Il cinque in condotta fa discutere

par MJAC
martedì 10 marzo 2009

Si torna alla scuola del rigore.


Il cinque in condotta ha fatto riesplodere le polemiche sulla riforma del sistema dell’istruzione in Italia, in attuazione del Decreto Gelmini 137/2008.

Forze politiche, sindacati e cittadini hanno ripreso le critiche e le manifestazioni antiriforma dopo la notizia ufficiale del Ministero dell’Istruzione che, nel primo quadrimestre dell’anno scolastico, ben 35.000 studenti delle scuole italiane hanno riportato cinque in condotta.

Un voto che, se viene ripetuto anche nel secondo quadrimestre, può costare la bocciatura.

Secondo la riforma Gelmini, i docenti possono servirsi di questo voto, e bocciare inesorabilmente, nel caso di violenti episodi di bullismo, di vandalismo, e in tutti gli altri casi di estrema maleducazione. Episodi che, in questi ultimi tempi si sono moltiplicati.


Il Governo di centro destra ha voluto correre ai ripari, stringendo i freni e imponendo nella scuola quella severità e rigore che per troppo tempo tutti i governi precedenti hanno ignorato. Molte norme del decreto sono state, e lo sono ancora, duramente contestate dagli studenti, dai genitori e dalle forze dell’opposizione.

Ma la responsabilità di una tale situazione è da attribuire all’evoluzione dei tempi che ha portato ad un pericoloso lassismo nell’educazione dei ragazzi con la conseguente perdita dei valori fondamentali della vita.

Il cinque in condotta bisognerebbe darlo ai genitori, che per decenni, nell’esercizio del loro ruolo, non hanno saputo adeguarsi ai tempi. E alla classe docente che, formatisi sulla scia del 68, è oggi culturalmente impreparata a gestire una scuola moderna: non per niente si è parlato più volte di corsi di riqualificazione degli insegnanti.

C’è da augurarsi comunque che la riforma dell’istruzione venga armonizzata con norme condivise da tutti i cittadini, che pongano in primo piano l’educazione dei ragazzi e la preparazione del corpo docente.

Solo così il cinque in condotta può essere considerato come un salvagente nel mare in tempesta.


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