I militari argentini non dimenticano
par l’incarcerato
martedì 2 giugno 2009
E’ successo che qualche tempo, fa il proprietario di un negozio di sviluppo delle foto a Buenos Aires, vide uscire dalla macchina una serie di immagini da far venire i brividi: uomini nudi, legati e incappucciati, che venivano torturati dai militari.
Elettrodi sui testicoli, immersione in tinozze di liquami, umiliazioni e violenze di ogni sorta... Da buon cittadino il proprietario, evidentemente scosso da quelle immagini, si è precipitato a consegnarle al Segretario per i Diritti umani, che a sua volta ha avvisato il governo.
L’allora presidente Kirchner aveva immediatamente ordinato un inchiesta, intimando agli alti gradi delle forze armate di chiarire dove fossero state scattate queste terribili foto. E soprattutto di identificare i torturati e torturatori. Con grande sorpresa di tutti si scoprì non solo che quelle foto erano state scattate durante il governo democratico e non sotto il periodo nero delle dittature argentine, ma i volti dei torturatori appartenevano a ufficiali in servizio. Ma la cosa che aveva fatto scalpore è che i torturati ovviamente non erano presunti "sovversivi" sequestrati o prigionieri per qualsiasi motivo, ma erano soldati anche loro.
Le torture non erano delle messinscene, si è così scoperto che gli eredi dei genocidi in divisa che fecero sparire nel nulla trentamila persone avevano cominciato a praticare la tortura su se stessi.
Grazie all’energica determinazione del Presidente, gli alti comandi argentini hanno dovuto spiegare che praticare la tortura sui soldati delle forze speciali serviva a temprarli e a valutare la loro soglia di resistenza in caso fossero stati arrestati dai nemici.
In poche parole questa brutale forma di addestramento (insegnata nella famigerata Scuola delle Americhe gestite dal Pentagono), questo torturarsi a vicenda, questo soffrire gratuitamente, serviva soprattutto a rendere spietati i militari, a disumanizzarli.
Per questo sono sempre pronti, nel caso si restaurasse una dittatura come quella di Videla e Massera, ad essere brutali come nel passato. Ci sono le mamme di Plaza De Mayo che con ostinazione reclamano i loro figli scomparsi e non dimenticheranno mai i loro desaparecidos.
Ma anche i militari, a modo loro, ci tengono alla memoria. E ogni tanto provano quel vissuto direttamente sul proprio corpo.
Ma non c’è nulla da gioire per questo. Proprio nulla.