Il Tg1 e la prostituzione: il caso Ruby-Berlusconi
par Fabio Chiusi
sabato 15 gennaio 2011
Ha ragione Alessandro Gilioli: guardare il Tg1 delle 20 del 14 gennaio è una «esperienza esotica», come è esotica la Birmania. Vale la pena, credo, riassumere brevemente il modo in cui il principale servizio di informazione pubblica nazionale ha affrontato lo spinoso tema dell’iscrizione di Silvio Berlusconi nel registro degli indagati per concussione e prostituzione minorile. Eccolo, secondo per secondo.
Sigla. La notizia su Berlusconi è relegata al terzo posto, dopo il caos in Tunisia e il referendum sull’accordo per Mirafiori. «Berlusconi indagato dalla procura di Milano per il caso Ruby», è l’attacco, prima di dare subito voce alla replica: «I legali del premier: grave intromissione nella vita privata. Indagine infondata». Il quarto pezzo è «la replica del premier». Si parte con un due a uno per la difesa.
Il servizio vero e proprio inizia dopo circa 7 minuti e 33 secondi: praticamente al limite della soglia di attenzione che il direttore Augusto Minzolini attribuisce ai suoi spettatori. Si dice finalmente che Berlusconi è «indagato per concussione e prostituzione minorile», ma non si dice perché. Poi si parte con le omertà: il Cavaliere è iscritto nel registro degli indagati «in relazione alla vicenda Ruby» (e cioè?), «il reato (quale?) sarebbe avvenuto ad Arcore» e tra le contestazioni c’è «la famosa telefonata in questura» (eh?).
A 8:15 iniziano le repliche dei legali: accuse infondate, gravissima intromissione nella vita privata del premier (e due) etc.
A 8:25 attacca la viva (si fa per dire) voce di Ghidini (sic): «La procura di Milano sta procedendo contro la procedura attuale senza averne la competenza» (cioè?), «Siamo tranquillissimi».
Forse Ghidini. Ma non al Tg1. E così spazio al procuratore capo Edmondo Bruti Liberati che «aveva escluso la presenza di una indagine» (ma siamo sicuri abbia detto solo quello?) e alla «richiesta di archiviazione avanzata al Csm».
A 9:13 riprende la linea il mezzobusto di turno. Per presentare il servizio che conterrà la difesa di Berlusconi: «Accuse assurde», «i magistrati stanno tentando di sovvertire le regole fondamentali della democrazia», «non vedo l’ora di difendermi in tribunale da accuse tanto assurde (e due)», «non ci faremo intimidire». E il giornalismo diventa megafono del potere. Come durante il servizio. Quando Sonia Sarno, a 9:37, inizia a salmodiare la voce del messaggio di Berlusconi «sul sito Promotore della libertà» (ri-sic): «Si sono inventati il reato di cena privata a casa del presidente», «si è superato ogni limite» da parte di «magistrati che non potrebbero neppure indagarmi» (di nuovo per un inspiegato e ipotetico conflitto di competenza). Gli spettatori ascoltano di nuovo l’accusa del presidente del Consiglio ai magistrati di stare «sovvertendo regole fondamentali della democrazia», poi minacce generiche (hanno commesso «violazione della privacy», come se la prostituzione minorile fosse un affare privato), e proclami (l’inchiesta «finirà nel nulla perché nel nulla si basa»).
A 9:50 Sarno enumera i motivi per cui il governo continerà saldo e forte nelle sue mirabolanti imprese.
A 11:24, ormai immedesimatasi nel Cavaliere, Sarno-Berlusconi sta ancora dicendo che «Il nostro governo è forte di un consenso popolare, di un alleato affidabile come la Lega e di due nuovi gruppi di responsabilità nazionale» (due?). «Andremo avanti con determinazione senza farci intimidire» (intimidazione è un concetto che piace in redazione, andava ripetuto).
A 11:35 parte un servizio sulle reazioni politiche al caso Ruby (quelle di prima cos’erano, teologiche?). Il che significa che dopo quattro minuti di propaganda, tolti pochi secondi di una spiegazione che non spiega l’accusa, ha finalmente voce l’opposizione. O almeno, dovrebbe. Si parte con Di Pietro e Bersani. L’intervento di Di Pietro dura circa 10 secondi racconto compreso, quello di Bersani (è più fortunato) ben 20. Il terzo polo ha giusto il tempo di produrre il commento «no comment dal terzo polo» e poi via Lega, il repubblicano Nucara (la responsabilità inizia a pagare).
A 12:57 c’è di nuovo il Pdl (o forse prima Ghedini parlava da avvocato, e non da parlamentare), con Gasparri, prima, e con Cicchitto poi. Nel mezzo, il riassunto della posizione del Pdl da parte della giornalista del Tg1 autrice del servizio. Sai mai che qualcuno non l’avesse capita: «copione logoro, giustizia a orologeria, accanimento, premier perseguitato da certe procure in sintesi la linea di pdl e maggioranza».
A 13:25, dopo che Cicchitto ha paventato un «ulteriore atto di destabilizzazione della vita politica del paese», finalmente la messa è finita. E gli spettatori possono andare in pace. O almeno, le loro coscienze critiche.