I tagli ai costi della politica, Zygmunt Bauman e il futuro della democrazia

par Daniel di Schuler
sabato 6 ottobre 2012

"La sfida che ci attende è proprio questa; trovare delle ragioni per tornare a compiere appieno il nostro dovere e per esercitare a pieno titolo, e con perfetta coscienza, i nostri diritti, a cominciare da quello di voto".

Gli sprechi dei politici e della pubblica amministrazione che dai politici è stata creata, sono un’esperienza quotidiana per ogni cittadino, specie se risiede nelle zone centrali dei nostri capoluoghi e, se ho applaudito all’intenzione del governo di procedere velocemente ad un taglio dei costi della politica, non ho proprio capito perché i recenti “fatti che minano gravemente la fiducia e la reputazione del Paese”, nelle parole di Mario Monti, dovrebbero aver reso “l’opinione pubblica sgomenta”.

Piuttosto, vedendo come, nonostante “certi fatti” siano avvenuti per decenni, l’opinione pubblica di cui sopra, fattasi corpo elettorale, abbia continuato a votare imperterrita per i personaggi che di quei fatti sono stati protagonisti, o per altri della stessa identica risma, c’è da chiedersi quale sia lo stato di salute della nostra etica e del nostra morale. Più ancora, osservando la modestia di tanti capi politici del mondo occidentale, viene da interrogarsi sui limiti della democrazia in questo momento storico e, d’altro canto, da chiedersi se la nostra peculiare “crisi di cittadinanza” non sia solo la declinazione italiana di un fenomeno di proporzioni planetarie.

Un amico mi ha dato modo di leggere una recente intervista rilascia da Zygmunt Bauman, il sociologo che ha coniato l’espressione “società liquida”, per descrivere quella del mondo post-moderno.

“Riducendo gli scrupoli morali ed evitando di affrontare i problemi, siamo arrivati dove siamo arrivati”, ha detto il quasi novantenne Bauman, parlando dell’intero occidente. Una frase perfettamente applicabile alla situazione italiana, come si può fare buon uso, per comprendere quel che sta accadendo alla nostra società, della descrizione che Bauman fa, nelle sue opere, del crollo della morale moderna, fondata sui valori e le leggi universali delle ideologie storiche.

Il voto di scambio, come la fiducia data al tribuno della plebe che de-responsabilizza ed indica capri espiatori, sono così il risultato inevitabile di una non-società di monadi consumistiche; di narcisi senza altri valori che quello, omologante e consolatorio, del possesso di questo o quel gadget.

Un narcisismo, risultato delle crisi dei valori tradizionali, che non consente l’emergere di valori nuovi; che impedisce lo sviluppo di quella nuova morale auspicata da Bauman nei suoi ultimi lavori, originata da uno spontaneo donarsi all’altro; da una scelta assolutamente individuale, irrazionale eppure insita nella nostra natura, che diventa mattone fondante della società.

Non c’è altro al di fuori di sé, invece, per il narciso postmoderno, come non vi sono altri valori, per tanti nostri ex-cittadini, che quelli rappresentati dai propri minuti e più immediati interessi.

Ex cittadini che votano per i rappresentanti di una ex-politica, perché né nei primi né nei secondi rimane alcun interesse per il destino della “città” o della “polis”.

E’ questo stato di cose, non solo italiano ma che nel nostro paese è più evidente che altrove, a far pensare che la democrazia sia destinata a diventare, se già non lo è, un guscio vuoto; non lo strumento per la costruzione del futuro, ma un semplice meccanismo per la distribuzione di risorse.

La sfida che ci attende, mentre il potere reale pare destinato a passare dalle mani dalla politica, costretta ad operare entro ambiti comunque nazionali o sopranazionali, a quelle di ristrette élite capaci, con i movimenti dei propri capitali, di influenzare l’intero pianeta è proprio questa; trovare delle ragioni per tornare a compiere appieno il nostro dovere e per esercitare a pieno titolo, e con perfetta coscienza, i nostri diritti, a cominciare da quello di voto.

Una sfida a cui possiamo rispondere solo noi perché nessuno, e nessuna legge dello Stato, può far diventare vero cittadino chi sceglie d’esser plebeo o liberare chi, magari a bordo di un auto da 80.000 euro o con l’ultimo modello di telefonino tra le mani, preferisce esser servo.


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