Il Volo a Sanremo: il tripudio del pubblico fa infuriare la stampa

par Patrizia Ciava
domenica 11 febbraio 2018

La partecipazione del trio Il Volo come superospiti al Festival di Sanremo aveva una doppia, anzi tripla, valenza: dare un giusto riconoscimento agli artisti italiani attualmente più famosi e acclamati al mondo - anche se in Italia sono ancora in molti a non saperlo - , accontentare le migliaia di fan che erano rimasti delusi quando la loro presenza al precedente Festival era stata prima annunciata da Conti e poi ritrattata con il pretesto che erano troppo giovani, ma soprattutto dimostrare di non essere una meteora, come aveva preconizzato, anzi auspicato, gran parte della giuria e della stampa dopo la loro vittoria con “Grande Amore” nel 2015.

Uno smacco difficile da digerire per la stampa nazionale italiana che si era accanita con particolare livore contro di loro, al contrario di quella straniera che all’Eurovision song contest aveva assegnato al talentuoso trio italiano il prestigioso Premio Marcel Bezençon Award Press. Come è noto, infatti, dopo la vittoria al Festival di Sanremo Il Volo aveva partecipato all’Eurovision Song Contest 2015 vincendo con ampi margini il televoto (con 366 voti contro 286 della Russia e 279 della Svezia) ma ottenendo il terzo posto dalla giuria, risultato che aveva scatenato l’indignazione dei fan di tutto il mondo.

L’atteggiamento di arrogante disprezzo da parte dei giornalisti italiani verso i tre giovanissimi vincitori in conferenza stampa dopo la loro vittoria al Festival di Sanremo fu inqualificabile e rovinò probabilmente in parte la loro gioia per aver coronato il sogno di essere finalmente conosciuti e apprezzati anche in patria. E’ comunque divertente rileggere oggi le feroci critiche piovute sul trio in quella occasione o la battuta di Nek il quale, non riuscendo a nascondere il proprio disappunto per essere arrivato secondo, proferì: “Sono curioso di vedere dove arriverete, ora sono cxxxi vostri”. Potremmo dire che la sua curiosità è stata soddisfatta ma forse non altrettanto il suo ego.

Reduci da un tour trionfale, che li ha portati a collezionare un sold out dietro l’altro in ogni continente e nei teatri più prestigiosi del mondo, eccoli di nuovo sul palco dell’Ariston nella seconda serata del Festival, invitati d’onore questa volta e non più concorrenti da dilaniare, accolti dal boato degli applausi interminabili del pubblico dell’Ariston. Le ripetute standing ovation tributate al trio per il “Nessun Dorma”, per il loro omaggio a Sergio Endrigo e per il duetto con Baglioni sulle note di “La vita è adesso”, i dati dell’auditel resi noti all’indomani della loro esibizione che dimostrano che il picco degli ascolti in seconda serata è stato raggiunto proprio durante la loro esibizione, deve essere stato sale sulle ferite dei tanti giornalisti, opinionisti e giurati che non riescono a rassegnarsi all’idea di non essere riusciti a manovrare e orientare i gusti dell’opinione pubblica. Ma è evidente che ai tempi di internet la gente ha la possibilità di informarsi autonomamente, di scoprire su youtube i video dei cantanti boicottati dalle radio e di farsi una propria opinione. Il pubblico è in grado di riconoscere il vero talento, e i cantanti de Il Volo ne hanno da vendere.

Il loro trionfo oggi rappresenta il fallimento di quella parte della stampa e della critica che aveva usato ogni mezzo per denigrarli e per distruggere la loro immagine. Li avevano presentati come “giovani-vecchi montati che se la tirano”, mentre chi li ha conosciuti di persona sa bene che Gianluca, Ignazio e Piero sono tre normali ragazzi poco più che ventenni, cordiali, allegri, divertenti, giocherelloni. Umili e modesti come solo il vero talento sa essere.

Ma il talento autentico fa paura. E dà fastidio. Dà fastidio soprattutto ad una certa informazione che vorrebbe essere unico mediatore tra artisti e pubblico, che vorrebbe esercitare un potere incontrastato, ergendosi a giudice supremo per decretare il successo o il fallimento di un artista, se questi non rientra nel suo limitato circuito di amicizie e di interessi. Le tecniche di orientamento dei gusti di massa falliscono quando il pubblico riconosce il talento vero, da qui la rabbia astiosa e sprezzante di certi giornalisti. Il conformismo che cercano di imporre si sgretola in presenza del vero talento, che non conosce generi, tempi o mode.

Cosicché mentre la stampa straniera si profonde in elogi per il trio italiano e si meraviglia per la loro capacità di attrarre diverse generazioni, dai bambini agli adolescenti agli adulti, e di conquistare il pubblico di ogni latitudine ed estrazione, i nostri non si danno per vinti e dalle pagine del Corriere, di Repubblica, del Fatto Quotidiano, si levano i soliti strali velenosi contro Il Volo.

Errare è umano ma perseverare è diabolico, dice il proverbio, ma la stampa italiana evidentemente non lo conosce e, invece di ammettere il proprio errore e ravvedersi, come fece con intelligenza Paolo Giordano, riconoscendo pubblicamente di averli valutati affrettatamente e ingiustamente prima della loro vittoria al Festival, i nostri sedicenti esperti e critici si affannano a negare l’evidenza. Dall’alto della loro supponenza e superbia affermano che il loro giudizio è il più autorevole, tacciando in pratica di incapacità e di superficialità il pubblico dell’Ariston che li ha acclamati e quello che da casa ha fatto alzare il picco degli ascolti durante la loro esibizione.

Alcuni giornali, come l’Huffington post, hanno scelto di pubblicare unicamente i twitter degli haters e di quanti hanno criticato in rete l’omaggio de Il Volo a Sergio Endrigo, quasi a voler insinuare che questi utenti si intendano di musica più di Barbra Streisand che ha voluto i ragazzi de Il Volo in tournée con lei, più di Quincy Jones che li ha scelti per “We are the world for Haiti”, più di Placido Domingo che li ha diretti nel concerto di Firenze, più di José Carreras e della vedova di Pavarotti che li hanno supportati nel progetto Tributo ai tre tenori, più di Sharon Stone che si è infiammata per la loro esibizione alla sua cena di gala, più di tutti i membri dei 4000 fan club sparsi in ogni angolo del pianeta, più dei reali di Norvegia che li hanno omaggiati con una standing ovation dopo la loro esibizione alla consegna dei premi Nobel per la pace, più dei membri della Commissione della Royal Albert Hall di Londra che li hanno invitati ad esibirsi lì, quando prima di loro solo 7 artisti italiani avevano avuto questo privilegio dalla sua inaugurazione nel 1871 ad oggi, più di tutti i fan che attraversano continenti e oceani per assistere ai loro concerti in Italia, incrementando anche il turismo nel nostro paese, più degli spettatori americani che pagano 250 dollari a biglietto per farsi una foto con loro dopo il concerto al Radio City Music hall di New York e più di tutti i fan che fanno sold out ad ogni loro concerto in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, in America latina, in Giappone.

In realtà, viene spontaneo chiedersi se questo accanimento particolare della stampa nei confronti de Il Volo sia dettato solo da stizza per il loro innegabile successo planetario ottenuto senza l’appoggio dei media, oppure se esista un diktat dall’alto per motivi che non possiamo conoscere ma forse intuire.

D’altra parte, è innegabile che le esibizioni de Il Volo non passano mai inosservate quindi attaccarli potrebbe essere semplicemente una scelta opportunistica per ottenere più click sulla pagina, commenti e condivisioni, scatenando polemiche tra i fan e chi accetta pedissequamente giudizi ritenuti “autorevoli”, trovando la propria forza nell’allinerarsi con l’opinione di personaggi “famosi” e sedicenti “esperti”.

Per i media, cercare di distruggerli è in ogni caso una battaglia persa, dato che i loro estimatori crescono in maniera esponenziale ad ogni loro apparizione pubblica e diventano sempre più agguerriti proprio per l’ingiusto trattamento dei media verso questi tre giovani e talentuosi artisti la cui unica colpa è quella di essere divenuti celebri solo grazie al passa parola e non alla pubblicità e al tamtam incessante delle radio e dei giornali.

Tuttavia, questo episodio dovrebbe indurci a riflettere sulla serietà di testate nazionali il cui compito dovrebbe essere quello di informare in maniera equa ed equilibrata.

 


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