Il 30% degli appalti pubblici senza gara

par Paolo Borrello
giovedì 16 giugno 2011

Il mercato degli appalti pubblici vale complessivamente “circa 102 miliardi di euro annui, pari all'8% del Pil, ed occupa quasi 1,5 milioni di persone”. E’ quanto ha affermato il presidente dell'Autorità per la vigilanza dei contratti pubblici, Giuseppe Brienza, nella presentazione della relazione annuale 2010, facendo il punto sul valore del mercato, calcolato considerando i dati anche di importo inferiore alla soglia di 150.000 euro “Nell'anno 2010 si è registrata una consistente crescita della domanda complessiva”, ha sottolineato il presidente. Infatti ha aggiunto, “la domanda di contratti pubblici, di importo superiore a 150.000 euro, ammonta a 87 miliardi di euro e presenta un incremento del 9,6% rispetto all'anno precedente”.

Dal monitoraggio sui contratti di importo superiore a 150.000 euro è emerso che “circa il 30% del numero di tali contratti viene affidato senza gara”. Inoltre, “il 28% del loro valore complessivo - ha sottolineato Brienza - è affidato con procedura negoziata. Quest'ultima percentuale, che con riferimento all'importo complessivo di 102 miliardi corrisponde a 28,56 miliardi di euro, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, è aumentata del 6,5%”. “Nei contratti di lavori, servizi e acquisizione di beni stipulati dalle società con capitale pubblico, anche non maggioritario, più di 5.000 soggetti, pari al 68%, su un totale di circa 7.300, hanno disatteso sistematicamente la normativa sugli appalti, compresi gli obblighi di comunicazione, sottraendo alla concorrenza 1,2 miliardi di euro annui”, ha affermato poi Brienza.

Nella relazione si rileva che il mercato dei contratti pubblici “presenta ancora numerose criticità”. In particolare, l'Autorità spiega che “l'attività svolta ha evidenziato come il mercato dei contratti pubblici, pur essendo un settore economico al quale l'interesse del legislatore è spesso rivolto attraverso il susseguirsi di diversi interventi normativi, presenta tuttavia ancora numerose criticità, consistenti principalmente in uno scarso livello concorrenziale, un'eccessiva litigiosità dei soggetti coinvolti, una sproporzionata durata dell'esecuzione dei contratti, nonchè un frequente ed immotivato ricorso a varianti che provocano un sensibile aumento dei costi contrattuali”. Nella relazione si legge, inoltre, che sulla ricostruzione in Abruzzo l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha avviato un'istruttoria al termine della quale ha rilevato come “l'adozione di procedure in deroga si sia protratta anche successivamente ad una prima fase emergenziale” e non ha ritenuto giustificato il protrarsi “di procedure emergenziali, in assenza di una qualificata urgenza”. Nella relazione si sottolinea, tra l'altro, come, di fatto, “non siano stati rispettati i principi di non discriminazione, parità di trattamento, trasparenza, economicità, in quanto il soggetto attuatore non ha dato conto di prestabilite modalità e criteri di individuazione degli operatori da invitare alle singole procedure di gara, assicurando un'adeguata rotazione degli stessi”.

Per quanto riguarda la definizione progettuale degli interventi, l'Autorità ha osservato come “nell'ottica generalizzata della somma urgenza, gli stessi siano stati spesso avviati sulla base di progetti scarsamente definiti, o non sottoposti all'esame del Cta del Provveditorato, o meramente asseverati dallo stesso, lasciando così ampi margini alle iniziative delle imprese affidatarie”. Inoltre, le procedure adottate “non sono apparse idonee ad assicurare la congruità economica degli interventi, spesso di importo considerevole”. L'indagine dell'Autorità ha posto in evidenza che molti interventi “hanno subìto rilevanti incrementi economici, formalizzati da ulteriori atti aggiuntivi o realizzati tramite ulteriori affidamenti alle stesse imprese esecutrici”.


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