I panni sporchi della violenza domestica in Cina si lavano su Weibo

par Giulia Usai
venerdì 8 febbraio 2013

L'americana Kim Lee, sposata alla star televisiva Li Yang, conduttore del programma "Crazy English", popolarissimo format cinese per l'apprendimento della lingua inglese, ha deciso di rendere pubblici gli scomodi affari di famiglia, postando su Sina Weibo - l'equivalente di Twitter in Cina – le foto delle sue ginocchia contuse e del suo collo gonfio, conseguenza delle ripetute violenze del marito.

L'episodio risale al settembre 2011, ma ha innescato un processo di indignazione progressiva dell'opinione pubblica - grazie soprattutto al consenso nazionale del quale gode Li - culminato, nei giorni scorsi, nel riconoscimento di divorzio da parte della Corte del distretto pechinese di Chaoyang.

La donna ha deciso di procedere a questo gesto eclatante dopo anni di abusi domestici e richieste di aiuto alle autorità cinesi e agli amici della coppia, rimaste inascoltate. Le reazioni degli utenti nei commenti al blog mettono di fronte al grosso problema sessista che pesa in Cina: accanto a frasi di solidarietà e sostegno ("Come donna non posso reggere cose simili. So che non ti aiuterò personalmente, ma so che tutte insieme le donne cinesi possono aiutarti"), affermazioni di maschilismo greve, che ancora continuano ad essere postate a un anno e mezzo dalla pubblicazione delle immagini ("Certo, Li Yang ha sbagliato! Ma se guardi il sorriso nel volto di questa vecchia donna straniera, tutti i soldi che le arrivano, ti vien voglia di picchiarla. Non mi stupisce che Li Yang sia stato portato a commettere violenza").

Lo stesso Li Yang, intervistato in merito all'accaduto, ha affermato che è vero, a volte la picchiava, ma non avrebbe mai pensato che lei avrebbe reso la cosa pubblica, essendo buon costume in Cina non rendere gli estranei partecipi di questioni familiari.


L'approvazione dell'istanza di divorzio è una tappa simbolicamente fondamentale per l'emancipazione femminile nella Cina contemporanea, quindi. Secondo il China Daily, infatti, si verificano episodi di violenza nel 30% dei 270 milioni di famiglie cinesi, e per l'85% i destinatari degli abusi sono donne.

Human Rights Watch denuncia la condizione di Li Yan, donna del Sichuan condannata a morte per aver ucciso suo marito mentre questo tentava di freddarla con un fucile a pressione, o ancora il Guardian ricorda l'episodio che coinvolse Mo Wenhui, marito di Sun Xueqing: l'uomo, per averla gettata da un balcone, venne condannato all'infima pena di sei mesi di prigione.

Il coraggio di Kim Lee ha reso consapevole il mondo della condizione di estrema discriminazione nella quale è relegata la figura femminile in Cina, ma l'approvazione del divorzio è stata concessa soprattutto per il fatto che a farne richiesta sia stata una donna americana (dunque per scongiurare nuove accuse estere di violazione dei diritti umani e per il timore della stampa occidentale) e per merito della sua testarda tenacia.

Resta da vedere quante donne cinesi oseranno ora opporsi a tradizioni di discrezioni millenarie


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