Il Giornale e nuovi veleni su Di Pietro

par Elia Banelli
mercoledì 28 gennaio 2009

Non sanno più cosa inventarsi. Dopo settimane di calunnie e infuocate campagne di stampa contro Antonio Di Pietro, che intanto nei sondaggi vola oltre il 10%, Il Giornale della famiglia Berlusconi è uscito in edicola con un nuovo sensazionale scoop gettato in pasto ai suoi lettori. Titolo: "le manie hollywoodiane dell’ex ministro".

Si sbatte in prima pagina un "pezzo forte", più importante dei 60.000 licenziamenti annunciati alla Fiat: Di Pietro avrebbe chiesto a Filippo Cecchi Gori di fare un film su di lui, interpretato niente di meno che da Robert De Niro. La firma calibrata è del solito Filippo Facci.

A prescidendere dalla rilevanza della notizia (una semplice battuta di circostanza raccontata a cena tra amici è diversa da un progetto serio, tra l’altro mai andato in porto) l’articolo si indirizza su un binario preciso: la presunta megalomania di Di Pietro.
Si parte da un episodio marginale, per ricordare le solite storie confenzionate ad arte su di lui: la Mercedes ed i 100 milioni di Giancarlo Gorrini, i progetti strategici di Di Pietro per una riforma dei servizi segreti all’indomani di Mani Pulite, i rapporti personali con il costruttore amico Gianni Rizzo. Vicende prive di rilevanza penale, come accertato dalle numerose sentenze di archiviazione e assoluzione "perchè il fatto non sussite", ma senza nemmeno un’ombra di responsabilità morale ed etica, come si evince dalle risposte che lo stesso Di Pietro ha fornito più volte, incalzato dal direttore di Libero Vittorio Feltri, sia sul blog sia sulle pagine de "Il Guastafeste", il libro-intervista con il giornalista Gianni Barbacetto.

E’ comprensibile però che il Popolo delle Libertà e gli house organ berlusconiani si sentano minacciati dalla continua ascesa elettorale dell’Italia dei Valori, un partito che fa vera opposizione e non concede sconti ai continui tentativi d’inciucio del Palazzo.



Per settimane abbiamo ascoltato Capezzone, l’attuale portavoce del Pdl, ripetere su tutti i tg la solita frase come un disco rotto: invitiamo Veltroni a rompere l’alleanza con Di Pietro.

Adesso che le sirene del dialogo sono più vive che mai, sull’imminente riforma della giustizia accompagnata dalla scure sulle intercettazioni, la parola d’ordine del capo è: eliminare le residue voci dissidenti.

Da qui l’infinita campagna di stampa de Il Giornale, che non sa più cosa tirar fuori per screditare l’unico partito senza pregiudicati in Parlamento.



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