Il vero scopo del massacro di Gaza

par Reza
lunedì 5 gennaio 2009

Israele sa bene che Hamas non può essere sconfitto perché è l’espressione della volontà dell’intera popolazione di Gaza e quindi, per Israele, Gaza deve essere messo interamente in ginocchio e questa "politica" è stata applicata dagli israeliani contro Gaza , sin da quando Hamas ha trionfato nelle elezioni regolari e democratiche che si sono svolte a Gaza in presenza di oservatori dell’ONU e della UE quasi tre anni fa. Se vogliamo ricordare, anche subito dopo l’insediamento del governo di Hamas a Gaza, le voci provenienti da Israele che circolavano, sostenevano che ci sarebbe stato un’imminente attacco con l’invasione di terra della striscia di Gaza perché Israele non avrebbe tollerato la vittoria degli islamici nei territori occupati, in quel momento l’opinione pubblica israeliana era pronto per attacco decisivo a Gaza, ma il governo israeliano ha dovuto fare marcia indietro perché non era ancora pronto l’opinione pubblica mondiale ed era passato poco tempo dalla conferma della regolarità e democraticità delle elezioni che hanno portato Hamas al governo a Gaza.

Ora, dopo più di 500 morti causati dai bombardamenti israeliani contro una popolazione civile privo di difesa da parte di un esercito regolare, privo quindi di una difesa antiaerea che avrebbe poututo bilanciare un’pò le forze in campo , ma anche privo di qualsiasi tipo di rifiugio antiaerea per mettere al riparo i civili dai bombardamenti indiscriminati che Israele compie con le bombe GBU-39 anti bunker, tutti attendono la decisione israeliana sulla invasione via terra di Gaza che dovrebbe avenire con l’invio dei carri armati e soldati all’interno di Gaza.

In realtà qualche tentativo di prova da parte israeliana ci è stata a partire delle ore 19.00 locali del sabato e finora i combattimenti via terra hanno causto la distruzione di un carro Merkav israeliano e di almeno tre mezzi corrazzati da parte dei palestinesi ed è confermato l’uccisione di almeno 5 soldati di Tshal ed il ferimento di almeno altri 40 in questi combattimenti. tuttavia, i vertici militari israeliani stanno prendendo tempo perché hanno ancora a mente ciò che è successo nell’2006 durante l’invasione del Libano all’esercito israeliano quando il Tshal fu costretto a ritirarsi con umiliazione ed il fallimento totale sul piano strategico dal Libano.



Anche se i carri armati israeliani si muovono con gran fracasso intorno a Gaza, non si sa se realmente avranno il coraggio di muoversi nel vero campo di battaglia del centro di Gaza, sembra che verranno usati semplicemente, come è stato in passato, per terrorizzare la popolazione civile delle periferie della strisca di Gaza per farli scappare verso il centro e quindi, per craere ulteriori disaggi a Hamas che è ancora al governo di Gaza. 

Gli israeliani sono consapevoli del motivo ufficiale del riserbo del loro ministro di difesa Barak di far seguire ai bombardamenti aerei un attacco di terra totale. E’ stato loro ricordato innumerevoli volte che le peggiori perdite subite dall’esercito nel corso della seconda intifada avvennero nel 2002 durante l’invasione del campo profughi di Jenin.

Gaza, come gli israeliani sanno benissimo, è un campo profughi gigantesco. I suoi stretti vicoli, impossibili da attraversare per i carri armati Merkava, obbligheranno i soldati israeliani a combattere in campo aperto. Gaza, nell’immaginario israeliano, è una trappola mortale per Tshal.

In modo analogo, nessuno ha dimenticato il pesante dazio pagato dai soldati israeliani durante la guerra di terra con Hezbollah nel 2006. In un paese come Israele,l’opinione pubblica è diventata indubbiamente ossessionata da una guerra nella quale in buona parte verrà messa in prima linea.

Quella paura viene solamente aumentata dalle notizie diffuse dai media israeliani che Hamas sta pregando per avere la possibilità di coinvolgere l’esercito di Israele in un pericoloso combattimento. La decisione di sacrificare numerosi soldati a Gaza non è quella che Barak, leader del Partito Laburista, prenderà così alla leggera, con le elezioni tra sei settimane!

Ma c’è un altro problema che gli sta dando eguale motivo di esitazione.

Nonostante la retorica popolare in Israele, nessun alto funzionario crede realmente che Hamas possa essere sconfitto, sia dal cielo o con battaglioni di soldati. Hamas è semplicemente Gaza.

Questa conclusione è stata riconosciuta nelle fiacche giustificazioni offerte finora per le operazioni di Israele. “Ristabilire la calma nel sud del paese” e “cambiare l’ambiente di sicurezza” sono stati preferiti alle precedenti dichiarazioni, come “estirpare l’infrastruttura del terrore”!

Un’invasione il cui vero scopo sarebbe il rovesciamento di Hamas richiederebbe, come si rendono conto Barak e i suoi funzionari, una rioccupazione militare permanente di Gaza, ma uno stravolgimento del disimpegno da Gaza – partorito nel 2005 dalla mente di Ariel Sharon, all’epoca primo ministro – comporterebbe un enorme impegno militare e finanziario da parte di Israele. Ancora una volta occorrerebbe assumersi la responsabilità degli aiuti alla popolazione locale, e l’esercito sarebbe obbligato a svolgere pericolose operazione di vigilanza negli accampamenti di Gaza.

In effetti, un’invasione di Gaza per spodestare Hamas rappresenterebbe un’inversione di tendenza nella politica di Israele dagli accordi di Oslo dell’inizio degli anni ’90.

Fu allora che Israele consentì al leader palestinese da tempo in esilio, Yasser Arafat, di ritornare nei territori occupati nel nuovo ruolo di capo dell’Autorità Palestinese. Ingenuamente, Arafat pensava di guidare un governo ombra ma, in verità, diventò il più importante mercenario di Israele.
Arafat fu tollerato nel corso degli anni ’90 perché fece ben poco per fermare l’effettiva annessione di vaste zone della Cisgiordania da parte di Israele, attraverso la rapida espansione degli insediamenti e l’imposizione ai palestinesi di rigide limitazioni sugli spostamenti. Piuttosto Arafat si concentrò nel potenziamento delle forze di sicurezza dei suoi lealisti Fatah, contenendo Hamas e preparando una condizione di Stato che non arrivò mai.

Quando scoppiò la seconda intifada, Arafat dimostrò di non servire più ad Israele e la sua Autorità Palestinese fu via via indebolita.



Dalla morte di Arafat e dal suo disimpegno da Gaza, Israele ha cercato di consolidare la separazione fisica della Striscia dalla molto più ambita Cisgiordania. Anche se in origine non era tra le aspirazioni di Israele, il controllo di Hamas su Gaza ha contribuito in modo significativo a quello scopo.

Israele ora è fronteggiato da due movimenti nazionali palestinesi. Il primo è Fatah, di stanza in Cisgiordania e guidato da un presidente debole, Mahmoud Abbas, che è ampiamente screditato per la corruzione e per essere sottomesso a Israele, mentre Hamas, di stanza a Gaza, si è guadagnato sempre maggiore fiducia perché sa dimostrare di essere il vero guardiano della resistenza palestinese all’occupazione israeliana.

Incapace di distruggere Hamas, Israele ora sta considerando l’idea di vivere a fianco del gruppo armato.
Hamas ha dimostrato di poter imporre il suo predominio su Gaza come fece una volta Arafat su entrambi i territori occupati. Il problema in discussione nel governo israeliano e nella stanza dei bottoni della guerra è se, come Arafat, Hamas può essere colluso con l’occupazione. Si è dimostrato forte, ma può rendersi utile anche ad Israele?

In pratica, questo significherebbe la sottomissione di Hamas piuttosto che il suo annientamento. Mentre Israele sta cercando di potenziare Fatah in Cisgiordania offrendogli una carota, sta utilizzando l’attuale massacro di Gaza come un grosso bastone con cui sottomettere Hamas.

L’obiettivo ultimo di Israele è un’altra tregua che, senza mettere fine all’assedio israeliano di Gaza, fermi solamente il lancio di razzi artigianali Qassam verso Israele, perché quei razzi artigianli insignificanti di fronte alla potenza militare del terzo esercito del mondo, stanno diventando un simbolo della resistenza palestinese e presto(con la vicinanza della scadenza del mandato di Abbas) porebberò portare alla estensione del potere di Hamas anche alla Cis-Giordania, insomma; gli vogliono qualcosa come il cessate il fuoco di sei mesi fa che è appena terminato, ma a condizioni ancor più favorevoli ad Israele.

L’assedio selvaggio applicato da Israele che per molti mesi ha privato la popolazione di Gaza di beni essenziali ha fallito il suo scopo. Piuttosto, Hamas si è rapidamente interessato ai tunnel per il contrabbando che sono diventati un’ancora di salvezza per gli abitanti. I tunnel hanno aumentato, in egual misura, le finanze e la popolarità di Hamas ed hanno fatto capire agli israeliani che Gaza e Hamas sono il punto di lancio della resistenza palestinese.

Non dovrebbe costituire una sorpresa il fatto che Israele non si sia solo preoccupato di colpire la leadership di Hamas e che invece ha bombardato Gaza, colpendola in ogni sua parte ivi compreso i tunnel come anche la case , e che ha ucciso un numero considerevole di poliziotti, i garanti della legge e dell’ordine a Gaza come anche donne e bambini come semplici abitanti di Gaza.
Le ultime voci indicano che Israele sta ora progettando di estendere i bombardamenti aerei alle organizzazione di assistenza di Hamas, gli enti benefici che sono la base della sua popolarità cioé alle scuole, mense, ospedali, orfanotrofi ed altro .
La campagna aerea sta attaccando la possibilità di Hamas di ricoprire realmente il ruolo di governante di Gaza, gli israeliani stanno cercando di indebolire le basi del potere politico di Hamas quindi, l’attacco non è per distruggere Hamas militarmente ma per indebolirlo in patria e per renderlo incapace di sostenere ancora la resistenza nonché l’assistenza ai palestinesi sotto assedio.

A quanto pare Israele spera di convincere la leadership di Hamas, come ha fatto per diverso tempo con Arafat, che i suoi interessi più importanti saranno raggiunti collaborando con Israele. Il messaggio è: lasciate perdere il vostro mandato popolare di resistere all’occupazione e concentratevi invece sul rimanere al potere, magari con il nostro aiuto che consiste in non attaccarvi come aviene con il presidente palestinese Abu Abbas che si trova in Cis-Giordania.

Nelle nebbie di guerra, gli eventi potrebbero ancora intensificarsi a tal punto che una pericolosa invasione di terra non potrà essere evitata, specialmente se Hamas continuerà a sparare razzi su Israele. Ma qualunque cosa accada, è quasi certo che alla fine Israele e Hamas diranno di sì ad un altro cessate il fuoco.

Il problema sarà se nel farlo Hamas, come Arafat in precedenza, perderà di vista il suo compito principale, quello di obbligare Israele a porre fine alla sua occupazione.
 
Si tratta quindi di una guerra imposta dalle forze occupanti(Israele) alla resistenza palestinese che con Hamas esprime l’ultimo suo baluardo.

Jonathan Cook*

Fonte: http://globalresearch.ca/
Link: http://globalresearch.ca/index.php?...
1.01.2009

*è uno scrittore e giornalista e vive a Nazareth, in Israele. Il suo ultimo libro è “Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair” (Zed Books). Il suo sito web è www.jkcook.net


Leggi l'articolo completo e i commenti