Il caso Catania. Un primo atto di Giustizia

par Kocis
lunedì 23 marzo 2009

La notizia, purtroppo per gli italiani, non ha avuto gran “fortuna”.
 
Infatti, se non sbaglio e faccio errori, stante quando percepito, l’importante nota giudiziaria emessa a seguito della precedente sentenza del Tribunale etneo complessivamente non è riuscita a superare lo stretto. Quello che si staglia tra Scilla e Cariddi.
 
La colpa è delle forti ventosità che caratterizzano il breve spazio di mare che separano le due sponde. Implacabile, da grande forza della natura….spazza via tutto. Anche le note informative trasmesse via etere.
 
La colpa è del ponte. Quello mancato. Se ci fosse stato, tutte le notizie potevano tranquillamente, velocemente e liberamente circolare...da Porto Palo – estremo lembo del sud della Sicilia - alle Dolomiti.
 
Lo sappiamo tutti, senza ponte…si circola solo in “carrozza”.
 
Al dunque, però.
 
La notizia è di pochissimi giorni addietro.
 
A seguito della precedente condanna penale che ha condannato l’ex sindaco Umberto Scapagnini (già sull’alto scanno cittadino dall’anno 2000 sorretto dalla coalizione della destra di Forza Italia, Allenza Nazionale, Udc, Mpa - gli autonomisti locali – più altri “cespugli”) a due anni e mezzo per abuso d’ufficio e reato elettorale, la Procura della Corte dei Conti di Palermo, adesso “reclama cassa”, come risarcimento danno e discredito d’immagine provocato alla città di Catania.
 
Toc…toc…i guardiani della giustizia hanno presentato il conto: vogliono e pretendono circa 200.000 euro.
 
Il risarcimento si riferisce al dolo penalmente condannato, operato tre giorni prima delle elezioni comunali di metà maggio 2005 – quelle vinte, in maniera risicata dalla coalizione del “popolo delle libertà” del sindaco uscente Scapagnini – esercitato tramite due atti ufficiali emanati dalla Giunta uscente a beneficio degli oltre 4000 dipendenti comunali.
 
In virtù del quale, a seguito dell’evento “cenere” (quella espulsa per diversi dall’Etna nelle aree territoriali circostanti), i dipendenti medesimi, per “vero miracolo”, potevano immediatamente disporre in busta paga di cifre economiche supplementari, dovute a “taumaturgici” sgravi contributivi o similari.
 
Molti cittadini italiani hanno avuto maniera di conoscere direttamente l’ex sindaco con l’intervista - all’uopo rilasciata – trasmessa domenica scorsa nel contesto della puntata di Report dedicata a Catania.
 
In conseguenza dello stesso proclamato reato penale, gli ex assessori comunali: D’Antoni, Fatuzzo, Strano,Nicotra, De Mauro, Grasso, firmatari delle delibere in oggetto, già condannati a due anni e due mesi, sono stati “chiamati” a risarcire il danno provocato con 100.000 euro cadauno.
 
Nel contempo un’altra notizia ha ampiamente attraversato lo stretto…..i venti nella loro furia naturale sono bizzarri.
 
Il direttore ed editore del quotidiano catanese “La Sicilia”, Mario Ciancio, ha citato in giudizio la RAI per i contenuti diffamatori derivanti dalla trasmissione Report (quella prima richiamata, del 15 marzo). Viene chiesto un risarcimento danni di 10 milioni di euro, da dare in beneficenza.

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