Il PdL e Milan: destino comune
par Giacomo
venerdì 23 novembre 2012
Discesa sportiva e politico di Berlusconi e, forse, dell'Italia.
Tempi duri per i milanisti, è tempo di vacche magre un po' per tutti. La crisi non risparmia nessuno, nemmeno società sportive milionarie che hanno abituato i tifosi a gioie ben lungi da quelle attuali. Cedere il passo agli sceicchi arabi è ancora più amaro quando si parla di calcio, "non c'hanno mai capito niente" dicono i vecchi saggi al bar. E allora, dato che sul piano delle finanze non c'è storia, puntiamo sui giovani?
Essere giovane non è sinonimo di essere forte o essere nuovo, si può essere giovani ma sembrare vecchi d'arte. Vedi Renzi, vedi El Sharaawy. Un paragone profano che penso renda l'idea delle speranze italiane, le ultime a morire si sa. Dopo gli addii eccellenti il Milan sta rialzando la cresta (proprio grazie a chi la cresta ce l'ha), ma i consensi faticano ad arrivare. Anche il PdL, dopo l'illustre addio - momentaneo - del suo plasmatore, fatica a dir poco a ripetere i tempi d'oro dei primi anni 2000, maggior partito e quasi il 40% di consensi.
- Il vecchio PdL
- Le vecchie percentuali sono ormai un miraggio.
Ora che non ci saranno più elezioni da vincere, ci saranno ancora giocatori da comprare? Forse li comprerà tutti il PSG ma i tifosi chiedono uno sforzo, non vogliono vedere una squadra che negli ultimi vent'anni è stata la migliore del mondo vicino allo spettro della retrocessione, temuto quanto l'ex premier temeva i "comunisti". Almeno il Milan ha una stella, se vogliamo guardare il lato positivo, cosa che nel partito manca - le uniche stelle sono quelle cadenti. Se El Sharaawy, ai margini l'anno scorso, può essere il delfino di Ibra allora il capace Sivlio di Arcore si affida apparentemente a Giampiero Samorì: lo so, avete appena detto "Giampiero chi?".