Il "Made in Italy" in estinzione

par MJAC
lunedì 23 marzo 2009

Il protezionismo è la medicina giusta?

E’ di questi giorni la notizia che l’INDESIT, la fabbrica italiana di lavastoviglie del Gruppo Merloni, chiude lo stabilimento di None (Torino), lasciando per la strada circa 600 dipendenti, che hanno energicamente manifestato per difendere il loro posto di lavoro.. L’INDESIT chiude per poter aumentare la produzione nel suo stabilimento di Radomsko in Polonia, dove la produzione stessa costa un terzo di quella italiana.

Questo è solo uno dei tanti casi che si sono verificati nel corso di questa crisi economica mondiale, che ha colpito, purtroppo, anche l’Italia.

La disoccupazione ha ripreso ad aumentare e si teme che la situazione peggiori ulteriormente.

Anche la FIAT, la nostra più grande industria, continua a collocare i suoi operai in Cassa integrazione e ha di recente annunciato la chiusura dello stabilimento di Pomigliano d’Arco (Napoli) che attualmente occupa 5000 dipendenti con un indotto di circa 10.000 persone. Anche in questo caso si tratta del trasferimento della produzione all’estero per "realizzare economie".


In un’intervista di ieri sul Corriere della Sera il Presidente della Banca Mondiale Robert Zoellick, nell’affermare che la "crisi finanziaria" nel mondo è divenuta "crisi economica" e si sta trasformando velocemente in profonda "crisi occupazionale", con rischio di una grave "crisi sociale e umana", ha auspicato che l’Europa rimanga unita e che si possano evitare "politiche isolazioniste e protezioniste", che ci farebbero arretrare di molti anni.

Il pericolo però incombe e nel mondo ben 47 Stati hanno approvato misure protezioniste anche se non sempre in violazione degli accordi internazionali. Lo stesso Presidente Obama ha introdotto nel suo piano anticrisi la "buy american", una norma protezionista che impone l’uso di acciaio americano nei lavori pubblici e in tutti i progetti infrastrutturali finanziati dal denaro pubbiico. E tutto ciò in barba agli accordi internazionali sottoscritti dagli Stati Uniti con altri 152 Paesi aderenti al Wto (World Trade Organization),l’organismo che vigila sul commercio internazionale.

Anche la Francia, per fare un altro esempio, ha adottato misure a difesa dell’industria dell’auto.

Ecco perchè l’uomo della strada, quello che subisce più di ogni altro gli effetti negativi di questa crisi senza capire da dove essa viene e dove porterà, si chiede se non sia giusto e opportuno che il nostro Governo intervenga per impedire che le industrie italiane, licenziando in Italia, possano produrre all’estero. E’ mai possibile, si chiede, che la più grande industria italiana, la FIAT, nata e cresciuta grazie anche alle agevolazioni e sovvenzioni statali, possa chiudere gli stabilimenti in Italia con la massima facilità, trasferendo la produzione altrove ? E’ protezionismo da parte del Governo offrirle alternative adeguate pur di evitare una selvaggia disoccupazione? E se è protezionismo, non è meno dannoso "tornare indietro di qualche anno" piuttosto che rischiare una profonda "crisi sociale e umana" dalle conseguenze certamente disastrose ?

Sono domande ingenue e, forse, anche provocatorie di chi non è addetto ai lavori.
Ma sembrano, soprattutto, anche domande di buon senso.


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