Il Walter Chiari che ho conosciuto io. Non solo quello della fiction

par Frankbull
martedì 28 febbraio 2012

Ho seguito questi giorni con molta attenzione ed interesse le due puntate televisive sulla vita di Walter Chiari.

Alla fine, due sono le principali considerazioni che voglio fare su questo lavoro televisivo: la prima è che, finalmente, qualcuno si è ricordato di Walter Chiari ed era ora! La seconda è che si è evidenziato soprattutto l'aspetto superficiale e fragile dell'uomo. L'uomo che ne è venuto fuori non corrisponde al vero Walter Chiari.

Il figlio non può ricordare Walter così: "Non vi dico come usava i premi mio padre, per fermare le porte! Una volta mi ricordo che eravamo a Fregene e con il Nastro d’argento, il suo primo Nastro d’argento del ‘49, lui ci schiacciava le noci, rovinandolo e scheggiandolo!". Si può raccontare così un personaggio che è stato un grandissimo?

E' d'obbligo, quando si vuol tracciare una biografia o raccontare una persona, partire dalla famiglia d'origine e dall'ambiente in cui cresce e si forma. Un ragazzo solare, espansivo, intelligente, intuitivo come tanti (emigrati o figli di emigrati) pugliesi educati-bene: Modugno, Banfi, Arbore ecc... Ma non è che i pugliesi siano perfetti, vedi quel "matto" ed "esagerato" di Cassano (non vi sembra di rivedere nelle "mattezze" di Walter le odierne "cassanate"?)! Di milanese o veneto aveva pochissimo, altrimenti sì che sarebbe stato uno capace di gestirsi: freddo e calcolatore (non "mani bucate")!

Un personaggio che ha scoperto Domenico Modugno, Gino Bramieri e Bice Valori. Un attore-autore che con Carlo Campanini ha messo in scena lo sketch del “Sarchiapone americano”, una scenetta satirica: l’italiano che non accetta di non sapere qualcosa.


Nel ‘56 Walter Chiari, scritturato da Garinei e Giovannini in “Buonanotte Bettina”,con Delia Scala (coppia irresistibile) danno luogo ad un successo trionfale. Nel ‘63, sempre con Garinei e Giovannini e con Paola Quattrini con “Il gufo e la gattina” fa il bis. Nel 66/67 con Renato Rascel, nella popolarissima commedia di Neil Simon “La strana coppia”, fa tris. Nel ‘58 il suo talento approda anche in televisione: “Canzonissima”, “La prova nel nove”, “Alta pressione”, “Studio uno”.

È il migliore in assoluto nel proporre testi leggeri e intelligenti allo stesso tempo. Walter, infatti,è un mattatore-istrione, al pari di Gasmann, ma rispetto a questi è molto più simpatico ed amato dagli Italiani! Attore a 360°, balla, canta, recita e coinvolge il pubblico (grazie alla grande gavetta). E' un bel ragazzo, antesignano dei "modelli" attuali: fisico sportivo, colto, imprevedibile. È stato il primo e il più grande talento televisivo. Questo dicono di Walter! 

Vogliamo parlare di cinema? L’esordio nel ‘47 in "Vanità" di Giorgio Pàstina; (1950),"L’inafferrabile 12" di Mario Mattoli; "Bellissima" (1951) di Luchino Visconti; ‘62 "L’attico" di Gianni Puccini, ’63 "Il giovedì" di Dino Risi e "La rimpatriata" di Damiano Damiani;’66 "Io, io, io... e gli altri" di Alessandro Blasetti, e "Falstaff" di Orson Welles e “Romance” di Massimo Mazzucco (1986),

Io lo incontrai nel 1989 al Siloe di Milano dove rimasi 3 mesi (tanto durò il corso
di formazione con una azienda farmaceutica di Milano). Mi sentì parlare, un giorno, in dialetto pugliese e mi chiese di dove fossi originario ed ogni volta che mi incontrava voleva parlare con me in dialetto (Il padre poliziotto e la madre maestra erano di Andria).

Era educato e rispettoso (alla mano), uomo solo ed abbandonato (solo la bionda con un neo evidente, Patrizia Caselli lo veniva a trovare!). Sembrava un gatto, appariva all'improvviso e poi spariva! Mi piace citare una affermazione di Elsa Martinelli: «Aveva le mani bucate, era generosissimo, molta gente si è approfittata di lui portandogli via tutto! Inoltre i tanti amici che aveva, potevano certamente essere un po’ più generosi e cercare di aiutarlo in qualche modo. So che è difficile, però si può fare, e con lui non è stato fatto». 


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