Il "Sovranismo Psichico" scandalizza i Sovranisti

par Enzo SalvĂ 
venerdì 29 novembre 2019

In risposta all'articolo di "Osservatorio Globalizzazione" di Andrea Zhok -pubblicato da Agoravox

 Buona lettura

Caro Prof. Zhok, io non ho un’opinione sul diritto o meno di Treccani di ospitare la voce “sovranismo psichico”, mi mancano i fondamenti tecnici per giudicare,

rilevo che Treccani cita la Fonte, il 52° Rapporto Censis, presentato il 07/12/2018 la cui sintesi si trova sul sito CENSIS . Cita anche la definizione esatta: * sovranismo psichico prima ancora che politico" Oltre a vari commenti giornalistici di allora. Ma leggere 20 parole è diventato difficile anche ai professori??

Strano che ad un anno di distanza “i sovranisti” si siano accorti solo ora di un neologismo inserito quasi un anno fa.

Il Rapporto è ben fornito di numeri e tabelle che immagino Lei sia prontissimo a contestare, seguendo un’impostazione “fondata su idee ormai divenute mainstream”: mi fa venire in mente uno scritto, su un argomento diverso, di alcuni anni fa: è molto molto interessante e da leggere con attenzione, ne riporto l’ultimo paragrafo:

"5) Infine, una riflessione amara, che coinvolge anche le mie aspettative passate. Noi tutti, e mi ci metto anch’io, ci siamo abituati sulla scorta di esempi storici ad alzare la guardia di fronte alla censura e all’intolleranza quando venivano da fonti note, ed in forme note (l’archetipo del ‘nazista’). E nel farlo non abbiamo visto crescere, all’ombra autoassolutoria delle rivendicazioni di diritti, altre forme di censura ed intolleranza, fondate su idee divenute oramai mainstream e diventate perciò, che ne siano consapevoli o meno, POTERE. Credo sia ora di svegliarci e di capire che i tempi sono cambiati."

Ecco, a me pare che Lei, nell'articolo su "Osservatorio Globalizzazione", utilizzi esattamente quanto ho evidenziato in grassetto: questo è l'attuale sovranismo.

Spero sia arrivato il tempo di cambiare,

riporto di seguito l’incipit del Rapporto CENSIS:

Dopo il rancore, la cattiveria

"Al volgere del 2018 gli italiani sono soli, arrabbiati e diffidenti. La prima delusione â lo sfiorire della ripresa â è evidente nell’andamento dei principali indicatori economici nel corso dell’anno. La seconda disillusione â quella del cambiamento miracoloso â ha ulteriormente incattivito gli italiani. Così, la consapevolezza lucida e disincantata che le cose non vanno, e più ancora che non cambieranno, li rende disponibili a librarsi in un grande balzo verso un altrove incognito. Una disponibilità resa in maniera pressoché incondizionata: non importa se il salto è molto rischioso e dall’esito incerto, non importa se si rende necessario forzare – fino a romperli – i canonici schemi politico-istituzionali e di gestione delle finanze pubbliche, a cominciare dalla messa in stato d’accusa di Bruxelles. L’Europa non è più un ponte verso il mondo, né la zattera della salvezza delle regole rispetto al nostro antico eccesso di adattismo: è una faglia incrinata che rischia di spezzarsi. Così come il Mediterraneo non è più la culla delle civiltà e la nostra piattaforma relazionale, bensì ritorna come limes, limite, linea di demarcazione dall’altro, se non proprio cimitero di tombe. Gli italiani sono ormai pronti ad alzare l’asticella: sono disponibili a un funambolico camminare sul ciglio di un fossato che mai prima d’ora si era visto da così vicino, perfino a un salto nel buio, se la scommessa è quella poi di spiccare il volo. È quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite, purché l’altrove vinca sull’attuale. È una reazione pre-politica che ha profonde radici sociali, che hanno finito per alimentare una sorta di sovranismo psichico, prima ancora che politico. Un sovranismo psichico che talvolta assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio, quando la cattiveria diventa la leva cinica di un presunto riscatto e si dispiega in una conflittualità latente, individualizzata, pulviscolare e disperata, ma non più espressa nelle manifestazioni, negli scioperi, negli scontri di piazza tipici del conflitto sociale tradizionale"

Stavo dimenticando lo scritto che ho ricordato più sopra, altro argomento: è questo , ricorda?

Un Saluto, lasci perdere il disprezzo ed il sarcasmo che trasuda dal Suo articolo, ricordi sempre che le "frasi" vanno riportate complete, cerchi di onorare il Suo essere “Insegnante” prima che “tifoso”. Certo che Lei è un gran bel contorsionista……! 

Es.


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