Il caso transenne della Chiesa di Sant’Antonio Nuovo di Trieste

par Marco Barone
sabato 19 aprile 2014

 
 
Collocate dal Comune di Trieste, su richiesta del parroco della Chiesa di Sant'Antonio Nuovo, continuano, come è giusto che sia, a far discutere le transenne antiquestua, antielemosina, che dovrebbero tutelare il decoro e l'immagine di una situazione a dir poco surreale. È incredibile che una chiesa, con la complicità del Comune, debba ricorrere alla transenne, tra l'altro orrende ma non meno orrenda è la loro funzione, per evitare che la gente possa sedersi lì per chiedere l'elemosina. Non sia mai una cosa del genere. Si deturpa l'immagine. Si violenta il decoro.
 
Certo.
Il tutto, in un Paese, quale l'Italia, dove se vieni condannato per aver evaso centinaia di milioni di euro, mica noccioline, vieni condannato a quattro ore settimanali di servizi sociali per un periodo di dieci mesi... questo invece è altamente decoroso per il sistema Italia. 
 
Ma rimanendo a Trieste, si parla di inviolabilità di quel luogo sacro. Certo. Concetto mutabile in base ai tempi storici. Per esempio nel novembre del 1953 venne "violato" dai cerini. La situazione paradossale è che mentre questa società, impermeata di apparenza, elogia la nudità e la semplicità del nuovo papa, la Chiesa tutela a volte solo la propria immagine, il proprio decoro ricorrendo a delle transenne.
 
Ma da chi deve tutelarsi?
Da chi allungando la mano chiede l'elemosina per ragioni varie; non sta a me giudicare e nessuno di noi deve essere un giudice di quanto esse siano vere o meno. Tuttavia al centro della città ciò non deve accadere. In periferia, invece, occhio non vede cuore non duole; neanche quello del decoro è un problema. Ma quale decoro in una città che vede a pochi minuti dal centro, area porto vecchio, un degrado allucinante? Ed è la prima cosa che osserverai non appena giungerai a Trieste con il treno!
 
Vi è anche chi ha scritto che la questua è vietata in tutti i paesi occidentali e che sarebbe consentita solo in Italia, riportando anche l'esempio della Grecia. Ovviamente ciò è falso. In Grecia, per esempio, a rendere difficile, prima di tutto, l'elemosina, sono stati i neonazisti di Albadorata che nel 2013 hanno preso a calci anche una bambina, non di nazionalità greca. In Austria, la Corte costituzionale dichiarava nulli i divieti totali di accattonaggio così pronunciandosi "L’incontro con altre persone (...) è inerente ai luoghi pubblici stessi. Un disturbo dell’ordine pubblico non può derivare (...) dalla sola presenza, in luoghi pubblici, di singole persone che cercano di ottenere aiuti finanziari senza dar prova di comportamenti qualificati, per esempio, come invadenti o aggressivi." 
 
In Italia era vietata fino al 1995, poi intervenne la Corte Costituzionale che abrogò il reato di accattonaggio stabilendo che la richiesta di elemosina è lecita purché sia "una legittima richiesta di umana solidarietà volta a far leva sul sentimento della carità che non intacca né l'ordine pubblico né la pubblica tranquillità". È vero invece che esistono delle regolamentazioni specifiche in materia, in diversi Paesi e città, che vietano la mendicità aggressiva, molesta o petulante ma non vietano in via generale la questua.
 
Non è questione di guerra tra poveri, non è questione di guerra tra disgraziati e disgrazie. È una questione di tolleranza. D'altronde è facile sparare a zero verso chi non può esercitare alcun diritto di difesa e che forse neanche è a conoscenza dei dibattiti che emergono in merito a tale questione. Nessuno vuole legittimare eventuali situazioni di sfruttamento o di illegalità, sia ben chiaro ciò.
 
D'altronde, se una città è costretta a ricorrere alle transenne e non alla via del dialogo e del confronto per evitare che le persone possano sedersi lì, per motivi diversi e non univoci, ciò significa che vi è un problema culturale enorme e spesso la via breve, quella dell'autoritarismo, è la più semplice da adottare.
 
Gli effetti che produce, però, sono sempre, o meglio spesso, contrari ed alimentano intolleranza verso chi pratica e legittima questa politica della transenna per la salvaguardia del presunto decoro, concetto tanto astratto da essere evidnetemente un alibi dietro al quale nascondere altre questioni e principi, sottili ma resistenti, finalizzati ad affermare la violenza dei muscoli per sopperire a quel vuoto culturale regnante, a quanto pare, anche a Trieste.

 

 
Marco Barone 

Leggi l'articolo completo e i commenti