I radicali e l’aiuto a Berlusconi

par Fabio Della Pergola
martedì 3 settembre 2013

Di solito si legge, con inusitata (o abituale?) supponenza, di quanto siano voltagabbana i Radicali e di che servizietti facciano, e stiano facendo anche ora, al Cavalier Berlusconi.

L’ultimo è stato Pino Corrias - noto per aver dichiarato pubblicamente di aver votato per il Partito Democratico, che non è poco in tema di salvare il soldato Silvio - che su il Fatto ha definito "sconclusionati" i referendum radicali “per una Giustizia giusta”. Cosa ci sia di sconclusionato nelle proposte referendarie lo sa solo lui.

Un altro risibilissimo blogger, recentemente sceso in campo antiradicale, è un esperto enogastronomico fiorentino, cuoco, insegnante di cucina, giornalista (sempre della serie magna e bevi) inventore di una non meglio precisata guida chiamata “Pappa e Ciccia” e curatore quotidiano della trasmissione “Un vino al giorno”.

Ebbene la pagellina dell’esperto chef di cui sopra, riciclatosi come politologo, pubblicata sulla sua pagina-blog CarneTremula (sic) su Unità.it è severissima: “Non finisce mai di stupire la capacità di trasformismo dei radicali - scrive - dopo essere stati alleati con Berlusconi, lo hanno rinnegato, per poi ora tornare a camminare al suo fianco, pur che appoggi i referendum che a lui fanno comodo".

Dopo aver accennato, come fa ogni buon antipannelliano di rispetto (per quanto un pochetto prevedibile) al solito Capezzone, imperituro simbolo di ogni tradimento radicale (ma scordandosi che i voltagabbana passati al centrodestra proveniendo dalla sinistra intra ed extra parlamentare sono decisamente più numerosi), ha ritenuto di dover stigmatizzare con sdegno l’aiuto che i referendum radicali stavano dando a Berlusconi, ma guardandosi bene dal dire come, dove, in che modo questo potrebbe essere successo. È, per così dire, un pour parler che si dà per scontato, forse orecchiato da qualche parte, forse non ci ha banalmente capito niente. O forse non li ha nemmeno letti.

Lo abbandoniamo, senza dimenticarci di citare una frase emblematica, profondamente poetica, tratta dal suo sito personale: “Amore per le frattaglie e la convinzione che l’anima, lì, si tocca da vicino...” Sì, ne siamo certi, l’anima, a volte, si tocca proprio vicino alle frattaglie.

Anche un articolo un po’ più serio, pubblicato dall’Unità, è stato titolato “L’ultima battaglia di Pannella: il salva-Silvio” (ma l’articolo poi aveva ben poco a che vedere con l’altisonante titolo). Titolo che, letto sul quotidiano di riferimento del PD dalle-larghe-intese, ci lascia un po’ straniti e un po' ci fa sorridere.

Quello che meraviglia non sta nella scoperta di qualche novità particolarmente piccante in merito alla vita privata o alla proposta politica di Marco Pannella che tra sputi in faccia (ricevuti) e contributi non pagati (alla segretaria) è finito più di una volta nel mirino dei cecchini appostati al varco.

Poco importa a questi avanguardisti della coerenza (altrui) se gli sputi arrivassero da gente che aveva clamorosamente preso fischi per fiaschi nella vicenda del presunto “salvataggio” di Berlusconi (poi si è visto chi lo salvava davvero) o che le critiche per i contributi non pagati avessero bellamente dimenticato che per partiti (anche di sinistra) e sindacati era prassi costante non pagare i contributi (risolta poi con il trasferimento dell’onere del pagamento dalle loro tasche private a quelle - generose a loro insaputa - dei contribuenti; i link rimandano a qualche necessario approfondimento su queste divertenti questioncelle scivolate via nel silenzio più totale).

Sorvoliamo sulla vecchia storia dei contributi ai gruppi politici della Regione Lazio dove tutti, ma proprio tutti, furono beccati con le mani nella marmellata dai due consiglieri radicali poi sgambettati da Zingaretti alle successive elezioni, mentre alcuni dei furbacchioni furono promossi senatori (a proposito di coerenza).

La meraviglia è che la verità sta nelle parole del segretario della Lega ed ex-extraparlamentare di sinistra (un altro voltagabbana) Bobo Maroni: “Adesso però lo chiamerò (Berlusconi) perché vorrei sapere cosa è successo: ha firmato il referendum dei Radicali, quello che abolisce la Bossi-Fini (...) così fa più di quello che fa la sinistra, si mette a sinistra di Nichi Vendola”.

Insomma, i referendum radicali sulla giustizia ben poco potrebbero aiutare Berlusconi, sia perché già condannato in via definitiva a quattro anni (anche se non è prevedibile che possa finire in galera) sia perché la cronologia dei referendum e dell'eventuale consultazione popolare mal si concilierebbe con le ormai prossime altre disavventure giuridiche del Cavaliere.

Né si capisce come l’idea di un giudice “terzo” fra accusa e difesa potrebbe essere insensata (la sosteneva anche Giovanni Falcone); o come l’idea di richiamare al loro posto di giudici i magistrati dirottati a fare altro possa essere una lesione alla Giustizia. O come la regolamentazione della custodia cautelare (per la quale ogni anno finiscono in galera per mesi e mesi cittadini in attesa di giudizio) o l’eliminazione dell’ergastolo possano aiutare Berlusconi. 

Forse solo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati può aprire la strada a pesanti condizionamenti economici sui giudici. A parte il fatto che sarà un po' tardi per il Cavaliere, sarà comunque sufficiente spiegare bene ai cittadini il possibile inghippo e la cosa si risolverà attraverso un voto consapevole e motivato. O qualcuno ha paura del voto popolare? O qualcuno pensa di non essere capace di spiegare bene come stanno le cose? O qualcuno, forse (probabilmente), teme le proprie interne incoerenze?

In compenso gli altri referendum proposti (come, appunto l’abolizione della legge Bossi-Fini sull’immigrazione clandestina) sono chiaramente più a sinistra della sinistra. I radicali fanno più di quello che fa la sinistra ha fatto in decenni di chiacchiere a vuoto e risse intestine su ogni micro questione; ad esempio proporre di far tornare allo Stato i contributi dell’Otto x mille la cui destinazione non sia stata espressa (che oggi finiscono perlopiù nella casse della Chiesa). Ad esempio abolire la carcerazione per i piccoli reati di droga; ad esempio abolire il finanziamento pubblico ai partiti che è un refrain di quello già vinto a suo tempo e poi reintrodotto, cammuffato, dalla classe politica “per bene”. Anche in questo caso se non si è d’accordo - io ad esempio non lo sono, anche se controlli stringenti e bilanci certificati sono ovviamente indispensabili - è sufficiente non firmare o esprimersi contro al momento dell’eventuale votazione.

Alla fine il titolo più corretto potrebbe perciò essere “L’ultima battaglia di Pannella: essere più a sinistra delle sinistra”, anche se Berlusconi, per motivi suoi, dovesse fare un pezzo di strada accanto (non insieme) ai radicali.

D’altra parte l’Unità - il cui padre-padrone è tuttora il PD dalle-larghe-intese - dopo l’ormai famoso “mai al governo con Berlusconi” (era una battuta e nessuno l’aveva capita) ha ben poche lezioni da dare. E così tanti altri, vecchi e nuovi, che avendo più voti e parlamentari dei Radicali avrebbero potuto fare, ma non hanno fatto; avrebbero potuto incidere sulla realtà politica, ma non hanno inciso. Avrebbero potuto contare e invece contano quanto il due di picche, cioè sorprendetemente meno dei radicali stessi, con le loro proposte referendarie tutt'altro che "sconclusionate".

 

Foto: paPisc/Flicrk

 


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