Il Ripasso 10: XTC
par Federico Mascagni
mercoledì 2 maggio 2012
Nati in una cittadina inglese, quella Swindon che ricordano spesso con orgoglio nei documentari, nelle mappe che inseriscono nei loro album, gli XTC sono portatori di quel genio che spesso alligna in provincia.
Cominciano a comporre nel 1973 canzoni nate dall’amicizia fra Andy Partridge, chitarra voce e musiche e Couling Mouldin, basso, voce e musiche. I classici amici di sempre che condividono dischi, gusti, affinità. I Beatles e il Merseybeat in generale come punto di riferimento formativo, mentre il primo punk dei New York Dolls rappresenta l’attualità musicale.
Unitisi a loro il tastierista Barry Andrews ed il batterista Terry Chambers si buttano a capofitto nella musica suonando un inedito miscuglio di punk-pop-funk-ska-reaggae. Molto è dovuto all’influenza di Barry Andrews, che pur non componendo nulla ritengo abbia influenzato non poco la band, forse tenendola aggiornata sulle novità, fungendo da contraltare rispetto al loro sguardo musicale retrospettivo. Pubblicano nel 1978 in piena era brit-punk il loro primo disco, ‘White Music‘, e da un loro singolo emerge in modo quasi programmatico un interrogativo sulla loro identità. Il brano si chiama “This is Pop?”, col punto interrogativo, e vede i giovani XTC in azione con energia adolescenziale.
Il secondo disco datato sempre 1978 “GO2″, copertina iperconcettuale del celebre gruppo grafico Hipgnosis, aumenta le asperità ritmiche provenienti dalla New Wave statunitense. In questo gli XTC si discostano decisamente dai loro conterranei e con un brano esemplare come Meccanik Dancing (Oh we go!) sembra vogliano costruire una sorta di parodia di dance ibrida e nevrotica, mescolando un ritmo reggae a una melodia da compagnia di adolescenti ubriachi che vanno a fare danni in una discoteca. Questo, almeno, è il senso del testo.
Dopo il capolavoro un ottimo assestamento con due album; il primo è “Black Sea” del 1980. E’ la forma canzone nella sua forma migliore, ineccepibile, sempre ispirata al pop e al rock. Da questo album, visto che una classica scelta produttiva degli XTC da qui in avanti sarà di legare le canzoni fra di loro, ho selezionato solamente il primo brano, l’energetico “Respectable Street“. A seguire, nel 1982, il loro primo album doppio da studio “English Settlement“, ricco di spunti musicali, un po’ più umbratile rispetto al precedente, ma sempre di ottimo livello. Per la cronaca, Andy Partridge durante un concerto a Parigi viene colto da un forte attacco di panico. Non esce sul palco. Lo stesso accadrà in varie circostanze negli States e in Canada. I biglietti vengono rimborsati al pubblico già presente per il concerto. Viene definito dagli addetti del settore “Stage Fright“, paura del palcoscenico, ma è un evidente segno di un crollo nervoso di Partridge. Da ora in poi il suo talento compositivo si esprimerà solo in studio e in qualche piccola occasione radiofonica o televisiva. E questo influenzerà non poco la loro produzione. Anche positivamente.
Gli album del periodo della creatività in studio si aprono con “Mummer” (1983). La consapevolezza di dover puntare maggiormente sulla qualità del disco che sulle performance dal vivo alle quali hanno definitivamente rinunciato è evidente. Il batterista Terry Chambers la prende male e decide di lasciare il gruppo. Da questo momento gli XTC saranno formalmente un trio che assolderà volta per volta batteristi per le sessioni di registrazione. Come “Black Sea” era la versione energetica di “English Settlement”, così “Mummer” è la versione serena dell’oscuro “The Big Express” del 1985, animato dalle ansie di Partridge, autore di quasi tutti i brani. Del primo album ho selezionato “Deliver Us From the Elements” una invocazione di Colin Moulding con un tappeto elettronico dall’aria incombente come una tempesta. A rasserenare c’è il colorato video originale di “Funk Pop A Roll“, brano di Partidge che riassume dal titolo la loro vocazione musicale eclettica. Da “The Big Express” invece ascoltiamo il brano finale, “Train Running Low on a Soul Coal“, una cavalcata di suoni che riproducono l’andamento di un treno che raggiunge, con la massima velocità, un insieme elettrico rumoroso. Siamo negli anni 80 e si sente; ma siamo spanne sopra i prodotti pop britannici dell’epoca.