Il Monte dei Paschi: sintomo di un male antico

par Daniel di Schuler
venerdì 25 gennaio 2013

La crisi della banca senese, per il momento, è costata 4 miliardi alle finanze pubbliche (lo so, come ha spiegato Mario si tratta solo di prestiti, ma intanto quei soldi li abbiamo dovuti cacciare), vale a dire 60 Euro a italica cucuzza, 240 euro ad una famiglia di quelle numerosissime di una volta, con due figli, dove di cucuzze ce ne sono quattro.

Soprattutto ha dimostrato una volta di più come non ci siano innocenti, neppure a sinistra, quando si vuole andare a cercare i colpevoli del nostro disastro.

Tutti uguali, come dice Grillo? No, certo, ma con tanti malvezzi in comune.

Cattive abitudini di lunga data, come lo è la nostra crisi, iniziata già alla fine degli anni Settanta.

Il peggiore di questi vizi? La pretesa della politica di gestire puntualmente, attraverso i propri nominati, non solo le banche in cui è presente per motivi storici, come il MPS, ma aziende di ogni tipo, pubbliche o partecipate dal pubblico.

Bersani (da cui mi aspetto prima o poi un colpo d’ala. In questo momento si comporta come un berlusconiano di stretta osservanza: meno tasse, nessun taglio e viva la patata) ricordava un paio di giorni fa come la nostra spesa pubblica, levata la componente previdenziale, sia in linea con quella degli altri paesi europei. Bravo. In cambio di quella spesa, però, cittadini, famiglie ed aziende italiane non hanno servizi di livello europeo; non ne hanno per niente (vogliamo parlare di edilizia popolare o borse di studio?) o di pessimi (dalla giustizia civile alle poste nulla funziona in modo remotamente paragonabile al resto d’Europa). Questo è il problema; il resto, è aria fritta o viene dopo.

L’azienda tranviaria (ricordate la Catania di Scapagnini? Non circolavano più gli autobus: mancavano soldi per far loro il pieno e tutti gli autisti era stati promossi dirigenti) quanto la cassa di risparmio sembrano avere altro scopo che quello di fornire poltrone ai trombati della politica. Non servono, se non marginalmente, a fornire i servizi che dovrebbero: sono piuttosto centri di potere, occasioni per acquistare, con assunzioni ed appalti, consenso ed altro.

La politica deve fare un passo indietro? Deve andarsene. Punto.

La Politica detti le linee guida, ma lasci la gestione delle aziende nella mani di dirigenti, possibilmente cresciuti in quelle realtà, che rispondano in prima persona del proprio operato. Responsabili che, esattamente come i loro colleghi del settore privato, possano essere rimossi nel caso si rivelino incompetenti; incapaci di centrare degli obiettivi, questi sì, stabiliti dai politici.

Un discorso alla portata di un bambino, su cui nessuno dovrebbe avere nulla da eccepire; un passo fondamentale per restituire un minimo di efficienza al nostro settore pubblico e un poco di competitività alla nostra economia.

Soprattutto per ridare alla nostra società, corrotta fino ai livelli più infimi, dove bisogna essere amici di o presentati da anche per fare lo spazzino, un minimo di decenza.

P.S. Chi pensa di dibattere su questi temi puntando il dito contro “quegli altri” che sarebbero peggio “dei nostri” (peggio della Lega, però, in questo non credo ci sia nessuno; ha piazzato i propri uomini, a cominciare dal Trota nel cda dell’ente Expo, ovunque le sia stato possibile) farebbe bene a riflettere se non sia il caso di tornarsene all’asilo. Argomentazioni del genere, “ma anche Gigino, papà”, non sono accettabili da parte di chi va già alle elementari.


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