I nuovi siti nucleari

par Ettore Scamarcia
sabato 27 dicembre 2008

La probabile collocazione delle nuove centrali nucleari. In un’Italia che non sa dove collocare le proprie scorie si ritorna ad una scelta che, con le prime quattro centrali da costruire entro il 2020, contribuirà solo del 10% al fabbisogno energetico nazionale.

A quanto pare questa dovrebbe essere la collocazione degli impianti nucleari italiani, come disposto da decreto legge. Si tratta in tutto di una dozzina di centrali che andranno ad occupare il loro posto nella penisola italiana, cinque al Nord e sette fra il Centro-Sud e il Sud. Ovviamente non vi è nulla di certo in quanto, come pubblicato nella gazzetta ufficiale durante gli ultimi giorni del governo Prodi, il Segreto di Stato è stato esteso anche all’energia e dunque non è dato sapere la collocazione precisa, le caratteristiche tecniche degli impianti e i siti di stoccaggio delle scorie.

Il piano, inoltre, prevede anche il recupero delle vecchie centrali di Trino, Caorso, Latina e Garigliano. Benchè dal 1987 viga un referendum abrogativo che sancisce il processo di denuclearizzazione, le centrali erano state disattivate ben prima di questa data.


 Centrale di Trino: venne arrestata nel 1987 a seguito dell’esito referendario contro l’uso dell’energia nucleare in Italia. Attualmente vi sono stoccati 780 mc di scorie radioattive e 47 elementi di combustibile irraggiato (14,3 tonnellate).
 

 Centrale di Caorso: doveva essere smantellata entro il 2020, ma a quanto pare il governo vuole ancora riutilizzarla. Gli elementi di combustibile irraggiato posti nelle piscine della centrale sono 1.032, pari a 187 tonnellate. All’interno dell’impianto sono inoltre immagazzinati rifiuti radioattivi che derivano in massima parte dal periodo di esercizio. Sono attualmente stoccati nell’impianto circa 6.800 fusti da 220 litri di rifiuti, per complessivi 1.600 m3 circa. Chiusa dal 1987 in seguito al referendum abrogativo.




 Centrale di Latina: venne fermata nel 1986 ed è attualmente disattivata. All’interno di essa stoccati circa 900 mc di scorie radioattive. Ma nella provincia a ridosso di Roma si calcola che siano interrati in diversi depositi ben 30mila metri cubi di scorie, ovvero il 60% di tutti i rifiuti radioattivi italiani.


 Centrale del Garigliano: in seguito ad un guasto avvenuto nel 1978, nel 1981 l’Enel decise di non riattivarla. Si contano circa 2.200 mc di scorie radioattive di combustibile irraggiato abbandonati all’interno dei depositi. La centrale fu oggetto anche di un’inchiesta di Report su Raitre. Risulta infatti che nella zona un morto su due sia per tumore.

Almeno quattro centrali saranno pronte soltanto nel 2020. A fronte di una spesa di cinque miliardi di euro per impianto, più la spesa per la gestione dei depositi di scorie. Conviene oggi, alla luce anche della situazione dei rifiuti radioattivi italiani, ritornare al nucleare? Per l’Enel, controllata dal Ministero dell’Economia, di sicuro sì. E’ previsto che ogni 1000 megawatt di potenza nucleare installata aumenterà il valore della società di 2 miliardi di euro. Ecco il vero motivo di tanto impegno profuso nell’energia atomica.

Se le popolazioni locali protesteranno che farà Berlusconi, invierà direttamente i carri armati o, per andare sul sicuro si limiterà ai soliti gruppi di soldati, armati di tutto punto? Sembra lo slogan di qualche vecchia pubblicità ed invece è la realtà.


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