Il basso profilo morale dell’elettore del Pd rovina dell’Italia

par David Asìni
venerdì 7 dicembre 2012

Stiamo nel mezzo di una crisi economica, morale, prospettica, senza precedenti; è tempo di chiamare le cose con il loro nome.

Chissà quali erano le sensazioni prevalenti del cittadino romano al decadere dell'Impero. Incredulità, rabbia, angoscia? Non ci è dato saperlo; ma è lecito immaginare uno stato di forte frustazione, per l'impossibilità di modificare gli eventi, e la consapevolezza di un futuro incombente più misero e incerto che mai. Una condizione non dissimile da quella che attraversa la società occidentale tutta, e, segnatamente, il nostro paese. Perché la crisi economica e morale è senz'altro trasversale a tutte le regioni del mondo, ma diverse sono le condizioni in cui ci si appresta a immergercisi.

L'Italia è l'unico paese europeo, assieme alla Grecia, a non avere un sistema di sussidio di disoccupazione diffuso a tutti. Ha inoltre diversi primati nel costo dei beni di prima necessità come la benzina, il gas, l'elettricità, l'assicurazione rca per l'auto, e con una serie di servizi spesso ineludibili, dai tassisti ai notai, tutt'oggi lontani da tariffe concorrenziali. Unica ancora di salvezza, la radicata propensione al risparmio, e gli atavici, strettissimi, legami famigliari che neppure la "modernità" è riuscita a spezzare.

Ma la "crisi", prima ancora che economica, è di valori; l'italietta del boom economico ci aveva lasciato in eredità un senso del rispetto delle regole, della misura, e persino dell'educazione, di cui oggi rimangono solo poche sparute tracce. Assieme alle ideologie sono scomparsi gli intellettuali, e le battaglie dialettiche parlamentari nulla hanno a che fare con il reale confronto alla ricerca del bene comune. Come sosteneva un famoso filmato su youtube, il parlamento oggi non esiste, è solo una convenzione. All'omissione, e all'imbarazzo dei "non ricordo" della prima Repubblica, si è sostituita la menzogna più sfrontata e reiterata. Da Forlani titubante che rispondeva in un'aula di tribunale sui finanziamenti illeciti, siamo passati alla sfrontatezza scajolana del "mi hanno comprata casa a mia insaputa"; da Andreotti che parlava di "errore" nei suoi processi, a Berlusconi che invoca la persecuzione delegittimando la magistratura tutta.

Questo iter di cancrena delle regole e dei valori su cui si basa lo stato civile, si è dovuto arrestare per la mancanza del suo propellente naturale: il denaro proveniente dall'accrescere del debito pubblico. L'evolversi della crisi ha innestato un esteso processo di partecipazione alla vita civile; la forzata rinuncia a beni ormai considerati abituali ha miracolosamente indirizzato le discussioni ed i pensieri di molti alle ricerca delle cause prime ed ai possibili rimedi. Lo scellerato patto stato-cittadino "tu rubi io evado" è stato violato con la nascita di Equitalia, e gli scricchiolii si sono fatti sempre più forti tra le fila della partitocrazia.

Per primo è caduto B., reo di aver spergiurato così tanto da non lasciare al suo elettorato parvenza alcuna di dignità; il 10% di cui è ancora accreditato è cifra sorprendentemente alta, decifrabile solo con ampie sacche di clientelismo e con il residuo potere rimasto alla carta stampato e alle tv, ancora fedelmente prone e accondiscendenti. Lo stesso Casini, attendista per nascita, ha bruciato molti dei suoi consensi nell'appoggio a Cuffaro, e i sondaggi lo collocano sotto la soglia di sbarramento. Ed ancora, tutti i tentativi di figure "nuove", da Montezemolo in poi, sono miseramente naufragati sul nascere stroncati da sondaggi impietosi; segno che l'elettorato, finalmente, ha aguzzato l'ingegno contro i "salvatori della patria". Anche Monti, pur godendo ancora di un ampio consenso personale, ha avuto il demerito di attuare politiche poco tecniche e molto di destra, forse troppo anche per lo svogliato elettore italiano.

Solo, sempiterno, uscito indenne anche da tangentopoli, resiste il Pd, a difesa e garanzia dello status quo partitocratico. Il partito di Bersani pare avere il dono dell'ubiquità; si propone come nuova forza di governo, dopo aver partecipato a pieno titolo e al governo Monti, e allo sfacelo degli ultimi 20 anni. Tra l'altro, riesce nel miracolo di attrarre consensi senza neppure la fatica di fare promesse; nulla sulla giustizia, sulla riduzione dei privilegi, sulle liberalizzazioni, sull'articolo 18. Il solo Renzi ha citato il conflitto di interessi come problema irrisolto, dimostrando la sua competenza nel merito affidando ad una società concessionaria del comune di Firenze la delega per la sua personale campagna. L'elenco completo degli inquisiti e' impressionanate, e racconta di un apparato indifendibile dal punto di vista morale. Le stesse votazioni su province, stipendi, pensioni, rimborsi elettorali, abuso d'ufficio, scudo fiscale, avrebbero ridotto il partito al 2% in un altro paese d'europa, e costretto al ricambio della classe dirigente. Invece D'Alema, "Nerone Veltroni", Bindi, Fassino, sono ancora al loro posto, tallonati da Renzi, già condannato dalla corte dei conti per danno erariale. E dunque, come spiegare un consenso stimato ad oggi sopra il 30%?

Il sistema clientelare delle cooperative e l'eredità di voti ideologici del vecchio Pci hanno sicuramente una buona parte di merito, ma non spiegano, da soli, la partecipazione di milioni di cittadini alle primarie. Si può ritenere che, in buona fede, questi ultimi non sappiano, non si rendano conto di quale partito e a quali persone diano il loro appoggio, plagiati da un informazione distorta e connivente?

Io credo di no. Per quanto il controllo mediatico distorca e attenui le responsabilità della classe dirigente, ai più non può sfuggire l'atavico attaccamento alle poltrone, il consociativismo acclarato con B., il rifiuto categorico di un cambiamento significativo delle logiche della politica; per dirla alla Moretti, "chi voleva capire ormai ha capito". Semplicemente, giudicano accettabili questi comportamenti. Il loro basso profilo morale è tale per cui nulla di quanto accaduto in questi anni gli abbia fatto dire "mai più".

E mentre ad un cittadino tedesco, francese od inglese basterebbe, sola, la vicenda Penati per allontanarlo per sempre, in Italia il Pd si appresta a vincere le elezioni mantenedo in vita un sistema di potere morente, che disperatamente cerca di sopravvivere a se stesso, confidando nella paralisi della giustizia ormai resa scientemente del tutto inefficace. Il prezzo di tale ritardo nel cambiamento degli uomini e dei meccanismi che ci hanno trascinato fin qui, sarà altissimo, in termini economici, sociali, politici. E mentre il resto del mondo occidentale, spinto anche da sentimenti genuinamente nazionalistici, elabora strategie di difesa dei cittadini, l'Italia arretra sotto il peso del suo scarso senso civico e morale. D'altra parte, se latita nei cittadini, perche' mai dovremmo trovarlo nelle istituzioni?


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