Il capitolo terzo del programma di governo: poche ma confuse idee
par Bernardo Aiello
lunedì 23 agosto 2010
a) Completamento dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria;
b) Ponte sullo stretto di Messina;
c) FAS concentrati su grandi iniziative strategiche;
d) Banca per il Sud.
A corollario la lotta alla criminalità organizzata, indispensabile per il rilancio del Mezzogiorno.
La prima spontanea considerazione è sulla rete ferroviaria, che:
a) esclude il Meridione dall’Alta Velocità;
b) non gli fornisce un servizio valido ed efficiente.
Sul primo punto sembrerebbe che l’introduzione dell’Alta Velocità sia stata vista esclusivamente in funzione della concorrenza con l’aereo su alcune tratte settentrionali particolarmente utilizzate, trascurando del tutto la diminuzione dei tempi di percorrenza dei convogli fra il Nord ed il Sud ed il conseguente riavvicinamento delle varie realtà locali. Sul secondo punto l’utenza può confrontare con facilità gli standard di servizio fra Settentrione e Meridione e valutarne l’abissale differenza.
Non è facile capire perché questo accada e se è supportato da accurate proiezioni sull’incremento di volume del traffico e dei ricavi a seguito di una omogeneizzazione verso l’alto del servizio al Paese, da confrontare con l’importante investimento necessario per ottenerlo. Comunque sia di ciò, che il servizio di trasporto ferroviario sia così disuniforme non può non essere una ragione essenziale per la disomogeneità che si vuole contrastare.
Anche per l’autostrada Salerno – Reggio Calabria valgono considerazioni del tutto analoghe: è incomprensibile perché questa linea autostradale sia stata realizzata ab origo con uno standard di servizio così contenuto, unico caso nel Paese. Oggi si sta sostenendo un onere economico veramente notevole per omogeneizzarla alla rimanente rete nazionale, ma sicuramente con notevole aggravio di spesa rispetto ad una esecuzione originaria normale e completa. Insomma, che Cristo si fermi ad Eboli, è tutto da dimostrare che sia un modo di risparmiare sulla spesa pubblica.
Il ponte sullo stretto di Messina è, invece, una infrastruttura autostradale e ferroviaria strategica, la cui importanza sopravanza certamente i confini nazionali. Essa si inserisce nel contesto infrastrutturale non meridionale e nemmeno nazionale, quanto piuttosto nel contesto infrastrutturale europeo o, addirittura, extra-europeo per il suo inserimento nella principale linea di trasporti fra il Nord Europa e le Nazioni del Nord Africa. Per questo motivo qualcuno dovrebbe spiegare la sua inclusione nel terzo capitolo del programma di governo, ossia in quello dedicato al Meridione; ed appare del tutto incomprensibile perché la Comunità Europea non sia attivamente e fattivamente coinvolta nella sua realizzazione.
I FAS, invece, sono lo strumento finanziario di intervento del governo sulle aree sottoutilizzate; una sorta di succedaneo della vecchia Cassa per il Mezzogiorno. Il loro utilizzo concentrato su grandi ma non meglio precisate iniziative strategiche non aiuta a capire molto intorno la loro incisività.
Per la Banca del Sud, poi, restano poco comprensibili le ragioni dell’esigenza di un intervento pubblico al di fuori del libero mercato, cui è sottoposta l’attività di esercizio del credito.
Infine la criminalità organizzata. E’ dai tempi del generale Enrico Cialdini, ossia dal 1861, che si tenta questo tipo di approcio al problema meridionale con risultati praticamente nulli e, a distanza di centocinquanta anni, si continua a farlo. Pur dopo i durissimi colpi inferti ad essa dalle forze dell’ordine, la malavita organizzata continua ad esistere ed a rigenerarsi, cosicché essa non sembrerebbe da ricomprendere fra le cause del contesto di degrado meridionale, quanto piuttosto fra gli effetti di quest’ultimo.
E’ proprio questo che manca alle valutazioni del governo: una attenta analisi del contesto di degrado sociale, politico, economico, umano del Meridione ed una approfondita valutazione delle sue cause e dei conseguenti rimedi da approntare. Insomma, poche e confuse idee da parte di un esecutivo, che ha perso buona parte della sua originaria autorevolezza sotto i colpi degli oppositori esterni ed interni. Almeno per quanto riguarda la Questione Meridionale.