Il 14 giugno il popolo statunitense scende di nuovo in piazza contro l’autoritarismo

par Ezio Boero
venerdì 13 giugno 2025

Mentre Trump spedisce gli uomini armati e violenti dell'Immigration and Customs Enforcement (ICE) alla ricerca di immigrati nei posti di lavoro, nelle scuole, nei supermercati e nelle strade; definisce chi protesta un'insurrezionalista e invia in California la Guardia Nazionale (la stessa che il 6 gennaio 2021 non aveva voluto far intervenire contro chi assaltò il Campidoglio, su sua implicita istigazione), il 14 giugno gli Stati Uniti festeggeranno il 250esimo anniversario dell'esercito e il Flag Day, il giorno della bandiera, istituito dal Congresso nel 1949 per ricordare la data in cui essa fu adottata dalle prime 13 ex colonie inglesi sul territorio americano.

Guarda caso, il 14 giugno combacia col 79esimo compleanno di Trump e lui ha deciso di festeggiare un 2 per 1 con una parata militare a Washington che costerà dai 25 ai 40 milioni di dollari. Alla faccia dei massicci tagli previsti dalla prossima legge di bilancio al già scarso servizio sanitario nazionale (Medicaid) destinato ai poveri.

Il 14 giugno sarà in campo anche la parte migliore degli USA: 1.800 cortei, manifestazioni, raduni sono organizzati in tutti gli Stati Uniti da una coalizione di più di 150 associazioni, tra cui il gruppo Indivisible, ambientalisti, osservatori dei diritti civili e Sindacati: Il nome dell'iniziativa è "No Kings!", per ricordare che "Non ci sono re (negli Stati Uniti)". E' attuata per contrastare la repressione della libertà di parola, il silenziamento del dissenso (con la reclusione di persone detenute per le loro posizioni politiche), la deportazione in altri Paesi compiacenti e a Guantanamo, le politiche governative che danno soldi ai milionari e vessano i lavoratori e l'ambiente.

"No Kings!" intende trasformare la festa di compleanno autoritaria di Trump, finanziata dai contribuenti, in una giornata nazionale d'azione che ricordi a lui e ai suoi sostenitori che gli Stati Uniti "appartengono al popolo, non alle compagnie inquinanti e ai miliardari", come è scritto sul sito di Sierra Club, uno degli organizzatori delle manifestazioni. Ed è l'ennesima iniziativa dal basso contro le politiche di Trump.

Il movimento di base 50501 ne aveva organizzate il 17 febbraio, il 4 marzo, il 19 aprile. Il 5 aprile una concentrazione di associazioni e di sindacati aveva indetto “Hands Off” ("Giù le mani", declinata contro tutti gli attacchi di Trump) con 1.400 raduni e/o cortei in tutti i 50 Stati degli USA che hanno portato nelle piazze di 700 città ben più di mezzo milione di persone (100.000 solo a Washington). Anche il Primo Maggio (giorno che negli USA non è festivo, benché tragga origine da vicende statunitensi: la legge del 1867 sulle 8 ore di lavoro nell'Illinois e il giorno di lotta del 1886, che portò all'impiccagione di cinque anarchici tra i promotori degli scioperi) lo slogan della mobilitazione nazionale, indetta ancora da 50501, è stata "Primo Maggio: Giornata Nazionale della Solidarietà. Fermare l'appropriazione miliardaria. Noi siamo i molti. Sono loro i pochi".

A partire dal 20 aprile e per un mese, a Washington, che essendo la capitale federale è la città che più ha subito i licenziamenti, ad oggi 175.000, di pubblici impiegati/e, è stato attiva la tendopoli Solidarity City, gestita dai licenziati e sostenuta da varie Associazioni e dal Metropolitan Labor Council (una sorta di Camera del Lavoro della Federazione AFL-CIO che raggruppa 150 sezioni sindacali di Washington e dintorni).

Tornando alla violenza dei raid federali contro gli immigrati e alla riposta di piazza di migliaia di persone a Los Angeles, la rivista Mother Jones ricorda, a perenne mònito, alcuni tragici e non lontani interventi in ordine pubblico della Guardia Nazionale (d'ora in poi GN): l'attacco agli studenti della Kent University che contestavano il 4 maggio 1970 l'estendere da parte di Nixon la guerra del Vietnam in Cambogia, quando la sparatoria ad altezza d'uomo della GN procurò 4 morti e 9 feriti, di cui uno paralizzato a vita. E anche l'uso della GN contro le rivolte dei neroamericani di Detroit nel 1967 (si veda il film di Kathryn Bigelow), di Washington DC nel 1968, di Los Angeles nel 1965 e nel 1992, e di Minneapolis e altre città nel 2020 dopo l'uccisione da parte della polizia di George Floyd. In tutti questi casi, la presenza della GN aveva incentivato le tensione e lo scontro razziale.

La GN è una milizia composta da riservisti sotto il comando dei governatori di ogni singolo Stato degli USA. Lo spiegamento da parte del Presidente federale può avvenire solo per motivi di emergenza nazionale o per missioni all'estero per rimpolpare l'esercito. Solo negli anni '60 i Presidenti l'hanno inviata contro il consenso dei Governatori: in alcuni Stati del Sud per proteggere il diritto alla scuola degli studenti neri da violente manifestazioni razziste. A Los Angeles invece le motivazioni sono biecamente partitiche: per esautorare il Governatore di uno Stato (del Partito Democratico), che in questo caso la ritiene dannosa e ha già rivolto due denunce a Trump (la seconda per l'ulteriore invio a Los Angeles di 700 marines), il quale a sua volta ne ha minacciato l'arresto. E per attaccare uno degli Stati più sindacalizzati e con attive comunità locali.

La GN, ormai schierata a Los Angeles con 4.000 persone, sta usando manganelli, lacrimogeni, granate stordenti, tazer e proiettili di gomma, attuando in alcuni quartieri una vera e propria guerra locale con raid che ricordano le epoche oscure dei fascismi. La grande maggioranza dei manifestanti che cerca di contenere gli abusi si difende con azioni di disobbedienza civile. Non molti sono quelli che approfittano del contesto per fare atti di vandalismo e furti ma quelli non sono l'obiettivo di Trump, anzi favoriscono la sua politica aggressiva verso gli emigrati. Sono presenti in piazza attivisti di varie associazioni della società civile e lavoratori di base dei Sindacati: David Huerta, leader della sezione locale del sindacato SEIU dei servizi, che sta contribuendo a organizzare la mobilitazione. è stato ferito con un tazer, arrestato e poi liberato su cauzione di 50.000 dollari. Mentre di molti altre persone, rapiti per strada dall'ICE, non sempre è facile avere notizie.

Contro gli attacchi alla democrazia e i soprusi del Potere (denunciati anche da Amnesty International USA) migliaia di persone sono scese in piazza, non solo nelle grandi città californiane, ma anche in altre nel Paese.

Le iniziative a livello nazionale di "No Kings!" del 14 giugno, ovviamente indette prima dell' "assalto" di Trump alla California, diventano così ancor più importanti. Sul sito di "NoKings" sono presenti sia una cartina che mostra la diffusione nel Paese delle iniziative previste, sia le motivazioni della discesa in campo per difendere la democrazia: "Hanno sfidato i nostri tribunali, deportato gli americani, fatto sparire persone che erano in strada, attaccato i nostri diritti civili e tagliato i nostri servizi. La corruzione è andata troppo lontano. Nessun trono. Nessuna corona. Nessun re".

 

Principali fonti:

Brian VanDeMarck, From Kent State to Los Angeles, using armed forces to police civilians is a high-risk strategy, 9.6

S.Andersun, Angelinos step up protests as Trump continues immigration raids, People's World, 10.6

https://www.nokings.org/

https://indivisible.org/


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