Il PD ha fatto "boom"! Si salvi chi può

par paolo
venerdì 19 aprile 2013

La strategia suicida del partito che non c'è, con un solo salvagente: Romano Prodi.

Era ora, non se ne poteva più, finalmente il caravanserraglio che risponde al nome di PD (Partito Democratico) ha tirato le cuoia, con somma gioia dei propri elettori. Non è un paradosso, è la pura e semplice verità. Per chi come il sottoscritto ha una antica cultura di sinistra, per chi in passato ha votato il partito comunista, per chi ha creduto in una visione di società più equa e più giusta, più equilibrata nelle opportunità e nelle garanzie per tutti, per tutti questi, delusi da anni di ipocrisie e di inciuci immondi, finalmente è finita.

La parola fine l'ha scritta un oscuro funzionario di partito, da tutti definito "brava persona" ma evidentemente politicamente senza gli attributi, senza quel guizzo di intelligenza e di sano realismo che avrebbe richiesto questo Paese impazzito. Mi riferisco ovviamente a Pierluigi Bersani, deus ex machina di una operazione politicamente demenziale che si è conclusa nel modo peggiore, peggiore per il partito che conduce, ma pessima anche per un paese ormai in balia degli istinti più biechi.

Intendiamoci, Bersani è l'interprete dell'equivoco politico sul quale si è retto un partito in eterna contraddizione con se stesso, stretto in un'alleanza immonda tra i reduci revisionisti del marxismo e i pezzi della galassia di quel centro sinistra storico composto dai superstiti della vecchia balena bianca, ovvero la DC, e di quel partito socialista che fu di Craxi.

Sacro e profano mescolati insieme che, in venti anni di berlusconismo, hanno prodotto il nulla lasciando che il Cavaliere di Arcore portasse allo sfascio etico e morale questo Paese. Una decina d'anni orsono, un appassionato onorevole Luciano Violante, ex presidente della Camera dei Deputati e della Commissione antimafia, uno dei nomi circolati per le elezioni alla presidenza della Repubblica, dagli scranni del PD rivendicava il merito di aver permesso a Silvio Berlusconi di prosperare nelle sue attività imprenditoriali, chiedendone la riconoscenza in nome di una linea politica che definire disgraziata è puro eufemismo. Si chiamava e si chiama inciucio.

Ieri l'immagine di Bersani che, durante la sessione di votazioni, cinge le spalle di Angelino Alfano e si allontana in un parlottio quanto meno inopportuno, ci fornisce la misura completa della inadeguatezza di questo segretario di partito oscuro che sarà ricordato soltanto per le sue allegorie linguistiche e per le imitazioni di Crozza.

Ma come Pierluigi?    

Due mesi spesi a cianciare di "cambiamento", di caccia spietata a Beppe Grillo come neanche nel film "Ottobre Rosso", facendosi perfino umiliare in streaming da due nani politici come Vito Crimi e Roberta Lombardi, in un faccia a faccia consegnato alla storia, e poi? Per proporre chi? Franco Marini!

No dico, Franco Marini, personaggio la cui storia è il trionfo, la quintessenza dell'inciucio, della politica sotto traccia, delle oscure manovre di corridoio, della politica consumata nel nome dell'equilibrismo da paese del gattopardo e dove tutto cambia per non cambiare nulla.

E nel frattempo, caro Pierluigi, ti sei pure fatto fregare da Grillo un candidato del valore e del calibro di Stefano Rodotà, uno dei tuoi, uno che ha vissuto con incarichi istituzionali di prestigio nelle tue fila.

Ma invece di dire "cerchiamo la massima condivisione di tutti", sottintendendo anche la benevolenza di Silvio Berlusconi, non era meglio dire "cerchiamo una figura istituzionale di garanzia della legalità", strafregandotene del Pdl, che tutto è meno che un partito? Non è questa la vera emergenza di questo Paese drogato di malaffare, di caduta etica, di deficit d'onestà individuale ed istituzionale?

Adesso, di fronte allo sfacelo che sta montando, ferocemente alimentato da quel Matteo Renzi che aspettava solo l'occasione buona per colpirti alle spalle, emulo di quel Bruto che trafisse Cesare, ti rimane solo una carta da giocare prima dell'esplosione del partito in mille pezzi, giocare la carta Romano Prodi, ovvero l'eterno salvagente al quale appendersi quando la barca affonda.

Vedremo se sei capace di tanto coraggio perché se ciò avvenisse, incredibile ma vero, tutti saranno a celebrare la fine strategia di un macchiavellico Pierluigi che, dopo avere gigionato nelle tre votazioni a maggioranza dei due terzi, piazza il colpo a sorpresa che farebbe tremare i polsi al cavaliere di Arcore e metterebbe Grillo con le spalle al muro.

E allora Pdl beffato, ciurlato, preso per i fondelli e M5S risucchiato in una convergenza che non può rifiutare. Sarebbe il tripudio, l'apoteosi di una mossa da scacco matto.

Il ruggito del coniglio.


Leggi l'articolo completo e i commenti