Idee per una topopologia

par Glaros - scrittura creat(t)iva
venerdì 27 febbraio 2009

 

Durante una vecchia edizione della trasmissione radiofonica Zapping il conduttore Aldo Forbice ebbe occasione di definire “allocchi” coloro che in qualche modo seguono l’’operato’ di Beppe Grillo. 

Se chi segue Grillo è definibile allocco, l’ormai acquisito termine di popollo allarga la circoscritta categoria del Cavalier Forbice ad una ben più ampia collettività che in Italia segue supinamente un’informazione total-mente artefatta senza alcuna capacità di comprenderne il perverso gioco di specchi. 

 

Proviamo a vedere dove, degli specchi, converge il centrale fuoco.


Intorno alla metà degli anni Novanta, sulla rivista della Societé de Banque Suisse Il Mese, compariva un articolo nel quale si auspicava che la struttura complessiva della società passasse dalla forma piramidale a quella sferica. In quegli anni su di un’altra rivista del Consiglio d’Europa, Forum, compariva la recensione di un testo di
Richard Body intitolato Europe of many circles. 

 

A questo punto la popollare domanda da porsi è Cosa c’entrino le piramidi con i cerchi e le sfere? Che geofilosoficamente parlando c’entrino ni-ente? Non siamo lontani dal vero ipso facto.



Da un punto di vista topologico infatti il vertice della piramide così come il centro della circonferenza o quello della sfera, rappresentano la stessa cosa. E dunque la Cosa stessa. Topologica-mente, ai fini del senso della con-centr-azione, non cambia nulla se la distribuzione avviene adottando la figura e la coreografia che Craxi utilizzò all’apice della sua carriera politica (appunto una faraonica piramide) o se, il centro di ‘riferimento’ anziché al vertice della piramide cor-risponda all’irraggiante centro di una sfera ed alla sua plotiniana emanazione. 

 

La differenza fra le due immagini è piuttosto di carattere psicologico. La piramide rinvia alla triangolarità ed alla verticalità del potere, mentre la sfera allude ad una dimensione immanente con la quale si sposerebbe forse meno il Concordato craxiano. Tuttavia giacché con Emanuele Severino abbiamo ‘imparato’ che il là è anche il più vicino dei qui ed il centro garantisce l’eternità di tutti gli enti, la vera questione non ri-guarda più immanenza e trascendenza che sono ormai inscindibilmente avviluppate l’una con l’altra, bensì la gestione della struttura ideale di questo Senso infinito e della sua arcana R&S.

 

Non a caso, il sociologo Pierre Bourdieu scrisse fra l’altro La noblesse d’Etat, alludendo appunto alle categorie sociali che amministrano questa grandiosa infinità ed il suo storico destino.

 

Si rischia di rimanere degli allocchi quando a parlare sono i guardiani del popollaio. Ma ai popolli di destra e di sinistra sembra ormai essere più che mai sufficiente che il nero centro garantisca loro la dose quotidiana di panem et circenses.

 

Ur-Sens, Ur-Center, Ur-Staat e, con essi, l’italico sociolinguistico URP

 

 

 


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