Il Presidente Chiodi a L’Aquila: "devo ammettere il fallimento del piano C.A.S.E."

par Marco Sebastiani
mercoledì 12 agosto 2009

Ancora una volta i comitati cittadini incontrano le istituzioni locali. Ancora una volta per cercare di fare il punto della situazione e ribadire l’importanza della partecipazione dei cittadini aquilani terremotati alle scelte che devono essere fatte per una ricostruzione che diventi un’opportunità per la città e non la sua tomba.

 

L’incontro si è svolto nella serata di lunedì 10 agosto, ultimo giorno disponibile per la consegna del modulo per l’assegnazione dell’alloggio temporaneo, nel parco Unicef di via strinella a L’Aquila, sede del comitato cittadino 3e32, un posto sempre più reale e importante, piazza e palcoscenico di una cittadinanza attiva e responsabile che chiede a gran voce di essere protagonista del proprio futuro. A rispondere alle domande di un centinaio di aquilani il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. Al dare il via all’incontro, che si è protratto fino a notte fonda, è stato il portavoce del comitato “Associazione ricostruiamo l’Aquila” Pietro, che ha rapidamente ripercorso gli eventi che hanno spinto molti cittadini aquilani terremotati a costituirsi in comitati, come la delusione per il decreto 39, punto di partenza per la ricostruzione ora convertito in legge, o la campagna promossa da tutti i comitati per il 100% ricostruzione del danno subito dal sisma, 100% trasparenza da parte delle istituzioni e Protezione Civile, 100% partecipazione dei cittadini alle scelte fatte sulla loro pelle nel loro territorio.

 

Subito dopo è iniziata la discussione sul tema considerato forse il più caldo di questi giorni, vale a dire il piano C.A.S.E. e i criteri per l’assegnazione degli alloggi, criteri che dimostrano, secondo i comitati, il fallimento del piano di ricostruzione ideato da Protezione Civile e Governo, visto che è già noto che alla data di settembre, secondo le promesse fatte dal premier, gli alloggi pronti saranno in grado di ospitare solamente 4000 aquilani su un totale di quasi 49000 sfollati. “Ci tengo a precisare – ha dichiarato Chiodi nel suo intervento – che ad oggi il mio ruolo nella governance dell’emergenza è di commissario alla ricostruzione degli edifici pubblici. È possibile che in futuro io venga nominato come commissario alla ricostruzione, ma accetterò solo nel caso in cui mi venga fornito uno staff eccellente come da me richiesto, in grado di gestire al meglio tutte le situazioni che mano a mano si presenteranno. Detto questo devo ammettere anche io il fallimento, anche se parziale, di questo piano C.A.S.E., insufficiente a dare un tetto a settembre a tutti i cittadini sfollati. Si è iniziato a costruire sulla stima di una base chiaramente insufficiente, anche perché al tempo non avevamo dati sul reale numero di persone rimaste senza casa, un numero elevatissimo di sfollati”. Il presidente Chiodi ha anche ammesso, rispondendo ad una domanda, che i soldi per l’edificazione di questi palazzi in cemento armato acciaio e legno, che costano circa 2.700 euro a metro quadro, sono soldi tolti alla rimozione delle macerie e alla ricostruzione effettiva delle case di proprietà. ”Con il piano C.A.S.E. – ha detto Chiodi – si tolgono soldi alla ricostruzione effettiva. Adesso stiamo impiegando per la costruzione i 700 milioni di euro previsti dal decreto per il 2009 e parte dei 400 per il 2010, più una parte di quelli raccolta dalle donazioni fatte alla Protezione Civile (40 milioni e 500 mila euro su un totale di 74 milioni, come pubblicato anche sul sito www.protezionecivile.it nella sezione “donazioni per il terremoto”) quindi senza C.A.S.E. ci sarebbero stati più soldi da destinare al ripristino del danno subìto. Anche se mi sento di dover rassicurare chi deve ricostruire la propria abitazione che l’erogazione del contributo non prevede da parte del cittadino il dover anticipare nessuna cifra. Per quanto riguarda il bisogno di alloggiare gli aquilani che a settembre torneranno a L’Aquila, solo adesso si è iniziato a prendere in considerazione la possibilità di istallare moduli abitativi provvisori e la requisizione di appartamenti sfitti agibili (cosa che i comitati chiedono ormai da mesi). Circa 1000 sono gli immobili disponibili individuati finora. Per ora comunque resto sicuro del fatto che in questa regione arriveranno tanti di quei soldi che noi non riusciremo a spendere”.

Il dibattito è poi proseguito trattando il tema della partecipazione, che i comitati cittadini nati dopo il sisma chiedono a gran voce a nome e per tutti i cittadini terremotati. “Ho già detto che accetterò il ruolo di commissario alla ricostruzione solo nel caso in cui mi venga garantita una struttura di eccezionale livello con relativi fondi a disposizione – ha dichiarato il presidente della Regione -, in queste condizioni sarò anche pronto a prendermi personalmente le responsabilità di eventuali sbagli. Non accetterò mai nel caso in cui la situazione rimanga come quella in cui mi trovo adesso, come commissario con ’oneri a suo carico’. Detto questo, se sarò io il commissario, attuerò sicuramente i regolamenti di partecipazione esistenti o ne farò di nuovi se sarà necessario. Il concetto di partecipazione per me è fondamentale, perchè solo con la coesione saremo in grado di andare avanti, fermo restando che in situazioni di contrasto sarà sempre il commissario a dover decidere”.

Tra gli altri temi affrontati quello del decreto, già diventato legge, che i comitati ritengono assolutamente insufficiente per la ricostruzione e sicuramente troppo affrettato. A questo Chiodi ha risposto dicendo che questo era da considerare solo come un ’decreto quadro’ da cui partire e non una soluzione definitiva.

Il presidente ha risposto con fermezza anche ha chi ha chiesto come intende comportarsi riguardo alla riparazione del danno per le seconde e terze case. “Non finanzieremo la ricostruzione di seconde e terze case – ha detto Chiodi -, perché lo riteniamo solo un investimento edilizio del privato. Quando un risparmiatore investe in borsa corre il rischio di andare incontro ad un crack finanziario, per il terremoto a mio avviso vale la stessa cosa. Come lo Stato non può intervenire nel caso di un crollo della borsa, così non deve intervenire adesso. A tal proposito la mia proposta, non attualmente condivisa, è che nel caso in cui la mancata erogazione dei finanziamenti impedisca la ricostruzione di uno dei centri storici colpiti dal sisma o la possibilità di recuperare per intero una palazzina, noi ci limiteremo a ricostruire facciate, infissi e parti in comune, lasciando al privato l’onere di ricostruire i propri interni”. A questa presa di posizione ha risposto in maniera ferma un esponente dei comitati cittadini Paolo Mannetti dichiarando che “assimilare le seconde case alla speculazione edilizia, in un sistema economico come quello abruzzese, cela la volontà di non ricostruire, dato che una scelta del genere porterebbe allo spopolamento e di conseguenza alla morte della maggior parte dei pesi fortemente colpiti dal sisma”.


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