Il Papa, i desaparecidos e la complicità

par Fabio Della Pergola
sabato 16 marzo 2013

“Nel 2000 chiese perdono a nome dell’intera chiesa argentina: 'Siamo stati indulgenti verso le posizioni totalitarie… Attraverso azioni e omissioni abbiamo discriminato molti dei nostri fratelli, senza impegnarci abbastanza nella difesa dei loro diritti. Supplichiamo Dio che accetti il nostro pentimento e risani le ferite del nostro popolo'…”.

Scrive così Adriano Sofri su La Repubblica, citando alla lettera le parole dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, oggi nuovo Papa di Santa Madre Chiesa con il nome di Francesco.

Sono stati indulgenti, dice lui, con la dittatura dei generali argentini colpevoli dell’assassinio di migliaia di oppositori, perlopiù giovani uomini e donne. Indulgenti con quella pratica orribile, indescrivibile nel suo totale sprezzo di ogni pietà, di caricare sugli aerei i corpi narcotizzati per gettarli dall’alto nelle acque profonde del Rio de la Plata o nell’oceano, avendo cura di sventrarli prima in modo che poi gli squali finissero il lavoro. Da quelle acque non è più tornato nemmeno l’ombra di un brandello di essere umano.

No, si direbbe proprio che non si siano "impegnati abbastanza". Si direbbe piuttosto che non si siano impegnati per niente.

30 o 40mila persone sono sparite in Argentina. E altrettante persero la vita grazie a quell'Augusto Pinochet che accolse con baci e abbracci l’altro Papa, il Giovanni Paolo II tanto acclamato dalle giovanili folle plaudenti, che si affacciò sorridente sul balcone de La Moneda dove Salvator Allende era stato ammazzato. Come, nel frattempo, altre decine di migliaia di persone erano state ammazzate da quel losco figuro che stava accanto al "Santo Padre".

Ne ho già parlato in un articolo intitolato “Desaparecidos: la Chiesa sapeva e taceva e non avevo voglia di tornarci sopra.

Ma la repelente bagarre sul coinvolgimento o non coinvolgimento personale di questo Papa, mi ha fatto cambiare idea. È stato complice, no non lo è stato....

In realtà non ha alcuna importanza se lui, proprio lui di persona, abbia denunciato degli oppositori e partecipato attivamente alla repressione, oppure se non lo abbia fatto. La questione vera, la sola questione che importa è che sapevano e tacevano. Che tutta la Chiesa, argentina e romana, sapeva e taceva.

O meglio dicevano cose orribili: "Quando c'è spargimento di sangue, c'è redenzione: Dio sta redimendo la nazione argentina per mezzo dell'esercito argentino", parole del provicario dell'epoca, Victorio Bonamìn. Mai smentito da nessuno e tantomeno scomunicato per l'evidente esaltazione mistica di uno sterminio di massa.

Sapevano. E tacevano. E la gente moriva anche per il loro silenzio, anche grazie a loro.

Prassi ecclesiastica. Settanta anni fa sei milioni di persone, e forse più, venivano polverizzate perché ebree. E altre centinaia di migliaia perché omosessuali o rom o malati di mente o oppositori. E anche allora essi, i buoni pastori di Santa Madre Chiesa, sapevano. E non dissero niente.

Poi, ciclicamente, chiedono scusa. E, secondo loro, questo è sufficiente. Dieci ave, pater e gloria (o comunque si chiamino quelle litanie che borbottandole dovrebbero "salvare") e la coscienza torna a posto. Non però la vita di quelli che, con il loro silenzio, hanno soppresso o contribuito a sopprimere fra inimmaginabili sofferenze. Quella, la vita soppressa, quella non torna.

E allora, piegano il capo con risibile atto di contrizione e ammettono a denti stretti “siamo stati indulgenti verso le posizioni totalitarie”. Non hanno nemmeno il buon gusto di chiamare le cose con il loro nome: si chiamano “attività assassine” non, così pudicamente, "posizioni totalitarie". Sono stati indulgenti con degli assassini. Con degli sterminatori di massa.

Da secoli la Chiesa è "indulgente" con i vari Mussolini, Hitler, Franco, Salazar, Pinochet, Videla, eccetera.

E, come ogni storico sa, gli archivi vaticani, dove molti di questi silenzi sono custoditi con estrema cura, sono consultabili solo fino a Pio XI. Della Shoah e di tutti gli stermini successivi di cui la Chiesa è stata silenziosamente connivente non si deve sapere nulla. Non sarà il caso che si decidano a gettare la maschera e invece di autoassolversi con la parola ‘indulgenti’ comincino a usare il più esatto termine di “complici” ? Esattamente come sono stati complici di quei preti pedofili di cui ormai non possono più tacere, dopo averlo fatto per così tanti decenni.

Perché hanno sempre saputo e hanno sempre taciuto. Non sarà l'ora, invece di offrire delle inutili scuse, aprire finalmente gli archivi, tutti gli archivi? E denunciare le connivenze e le complicità ? E ammettere di non avere alcuna intenzione di rispettare i diritti - civili e personali - degli individui, in primis il diritto delle donne di essere padrone del proprio corpo?

Questo silenzio millenario, infarcito di scuse sempre fuori tempo, fa di loro, dei pastori di Santa Madre Chiesa, il cattivo maestro da non ascoltare mai. Per la nostra salute psichica, ma, visti i precedenti storici, anche per quella fisica.


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