Il 5 maggio di Napoleone

par paolo patrone
mercoledì 3 maggio 2017

â«Vedevo il mondo sprofondare sotto di me come se fossi sollevato in aria.»
E d’un tratto quel mondo fu confinato in un’isola di 16 km. per 12 km.
All’orizzonte dello sguardo solo acqua, mare, e più niente del mondo, che aveva smesso di esistere. 
Quel mondo che aveva conquistato con un susseguirsi di lampi di genio militare, schioccanti rapidi, secchi come scudisciate, quel mondo che si era dovuto piegare ed arrendere alla sua grandezza di condottiero, non era più.
La potenza dell’uomo che aveva impresso nel ‘piccolo’ sottotenente corso la tempra di condottiero e conquistatore militare oltre l’orizzonte immaginabile, e che aveva illuminato l’anima di uomini come Hegel "« Ho visto l'imperatore – quest'anima del mondo – uscire dalla città per andare in ricognizione. È veramente una sensazione meravigliosa vedere un simile individuo che, concentrato qui su un punto, seduto a cavallo, si estende sul mondo e lo domina. », di Ludwig van Beethoven, che gli dedicò ‘L’eroica’, di Lev Tolstoj in ‘Guerra e pace’, era stata sedata nella piccola, umida, silenziosa, isola di Sant’Elena, fuori dalla rotte di navigazione.
Mare ed acqua dovunque volgeva lo sguardo; l’anelito dell’andare oltre tutti i confini della contrade europee sotto e dentro quella inospitale ed amorfa campana di rocce ed acqua.
Perfino un uomo come Manzoni, a cui Napoleone non era mai stato simpatico, si sentì schiacciato e sgomento dalla sua morte (“La sua morte mi scosse, come se al mondo venisse a mancare qualche elemento essenziale”) e gli dedicò quell’ode, che ebbe un’enorme risonanza in tutto il mondo e che fu tradotta in tedesco da Goethe. Ed anche questo desta meraviglia. La grande capacità manzoniana di immedesimazione, l’empatia di vestirsi dei suoi sentimenti sino a descrivere con quel tratto rapido ed implacabile dei versi gli strati di ricordi che si accumulavano l’uno sull’altro sino a diventare un mostruoso unicum vivente a schiacciare la memoria dell’anima di quell’uomo. Ma Manzoni era un maestro nell’adoperare la penna come uno scalpello che incide nell’anima del lettore la massa vivente di oppressione che gravava sull’isolano forzato, con ancora nel naso l’odore di cordite dei campi di battaglia. 
 La costruzione affascinate del verso mediante asindeto e polisindeto, che non enumera i ricordi come ognuno a sé stante ‘questo, quello, quell’altro’ o come un susseguirsi di ricordi con ogni volta in primo piano solo uno di essi ‘questo e quello e quell’altro’ bensì come un mostruoso macigno pressante lo spirito ed opprimenti la memoria di Napoleone: 

"E ripensò le mobili tende
e i percorsi valli,
e il lampo dei manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio,

e il celere ubbidir."

L'incalzare dei ricordi dalla virgola e dalla congiunzione 'e' (non solo dall'una e dall'altra, ma assieme, ti fa precipitare addosso un macigno che aumenta di peso per aggiunzione istantanea dei singoli ricordi, corporati in una massa unica).
Qualcuno volle notare che l’ode fu “non un canto a Napoleone, ma al mistero della sua morte, dello spirito che sparisca nel nulla…(essa) si colloca accanto al secondo Coro dell’Adelchi, quello che il poeta ha dedicato alla fine di Ermengalda… (versi) che innalzano il condottiero e la donna al di là di ogni ombra terrena, sino all’incontro con Dio” (Angelo Gianni).
Ma si sa che ogni epoca apporta i suoi ripensamento non solo ai pensieri, agli scritti ma soprattutto al giudizio dei protagonisti della storia.
E così Napoleone, che era un idolo ai tempi della mia adolescenza (e che per me tale rimane) è stato poi giudicato meno benevolmente, ad incominciare a ritroso da K. Marx, e via via sino ad essere considerato un avventuriero senza scrupoli.
E vengono tenuti in ombra altri aspetti della personalità di Napoleone. Il Codice Napoleonico, ovvero Codice Civile, pietra miliare nel campo del Diritto, confluito nel Codice Civile italiano. Ma non solo, anche l’unificazione dei quattro codici.
L’aver trasformato le strade strette e tortuose di Parigi in viali larghi e intersecanti in linea retta con le vie radiali (per scongiurare "la pericolosità di strade strette e tortuose, propizie alle barricate con i sovrastanti tetti comodi per il lancio di mattoni, sassi ed oggetti vari” (http://www.filippin.it/casar/testi/napoleone.htm). Penso agli strateghi di oggi !; 
istituì i licei e i Politecnici, per la formazione efficiente delle classi dirigenti (tralasciò l’istruzione elementare "essendo dell'idea che il popolo dovesse rimanere in una certa ignoranza per garantire un governo stabile e un esercito ubbidiente.” (Wikipedia)).
È dal lontano 2010 che mi ripromettevo di scrivere qualcosa sul ‘mio’ Napoleone. Fino ad oggi mai riuscito. Anche questo scritto, in effetti arruffato, non è quello che volevo dire, né nella forma né nella completezza. Ma è un inizio, per cui l’unico modo di qui chiudere è con un
(…continua).
(paolo patrone)
 
P.S.: immensa e romantica l’interpretazione di Marlon Brando, ‘Désirée’ (1954).

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