le nostre scoperte hanno importanti implicazioni per le future politiche di salute pubblica e per i programmi di prevenzione”.
In Italia possiamo contare su una tradizione culinaria più sana e sugli elementi nutritivi della dieta mediterranea, ma anche da noi il fenomeno dell'obesità infantile e adolescenziale è in rapida crescita, se è vero che il 26,9% dei ragazzi italiani tra i 6 e i 17 anni è in sovrappeso. Meglio quindi fare attenzione a cosa mangiamo.
Foto: reynermedia, Flickr