I motivi della giustizia fai da te: cosa deve fare lo Stato per non trasformarci in delinquenti
par Emilia Urso Anfuso
venerdì 23 ottobre 2015
Le notizie di cronaca degli ultimi tempi, quelle che parlano di cittadini che si sono trovati con una pistola in pugno a sparare, e colpire mortalmente, il ladro penetrato in casa, sta animando gli animi degli italiani ma anche del comparto politico.
Intere schiere di cittadini si stanno schierando in favore della giustizia fai da te, recriminando il diritto alla difesa personale ad omnia: il criminale che si azzardi a penetrare in casa o presso l’attività commerciale, ha i minuti contati.
Testate giornalistiche nazionali, propongono sulle loro pagine online, tormentoni con domande tipo: “Autodifesa si o no? Dicci come la pensi” e generano un effetto a cascata sulla popolazione, che non si rende conto come la giusta domanda da porsi non sia questa ma ben altra.
Iniziamo col dire che, la giustizia fai da te, è uno dei temi che da decenni si dibatte in quel degli Stati Uniti, una delle nazioni a più alto indice di omicidi dopo l’America Latina, che ancora oggi detiene il brutto primato di area a più alta incidenza di criminalità.
A noi europei, passa il messaggio che negli USA chiunque voglia, può acquistare e detenere armi senza alcun tipo di regola, manco fossimo ancora ai tempi del Far West, eppure non funziona esattamente così. Ogni Stato, innanzitutto, ha normative diverse, che a loro volta vanno a intersecarsi con quelle degli Stati federati.
Il secondo emendamento degli Stati Uniti recita: “il diritto di ogni individuo di possedere armi non deve essere violato, in una milizia ben regolata è necessario alla sicurezza di uno Stato libero”.
In qualche modo quindi, si rende possibile al cittadino il diritto all’autodifesa ma con l’applicazione di determinati criteri che vanno dall’avere un’età minima pari a 21 anni – come nel caso della Florida – al non aver mai avuto carichi pendenti o denunce per aggressione personale. Su tutto spicca però, la condizione di discrezionalità che viene data in mano alle autorità locali nel momento in cui un cittadino faccia richiesta di detenzione di un’arma. Arma che può essere da fuoco ma anche da taglio o – addirittura – di nuova generazione, come ad esempio le armi elettroniche.
Ovvio che. questa discrezionalità, in molti casi possa realizzare una falla nel sistema di controllo e gestione della detenzione di armi ad uso privato. Se l’autorizzazione viene concessa solo dietro una valutazione personale e non dopo aver effettuato una serie di verifiche sulla persona, prioritariamente per ciò che riguarda la condizione mentale, ecco che si compie un passo falso nel percorso di sicurezza nazionale.
Tornando a noi, è indubbio che la microcriminalità nel nostro paese stia dilagando. Ma bisogna per forza riflettere su un punto: al di la di ciò che si dice, e cioè che la causa principale del dilagare dei furti in appartamento e presso le attività commerciali sia la crisi economica, effettivamente la realtà ci porta indiscutibilmente ad ammettere che le cause principali siano da un lato la percezione – per i delinquenti – di aver poco da rischiare, considerando le pene spesso irrisorie che vengono comminate a chi viene arrestato dopo un furto o addirittura dopo un furto con aggressione violenta, e dall’altra il fatto che i governi degli ultimi anni, hanno continuato a tagliare risorse economiche alle Forze dell’Ordine.
Non basta: bisogna anche aggiungere che, alla base della mancata condanna con relativa incarcerazione di chi si macchi dei reati sopra descritti, vi è il sovraffollamento delle carceri italiane. In pratica, si tende ad arrestare meno e per periodi di tempo minori, perché le carceri ormai non consentono una convivenza civile fra carcerati. Una follia, se si parte dal presupposto che nel nostro paese, sono state create 40 strutture carcerarie che non sono mai state aperte, tanto che ormai vengono chiamati “Carceri fantasma”. Una delle solite aberranti situazioni all’italiana: si creano strutture pubbliche, le si inaugurano, ma poi non si utilizzano per gli scopi per cui sono state realizzate. Questo è uno dei casi peggiori.
In qualche modo, è come se lo Stato dicesse ai cittadini di farsi, semmai, giustizia da sé. Non sostenendo il comparto della Sicurezza e non aprendo i battenti alle carceri realizzate, si crea il problema della microcriminalità diffusa e si mette il cittadino medio nella condizione di doversi trasformare in novelli Charles Bronson nell’interpretazione del giustiziere senza macchia e senza paura. Senza macchia non si sa, dal momento che, se si uccide un ladro penetrato in casa, non è detto che scatti automaticamente la tutela di legge per ciò che riguarda il tema della legittima difesa, come stiamo apprendendo in questi giorni col caso del pensionato, il Signor Sicignano, che ha sparato – colpendolo in pieno petto – e ucciso, un albanese di 22 anni. Troppi punti oscuri nella vicenda, ora al vaglio degli inquirenti.
Insomma, per non cadere nel girone infernale di un sistema paese che renda giustizieri i propri cittadini, è urgente prendere le giuste misure, a cominciare da una forte volontà – condivisa da tutta la componente politica – di attivare almeno parte delle carceri inutilizzate da Nord a Sud nel paese, e attivandosi affinché le pene per reati quali il furto, il furto in casa o presso un’attività commerciale, il furto con aggressione, il furto con omicidio, vengano revisionate e appesantite, tornando ad essere deterrenti dei reati e non pallida minaccia per chi delinque.
Come sempre, non bisogna farsi prendere solo dalla passione e dalla rabbia, ma considerare bene ogni punto di una questione, per non scadere nell’incoerenza e non ritrovarsi, fra qualche tempo, con migliaia di cittadini “onesti” agli arresti domiciliari per essersi tramutati in sceriffi a tutela del proprio diritto alla proprietà e alla sicurezza. Lo Stato torni a essere ciò che dovrebbe e non ciò che è diventato: contenitore di varie aberrazioni, sempre contro la popolazione. Basta.
(Foto: wikipedia commons)