Il calcio, vero oppio delle masse

par Vincenzo Fatigati
martedì 22 maggio 2012

Non è possibile trasformare tragedie sociali e culturali in narrazioni da reality show, nei soliti link morbosamente incollati su facebook, per poi dimenticare tutto il giorno dopo per un paio di gol. Questo è mostruoso.
Questa banalità è mostruosa. 
Non affidiamo il dolore collettivo e la memoria storica a certe figure politiche, istituzionali o dello spettacolo in cerca di palcoscenici televisivi.

Aggiornando la celebre affermazione di Marx, si potrebbe dire che oggi il vero "oppio dei popoli" non è più come una volta la religione. Se per oppio intendiamo quel tipo di droga sociale che ti fa cancellare dalla memoria stragi e terremoti, che distrae da problemi economici, come crisi finanziaria e sociali tra le peggiori del secolo; se si intende quella forza di assuefazione che riesce a mobilitare intere città, più di interi partiti politici che parlano di diritti e lavoro; ebbene sicuramente possiamo dire che il calcio, oggi, è il vero oppio dei popoli.

Una partita di calcio è l'unico evento che riesce a catalizzare l'attenzione di intere città, che riesce a creare coscienza collettiva, che distrae dai veri problemi.
Chiaramente, sarebbe illusorio sperare che una città - come Napoli - non festeggi per una coppa sperata da troppo tempo, dai mitici e idilliaci "tempi di Maradona". Quello che si poteva sperare, però, è che - viste le recenti vittime di stragi e terremoti - gli organizzatori per una volta mettessero la sensibilità collettiva al primo posto, rispetto a interessi economici. 

Il minuto di silenzio è ipocrita - come ipocrite e volgari erano le presenze istituzionali allo stadio. Presenze che appunto, visto l'importanza del calcio come serbatoio sociale, hanno un chiaro carattere politico, strumentale.
Il rispetto istituzionale è quindi formale, segue il vuoto rituale della finzione: 

In seguito al tragico attentato che ha colpito l'Istituto professionale "Morvillo-Falcone" di Brindisi, Il Ministro per i beni e le attivita culturali, prof. Lorenzo Ornaghi, ha deciso di sospendere l'evento nazionale 'La Notte dei Musei', previsto nel fine settimana scorso. Con il sofferto silenzio dei luoghi della cultura, si manifesterà, oltre che la condanna di ogni gesto di violenza, la sincera partecipazione al dolore della famiglia della vittima, di tutte le persone coinvolte nell'attentato, di tutta la città di Brindisi.

Roma, 19 maggio 2012
Ufficio Stampa


Ministero per i Beni e le Attività Culturali 

Insomma, per rispettare le vittime dell'attentato di Brindisi si sospende l'evento culturale de "la notte dei musei" (che evidentemente non produce profitto), ma non si posticipa la finale di Coppia Italia. Questo è il rispetto?

Perché tante persone, invece che per un paio di gol, non scendono in piazza per chiedere al governo come mai le vittime del terremoto non avranno quei finanziamenti sperati? Il governo "tecnico" considera quelle vittime di serie B? O forse non ha bisogno, come il governo precedente, di utilizzare le tragedie di terremoto, come passerella e spot elettorale? Come è possibile arrivare ad un livello di alienazione così atroce? 

Allora lo dico sinceramente, e mi rivolgo a certa classe politica : voi non meritate nulla. Non andate in chiesa, non avvicinatevi al padre della povera Melissa. Voi non potrete mai capire il senso della sofferenza di quei brandelli di carne trucidati e insanguinati

La strumentalizzazione di certi politici è criminosa, volgare. L'ex ministro della giustizia Calderoli, dopo l'attentato di Brindisi, afferma che da quando la Lega non è al governo è aumentata la criminalità. Non merita commenti. Ma questo è il livello culturale, di analisi di certi politici. Strumentalizzano anche una strage, anche il corpo di una ragazzina, per un paio di voti. Questo va detto. 

Abbiamo perso la capacità di sentire la sofferenza, di vivere il "trauma". Ormai le stragi vengono affidate agli oracoli televisivi paranoici in cerca di complotti per uno scoop, ai giornali di gossip, alle narrazioni da reality show, come quello di Maria De Filippi, che invece di chiudere o spostare i suoi farseschi e repellenti programmi, li ha trasformati in programma di gossip leggero; banalizzando anche la strage. Non riflettiamo più. Non riusciamo a sentire la sofferenza. 

Non è possibile trasformare tragedie sociali e culturali in narrazioni da reality show, nei soliti link morbosamente incollati su facebook, per poi dimenticare tutto il giorno dopo per un paio di gol. Questo è mostruoso.
Questa banalità è mostruosa. 

Non affidiamo il dolore collettivo e la memoria storica a certe figure politiche, istituzionali o dello spettacolo in cerca di palcoscenici televisivi. No, loro seguono vuoti rituali.

Lo dico sinceramente: non c'è nulla da festeggiare. Mi fate schifo. 


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