Il caso Lusi e le verità scomode degli ex tesorieri

par Fabrizio Vinci
venerdì 22 giugno 2012

Si svolgerà domani l'interrogatorio di garanzia per Luigi Lusi. L'ex cassiere di Francesco Rutelli, parla dal carcere di Rebibbia, e fa sapere di essere pronto a rivelare tanti particolari inediti, se i pubblici ministeri lo vorranno; parole che risuonano quasi come una minaccia per i vertici dell'ex Margherita. Interviene sull'argomento anche Beppe Grillo che invita Lusi a dire "tutto" in fretta, prima di fare la fine di Sindona.

Il Senato della Repubblica ha concesso il nullaosta per l’arresto di Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita. A quanto pare Lusi si sarebbe appropriato di fondi destinati al partito di Francesco Rutelli; quest’ultimo si dichiarava parte lesa, evitando così di partecipare a un’imbarazzante votazione. Emergono tuttavia delle analogie con l’ex cassiere della Lega Nord, Belsito: entrambi sembrano ricoprire il ruolo di capro espiatorio, per tutte le irregolarità commesse dai loro partiti. Insomma è realistico credere che questi signori potessero alienare indisturbati ingenti capitali, senza che i rispettivi leader Bossi e Rutelli si accorgessero di nulla? Personalmente la ritengo un’ipotesi alquanto inverosimile.

Naturalmente questo non significa che gli ex tesorieri siano privi di responsabilità, tuttavia è semplicistico credere che siano unicamente loro ad aver preso decisioni in merito alle destinazioni dei fondi di partito. Un leader che non è in grado di vigilare, in maniera adeguata sui finanziamenti ricevuti dallo Stato al proprio partito, non si dovrebbe considerare tale. Ma se Lusi si trova già nel carcere di Rebibbia e Belsito sembra anch’egli incamminato verso una sorte simile, Rutelli e Bossi siedono ancora comodamente nelle poltrone del Parlamento italiano.

Di certo se esiste una parte lesa, in quest’aggrovigliamento di responsabilità, è il popolo italiano che scopre amaramente come i soldi delle proprie tasse fossero utilizzati per fini occulti. Direi che c’è né abbastanza da chiedere a gran voce, per l’ennesima volta, l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti, perché non è più accettabile assistere alla dilapidazione dei risparmi dei cittadini per mantenere una classe politica che appare sempre più incurante del baratro economico nel quale sta scivolando il nostro Paese.

Il paradosso è che questi signori poi si meravigliano se una buona percentuale di elettorato deciderà di affidarsi a un populista come Beppe Grillo. Se la politica italiana vuole recuperare un minimo di credibilità, dimostri nei fatti le possibili buone intenzioni future, altrimenti si assumano, fin d’ora, tutte le responsabilità delle conseguenze che potrebbero scaturire dalla deriva dell’antipolitica.


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