Il Partito Democratico e il "ribelle" Stefano Fassina: è questa la strada giusta per andare al Governo del Paese ?

par Mario Salvo Pennisi
venerdì 25 novembre 2011

Siamo sempre alle solite, basta solo un lieve incidente di percorso, magari un litigio senza gravi motivazioni a sostenerlo, e nel Partito Democratico del leader Pier Luigi Bersani è come se fosse scoppiata una “bufera di freddo nel giorno di Ferragosto”.

Siamo sempre alle solite, basta solo un lieve incidente di percorso, magari un litigio senza gravi motivazioni a sostenerlo, e nel Partito Democratico del leader Pier Luigi Bersani è come se fosse scoppiata una “bufera di freddo nel giorno di Ferragosto”.

Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è accaduto recentemente. È accaduto che, proprio nel PD, che deve necessariamente essere un partito nel quale sulle “divergenze d’opinione” espresse al suo interno non ci dovrebbero essere prese di posizione contrarie alla “pluralità delle vedute” (altrimenti, perché si chiamerebbe Partito Democratico, cioè un partito dove chiunque può liberamente esprimere il proprio punto di vista?), si vengano, invece, a presentare situazioni degne del peggiore movimento d’ispirazione fascista.

Perché direte voi? E’ presto detto: Stefano Fassina, il Responsabile per i settori dell’Economia e del Lavoro all’interno del Partito Democratico, una persona rispettabilissima, laureato all’Università Bocconi (la stessa Università dalla quale proviene l’attuale Premier Mario Monti), che per lungo tempo ha svolto attività anche presso il Fondo Monetario Internazionale, è stato letteralmente assalito dall’area “liberal” che fa riferimento proprio al partito di Bersani.

Area che ne ha, addirittura, ufficialmente chiesto le dimissioni attraverso un documento presentato alla Direzione del partito dai Senatori Enzo Bianco, Ludina Barzini, Andrea Marcucci e Luigi De Sena. In sostanza, il nocciolo del discorso è: “Facciamo fuori Stefano Fassina”. Motivazione? Stefano Fassina sarebbe “un ribelle”. Fassina avrebbe osato, infatti, “ribellarsi” a persone con le quali non doveva nemmeno provarci, tra cui il Commissario Europeo Olli Rehn e l’esponente del PD professor Pietro Ichino.

E, inoltre, lo stesso Fassina sarebbe pure un grande “contestatore”, poiché fonti di stampa attendibili riferirebbero di una sua vicinanza con la Fiom di Maurizio Landini e con la CGIL della leader Susanna Camusso. Tutto ciò riguarderebbe le esternazioni - sgradite ad alcuni - di Stefano Fassina in materia economica e di tematiche sul lavoro. Ma dico, non per difendere Fassina, ma vi rendete conto di ciò che accade nel Partito Democratico?

Un’area del PD chiede le dimissioni di un noto esponente dello stesso partito, nonché responsabile di due importantissimi settori come l’Economia e il Lavoro, solo per il gusto di “imbavagliarlo”, cioè di farlo “tacere” facendolo estromettere dal suo incarico. Sembrano cose da “fascismo della Seconda Guerra Mondiale”!

Malgrado il Segretario Bersani, pare, stando alle ultime fonti pervenute, che sul “Caso Fassina” ci abbia messo "l’ennesima pezza che copre il buco”, un buco prodotto dall’area “liberal” con la richiesta di dimissioni, la questione alla quale vuole giungere il mio ragionamento è, tuttavia, un’altra: un partito che si ritiene “Democratico” a tutti gli effetti come il PD, come può determinare al suo interno simili situazioni che con la “Democrazia”, scusatemi se sono un po’ troppo duro, non hanno proprio nulla a che fare?

E inoltre: un Partito Democratico che arriva ad “azzuffarsi” anche solo per alcune questioni che definirle di “poco conto” forse è la definizione più elegante, come può pretendere di candidarsi a guidare il prossimo Governo del Paese, una volta giunti alle prossime elezioni? Ma questi “Democratici”, una volta alla guida del Governo, come si comporterebbero? Chissà perché ho un brutto presentimento: penso che un futuro Governo del PD, se si continua su questa strada, potrebbe durare poco… molto poco… E non vorrei che questo presentimento si tramutasse in una triste realtà!



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