Il Punto sulla Mediazione Civile nel 2018

par Osvaldo Duilio Rossi
lunedì 8 ottobre 2018

Gli Italiani dimostrano di apprezzare sempre più la mediazione civile, introdotta nel 2010 come strumento di deflazione del contenzioso civile. Le statistiche ufficiali spiegano perché.

I dati statistici sulla mediazione stragiudiziale civile e commerciale relativi al primo semestre dell'anno 2018 (elaborati e diffusi dalla Direzione generale di statistica del Ministero della giustizia) indicano che la soluzione stragiudiziale delle controversie coinvolge e soddisfa un numero crescente di cittadini e di imprese.

Il primo dato nuovo (apparentemente negativo) riguarda la durata media delle mediazioni, passata da 83 giorni (anno 2014) a 134 giorni (anno 2018). Il dato significa che gli organismi di mediazione impiegano più tempo a concludere le procedure, forse perché le parti attivano più frequentemente la c.d. fase negoziale della mediazione, anziché limitarsi a verbalizzare un atteggiamento negativo al termine del primo incontro. L'altro dato "scoraggiante", infatti, riguarda il numero di pratiche pendenti finali: quelle che gli organismi devono ancora concludere al termine del trimestre, cresciute da 21.390 (anno 2011) a 97.031 (anno 2018). Anche questo dato significa che i mediatori lavorano sempre più alla fase negoziale, anziché verbalizzarne la conclusione negativa al termine del primo incontro: e i mediatori lavorano solo se le parti decidono di avviare le trattative.

Le parti invitate a negoziare un accordo nel primo semestre dell’anno 2018 hanno aderito nel 50,2% dei casi e hanno conciliato la lite il 26,1% delle volte: la mediazione sta conciliando il 13,1% dei conflitti (il 26,1% del 50,2%), mentre nell'anno 2014 le parti conciliavano il 9,88% dei casi (il 24,4% del 40,5% di adesioni). La Direzione generale di statistica nota che la percentuale di successo (26,1%) sale addirittura a 44,3%, se le parti svolgono più di un incontro di mediazione. Ciò significa due cose: (1) in quel 26,1% di casi qualcuno concilia direttamente al primo incontro; (2) dimostrare un atteggiamento collaborativo premia i litiganti e il sistema-giustizia.

Le parti preferiscono conciliare le liti che riguardano i diritti reali (56% di successo) e le locazioni (52%) o le c.d. materie non obbligatorie (53% di successo). L'ultimo dato conferma come la libertà di aderire alla mediazione motivi le parti a collaborare per conciliare; mentre il primo dato indica come la capacità che hanno i mediatori di estrare gli interessi sostanziali delle parti possa aiutarle a superare questioni di principio sterili.

I dati statistici rivelano che i giudici impongono sempre più spesso alle parti di tentare la mediazione, benché i numeri coinvolgano una porzione troppo esigua nel contenzioso civile: solo il 9% delle cause (anno 2018); meglio comunque dell'1,7% registrato nell'anno 2011.

Le parti che già hanno attivato una causa però conciliano molto difficilmente le liti, probabilmente perché la tensione e lo stress emotivo (l'investimento fatto nel procedimento giudiziario) prendono il sopravvento sul buonsenso, nella speranza di recuperare i sunk cost. I mediatori perciò sono potrebbero aiutare le parti a disinnescare la tensione emotiva e lo stress; mentre gli avvocati potrebbero aiutare le parti a programmare il negoziato prima di iniziare una causa (confidando nelle capacità dei mediatori) per sfruttare le potenzialità conciliative registrate dagli esiti statistici discussi in apertura.


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