Il Golpe Tecnocratico e la Rivoluzione Democratica

par mario albrizio
giovedì 17 gennaio 2013

L’attacco contemporaneo ai tre simboli/movimenti più fuoricasta del momento non può essere casuale.

Grillo, Ingroia e Monti sono personaggi molto diversi tra loro. Nell’insieme però rappresentano una massa politico-elettorale indubbiamente scomposta e disorganica, ma capace di capovolgere gli equilibri (politico-clientelari e non di rado mafiosi) che in qualche modo hanno retto fin qui.

Insomma sono sotto attacco i tre leader che, pur in disaccordo su molto se non su tutto, danno fastidio alla “casta”, a quel residuato dello scorso millennio che ancora è riuscito a sopravvivere e conservarsi, chiudendosi nel fortino, proteggendosi (tutti) con una legge elettorale incostituzionale e sostanzialmente mafiosa, tagliando i ponti con la società civile e difendendo con le unghie e con i denti i propri più impresentabili privilegi. Al di là di qualche sceneggiata ed eccessiva drammatizzazione, come quella di Grillo che ha parlato nientemeno che di “fine della Democrazia” (come se ci fosse mai stato un inizio...); la legge parla chiaro e non c’è dubbio che alla fine i simboli saranno associati ai “legittimi” rappresentanti. 

Allora cosa significa questo attacco troppo simile e simultaneo per non essere stato accuratamente pianificato? Ridicolizzare il “nuovo”. Mostrare la sua dappocaggine tecnica. Sfruttare a fondo i meandri e i codicilli della procedura elettorale. Far vedere che la politica non si improvvisa e che c’è chi ne sa di più. Affermare l’equazione nuovo=imbranato e forse peggio. Basta guardare questo inquietante ritaglio:

Sono evidenti gli scopi goliardici, ma anche un'attenta regia, probabilmente a più livelli. Lo scopo? Come sempre, mettere gli uni contro gli altri (ancor più di quanto già non siano) per poterli dominare meglio. Mostrare all’opinione pubblica che, se da un lato c’è la Banda Bassotti che resiste, dall’altro non ci sono alternative serie ma una calca sconclusionata di straccioni in lotta tra loro. In tal modo una parte del voto “di rinnovamento” si scoraggerà e forse la Banda riuscirà ancora a spuntarla. 

Oppure il disegno è più sottile e mette in conto che la Banda ne uscirà comunque sconfitta. Ma indebolendo l’alternativa, facendone esplodere limiti e contraddizioni, si condurrà con più sicurezza il Paese all’ingovernabilità, al caos e dunque alla svolta autoritaria. Ciò che non poterono in decenni insanguinati le bombe e gli assassini, più o meno, di Stato, la strategia della tensione, lo potranno in pochi mesi gli opposti dilettantismi? Difficile dire. Certo è che sembra riuscire la strategia della pensione, nel senso dell’attacco ai diritti acquisiti e fondamentali, che si ritenevano ormai totem intoccabili.

Col Paese in affanno e il quadro politico ancor più frantumato e rissoso che si prevede uscire dalle elezioni e dopo un periodo di trattative, di esecutivi deboli e di caos, sarà un gioco da ragazzi piazzare e imporre un altro governo “tecnico”, a quel punto il caso isolato di Monti diverrà la regola aurea. Fine definitiva (se mai sia iniziata davvero) della “democrazia” e avvio ufficiale della tecnocrazia. I miti nazional popolari sostituiti dai parametri della Bocconi e di altre simili fabbriche di “democrazia” mercatocentrica. 

Una tecnocrazia finanziaria autocentrica con l’unica variante di un primo ministro obbediente prevalentemente alla logica dei capitali angloamericani, o a quella dei capitali franco-tedeschi o vaticani, prima ancora che di quelli nostrani. In un mix graduabile, ma sempre con l’effetto di succhiare sangue alla società civile e all’economia reale a vantaggio delle mastodontiche macrostrutture finanziarie e socio-”culturali” al servizio delle èlite parassitarie dominanti. Solo allora, miracolosamente, quando si schiacciano i popoli e si gonfiano le banche della moneta succhiata loro, lo spread si azzera e i mercati si acquietano. Obiettivo raggiunto. 

Se questo è il quadro, visto da una prospettiva italiana-europea, ai cittadini assediati - stretti tra una classe politica marcia, i descamisados grillo-ingroiani e gli innovatori sobrio-riciclati montiani - ai cittadini liberi non rimane che una scelta strategica, che non è l’astensione, ma l’organizzazione autonoma e intelligente. Assediati come i Romani ad Alesia e costretti a combattere su due fronti, dobbiamo conquistarci il nostro diritto a una Democrazia vera, tranquilla, operosa, efficiente e umana, senza poter contare sui vecchi né sui nuovi pretendenti - che vanno gli uni pensionati (e processati) e gli altri superati. 

Bisogna diffidare dei partiti-persona rifiutare qualunque compromesso con una classe politica politicamente vecchia, marcia e responsabile dell’attuale fallimento, che va mandata a casa, subito e totalmente. Dobbiamo organizzarci per una Democrazia vera, fatta di cittadini attivi e informati, di associazioni democratiche, di controlli, di trasparenza, di efficienza, di merito e di solidarietà. Internet è qui per questo. 

Niente uguaglianze astratte, né privilegi di casta, ma pari opportunità e diritti fondamentali per tutti. Proprio come dice la Costituzione. Niente partiti-associazioni private, in realtà idrovore insaziabili di pubbliche risorse a scopi clientelari e di privilegio personale e amicale, ma Nuovi Partiti che si uniformano alla Costituzione, che garantiscono la propria democraticità interna, e che solo in quel caso usufruiscono di giusti contributi pubblici. Spazio e onore al merito, ma senza diseguaglianze e riconoscendo il valore formativo, costruttivo, produttivo della solidarietà civile e sociale. I Cittadini di questo Paese sono chiamati a compiere una scelta difficile: quello di liberarsi da un passato mafioso, di un presente cialtrone e di riconquistare il proprio futuro e il proprio diritto alla ricerca della felicità. 

A chi prepara il Golpe Tecnocratico dobbiamo rispondere da subito, preventivamente, con una Rivoluzione Democratica al cui centro non stanno né i partiti mafioso-clientelari né i cosiddetti mercati a loro volta schiavi di logiche massonico-mafiose dannose per tutti, ma i cittadini, le famiglie, le imprese sane e produttive, le banche risanate che ritrovano la loro funzione di volano indispensabile dell’economia e lasciano per sempre il ruolo di piovre, sempre pronte a rifilare ai malcapitati le produzioni tossiche dei soliti noti, signori da strapazzo dei mercati drogati e disumani.

A chi prepara il golpe contando sul caos, dobbiamo far trovare una Rete Civile organizzata e compatta, pronta a prendere il potere nell'unico modo che conta: pacificamente, con l'intelligenza, la collaborazione e la condivisione dei valori fondamentali costituzionali. Un’impresa titanica. Ma, per fortuna, senza alternative. Dobbiamo farlo, proprio noi, proprio qui, al centro del duplice assedio. Dobbiamo farlo ora. Dobbiamo farlo tutti.


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