Il Pellegrinaggio di Arba’in: Fede, Cultura e Memoria in Cammino

par Maddalena Celano
martedì 6 maggio 2025

Il 3 maggio 2025, a Roma, presso la sede dell’Associazione Islamica Iman Mahdi in via Spello 5, si è svolto un evento culturale e spirituale di grande impatto dedicato al pellegrinaggio di Arba’in. L’iniziativa ha attirato un pubblico eterogeneo, composto da credenti, studiosi, attivisti e curiosi, tutti accomunati dal desiderio di conoscere più a fondo uno dei fenomeni religiosi più partecipati al mondo, e spesso poco raccontati dai media occidentali.

Un viaggio tra immagini, racconti e testimonianze

L’incontro si è aperto con una mostra fotografica, toccante e intensa, che ha documentato visivamente la marcia dei pellegrini da Najaf a Karbala. Gli scatti, tra volti segnati dalla fatica e gesti di solidarietà spontanea, hanno trasmesso il profondo senso di comunità e resistenza che caratterizza il pellegrinaggio. Le immagini hanno parlato senza bisogno di didascalie: uomini, donne, bambini, anziani, tutti uniti nel ricordo dell’Imam Husayn, figura chiave della spiritualità sciita e simbolo della lotta contro la tirannia.

La via dei martiri: il documentario di Puria Nabati

A seguire, la proiezione del documentario “La via dei martiri” del regista Puria Nabati ha offerto un’intensa immersione cinematografica nel pellegrinaggio. Le riprese, realizzate sul campo, hanno catturato non solo l’aspetto rituale, ma anche quello emotivo e politico del cammino. La voce narrante ha accompagnato lo spettatore attraverso i luoghi simbolici della devozione sciita, ricordando come Karbala non sia solo un luogo geografico, ma anche un paradigma etico di resistenza all’oppressione.

Letteratura in cammino: il libro di Nicola Hasan Di Cola

L’evento si è concluso con la presentazione del libro “La cupola d’oro. Viaggio in Iraq sulla via dei martiri” di Nicola Hasan Di Cola, scrittore e viaggiatore, che ha raccontato la propria esperienza lungo il percorso sacro. Con uno stile narrativo coinvolgente, Di Cola ha unito reportage, riflessioni personali e testimonianze, offrendo una prospettiva umanistica e interculturale sull’Arba’in. Il suo racconto è un invito al dialogo tra mondi solo apparentemente lontani.

Una Roma multiculturale e attenta

Questo evento, realizzato con ingresso gratuito, rappresenta un importante momento di scambio interreligioso e culturale nel cuore di Roma. L’Associazione Iman Mahdi, con il sostegno di numerosi volontari e intellettuali, ha saputo creare uno spazio di accoglienza, dove si è celebrata non solo una memoria religiosa, ma anche la capacità di costruire ponti tra culture. In un’epoca segnata da conflitti e incomprensioni, ricordare Karbala significa anche riaffermare l’importanza della giustizia, della dignità e della solidarietà universale.

Karbala e il Martirio dell’Imam Husayn: Memoria di Giustizia e Resistenza

Il nome Karbala evoca, per milioni di musulmani sciiti (e non solo), il luogo sacro del sacrificio supremo: quello dell’Imam Husayn ibn Ali, nipote del Profeta Muhammad, ucciso il 10 di Muharram dell’anno 680 (61 dell’Egira) insieme ai suoi compagni, sulla pianura dell’attuale Iraq. Questa data, nota come Ashura, segna uno degli eventi più dolorosi e significativi della storia islamica.

Un martirio annunciato

Dopo la morte del Profeta Muhammad, si aprì una contesa politico-spirituale sulla legittima guida della Umma (la comunità islamica). L’Imam Husayn, figlio di Ali e Fatima, rappresentava per i suoi seguaci l’erede spirituale e morale del Profeta. Tuttavia, il califfato passò nelle mani della dinastia omayyade, la quale, sotto Yazid ibn Mu‘awiya, consolidò un potere autoritario, dinastico e sempre più distante dagli ideali originari dell’Islam.

Quando Yazid chiese a Husayn un atto di fedeltà, quest’ultimo si rifiutò, affermando che “una persona come me non può giurare fedeltà a uno come lui”. Con questo gesto, Husayn si fece simbolo di resistenza etica, scegliendo la via del martirio piuttosto che la sottomissione all’ingiustizia.

La tragedia di Karbala

Accompagnato da un piccolo gruppo di familiari e seguaci (72 in totale), tra cui donne e bambini, Husayn si diresse verso Kufa, rispondendo alla chiamata di sostegno da parte dei suoi sostenitori. Ma il 10 Muharram, a Karbala, fu circondato e assediato dalle truppe omayyadi. Senza acqua, affamati e stremati, gli uomini di Husayn combatterono valorosamente fino all’ultimo. Il massacro fu totale. Il corpo di Husayn fu decapitato, il suo cadavere calpestato dai cavalli. Le donne e i bambini sopravvissuti furono catturati e deportati a Damasco.

Un simbolo universale

Karbala non è soltanto un luogo fisico o un fatto storico. È divenuta metafora universale della lotta tra oppressi e oppressori, tra verità e menzogna, tra libertà e tirannia. Husayn è considerato il “Signore dei Martiri”, colui che non accettò il silenzio complice di fronte alla corruzione del potere. Per questo, ogni anno milioni di fedeli celebrano il suo sacrificio con il pellegrinaggio di Arba’in, 40 giorni dopo l’Ashura.

Attualità di un messaggio

Nel mondo contemporaneo, segnato da guerre, ingiustizie e sopraffazioni, il messaggio di Husayn continua a risuonare come un grido di coscienza. “Ogni giorno è Ashura, ogni terra è Karbala” è un motto che invita ogni individuo a non voltarsi dall’altra parte di fronte al male. Karbala è la storia di chi sceglie di morire in piedi piuttosto che vivere in ginocchio. È una lezione di amore, fedeltà e sacrificio che parla all’umanità intera, al di là delle appartenenze religiose.


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