Il ’68 cinquant’anni dopo
par clemente sparaco
lunedì 15 gennaio 2018
A 50 anni dal '68 se ne può, e se ne deve, tracciare un bilancio storico.
Rifuggendo da celebrazioni di rito e ancor più dalla retorica, propongo queste considerazioni che vogliono essere provocatorie, ma, nello stesso tempo, ponderate e motivate.
“La rivoluzione– ha scritto Pancho Pardi - nessuno sapeva come farla e cosa farne dopo” (Dialogo fra un sessantottino e il suo spirito critico, in Sessantotto: mito e realtà, Supplemento a Micromega, 1/2008).Fra i giovani del movimento che lo animarono non c'era, in effetti, progetto che andasse oltre il momento di rottura. Il Movimento studentesco non aveva uno schema culturale "forte" di riferimento, “faceva, ma non esprimeva” (F. Cardini, Conoscete il ’68, Il grillo 11-6-98).
Era di Sinistra, ma non ortodossamente marxista, perché vi confluivano anche elementi anarchico-libertari e, per di più, vi si combinarono idee provenienti dall’ambiente liberal americano. Kennedy e Martin Luther King furono figure di riferimento al pari del Che e di Ho Chi Minh. Ma, alla fine, fu l’aspetto libertario e individualistaa prevalere su quello collettivista. L’idea della lotta “sopravvisse solo presso le frange estreme della rivolta armata” - ha scritto Enzo Peserico (Il sessantotto italiano, in StoriaLibera.it, data inserimento 30-7-2007).
Si è assistito, quindi, da un lato, ad uno svuotamento dei contenuti originari del ‘68e, dall'altro, ad un ritorno alle istituzioni, in quanto molto presto - agli inizi degli anni ‘70 -, “il movimento spontaneo è stato imbrigliato all’interno di un gioco politico” (F. Cardini, Conoscete il ’68 etc.). Allora molti dei sessantottini sono rifluiti nel privato o hanno pensato bene di iscriversi ai partiti, DC, PSI e PCI, per far carriera, magari nell’Università o nell’informazione. Solo una minoranza ha creduto che l'unico rimedio per una società malata di capitalismo fosse la P38 e ha insanguinato col terrorismo gli anni di piombo.
Ma, alla fine, del ’68 politico non sono rimaste che le ceneri: teorie e slogan, miti, figure e tendenze, accomunati da una sorta di amore dell'autodistruzione e della distruzione a segnare la deriva nichilista del movimento e della retorica che l’aveva contraddistinto. L’immaginazione non è mai andata al potere, forse anche perché quello non era il suo posto. Quanto all’Università, si è assistito ad un cambiamento, per cui l’Università è diventata alla portata di tutti, ma ciò è stato a detrimento dei livelli dei corsi, delle difficoltà degli esami. L’università di massa non ha, quindi, prodotto una cultura alternativa, ma una massificazione culturale che ha finito per massificare anche le alternative.