Il Pd e la manovra economica: la contro-proposta è "un’anatra zoppa"

par Camillo Pignata
mercoledì 17 agosto 2011

Nella sua manovra alternativa, Bersani ha pensato all’equità fiscale, ma ha dimenticato l’equità dei diritti tra lavoratori e impresa.

Nell’intervista a "Repubblica" di lunedì 15 agosto, il segretario non si esprime sulla derogabilità dell’art 18 dello statuto dei lavoratori e sul diritto di licenziare delle imprese, rileva solo l’inopportunità di sollevare il problema in questa fase di crisi: “dopo il recente accordo tra le parti sociali, e con tutti i guai che abbiamo, accendere una miccia di questo tipo mi pare una cosa pazzesca”.

Ma che modo di rispondere è questo. Se il Governo ha acceso una miccia, il PD non può girarsi dall’altra parte e purgarsi la coscienza dicendo che è una cosa pazzesca.

Comunque è certo che Bersani non risponde al quesito: il PD é per la derogabilità dell’art 18, per il diritto incontrollato di licenziare, sì o no?

E neppure si prende la briga di precisare che in Italia il diritto di licenziare esiste, e che l’intento del governo è quello di eliminare i controlli al diritto di licenziamento.

Quando sono a rischio i diritti fondamentali dei lavoratori, un partito di sinistra non può tacere o essere reticente, ha una sola risposta, quella di papa Pio VII al decreto napoleonico di annessione dei territori della Chiesa: "non debemus, non possumus, non volumus”.

Il silenzio non è mai neutrale.

E così se questo partito tace su questi argomenti fa una precisa scelta di campo, si schiera per la derogabilità dell’art 18, per il diritto incontrollato di licenziare.

E d’altra parte questa posizione, condiziona anche la costruzione di una politica industriale.

Il diritto di licenziare, e di derogabilità dell’art 18, si giustifica solo nel quadro di una politica industriale, dove la competitività è fondata sulla riduzione dei diritti dei lavoratori, e sui prezzi bassi di vendita.

La riduzione dei diritti dei lavoratori, un'assurda competizione con i cinesi e gli indiani sui prezzi di vendita?

E’ questa la politica industriale che vuole il PD?

E la ricerca, la qualità della merce, l’innovazione di processo e di prodotto, la formazione la capacità la bravura dei lavoratori come fattore competitivo?

Che fine fanno? In quale nascosto cassetto sono custodite le riflessioni e le soluzioni a queste problematiche?

Non si sa.

E' certo comunque che per il PD è prioritaria la convivenza ds/margherita, e così sacrifica sull’altare di questa convivenza la tutela dei lavoratori, e una concezione alternativa di politica industriale, regala all’impresa il diritto di sciopero, il diritto di licenziare e la derogabilità dell’art 18, e accetta una competitività fondata sui prezzi bassi.

Ma al di là delle questioni interne al partito democratico e delle posizioni politiche desumibili dal silenzio su certi temi, una risposta chiara dal PD su questi argomenti si impone, perché all’incertezza del messaggio del Governo, non può aggiungersi quella del maggior partito dell’opposizione.


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