I limiti del capitalismo

par Francesco Rossolini
martedì 9 dicembre 2008

 

 Nonostante il sistema capitalistico, anche con le sue non trascurabili imperfezioni, si sia dimostrato il più adatto allo sviluppo mondiale, nell’ultimo quarto di secolo ha subito una profonda e preoccupante deriva che oggi sfocia nella presente crisi economica e sociale che a mio avviso si prefigura come la più grave dell’età contemporanea superando quella del ’29.

La causa principale della slavina finanziaria, che si è distaccata e inizia a investire l’economia reale, ha origine, purtroppo, nella sconsideratezza e superficialità dell’uomo contemporaneo spalleggiata dalla connivenza del sistema bancario. Da un quarto di secolo a questa parte c’è stata una forte spinta, soprattutto negli USA ma non solo, a vivere abbondantemente sopra le proprie possibilità spendendo annualmente molto di più del reddito netto percepito.

Ora è evidente che per far ciò l’unica soluzione è quella di ricorrere al debito, quindi a mutui ipotecari, finanziamenti, credito al consumo, carte  revolving  e chi più ne ha più ne metta. In questa autolesionistica corsa all’impoverimento tutti hanno avuto il proprio miope tornaconto a breve termine. I consumatori stessi avendo la possibilità di sfoggiare lussuose abitazioni finemente arredate con un’ agghiacciante accozzaglia di pezzi di alto design, dove spesso di alto c’è solo il costo, fiammati auto sportive, vacanze esotiche e costosissimi abiti. Le banche, spinte dalla miope e deleteria corsa al profitto a tutti costi, hanno creduto di poter far incetta di interessi all’infinito accondiscendendo a qualsivoglia richiesta di finanziamento per qualsiasi scopo. I produttori di beni di consumo, primi fra tutti i costruttori di auto,  hanno creduto ingenuamente che offrire le proprie auto “con piccole e comode rate” non avesse finito per raderle al suolo nel momento in cui i consumatori avessero accumulato una quantità spaventosa di “piccole e comode rate” che sommate equivalgono al tracollo finanziario.

Da segnalare l’assoluta inadeguatezza dei sistemi di controllo dei Governi Nazionali che hanno progressivamente perso potere nei confronti dell’economia mondiale;  il sistema economico è sfuggito alla politica divenendo un’entità a sé. Questa entità è cresciuta a dismisura rendendo inutili tutte le istituzioni finanziarie che avrebbero dovuto controllarla, e ora completamente autonoma è senza freni;  è un gigante poderoso ed infuriato che può distruggere tutto ciò su cui si scaglia. Se vi aggrada potete dargli il nome di Globalizzazione.

Questa è l’inquietante situazione in cui ci siamo messi da soli. Sarà il caso di fare brevemente ammenda e ritornare con i piedi per terra abbandonando una volta per tutte il mito dei soldi facili, della bella vita priva di sacrifici, della ridicola apparenza e della beata ignoranza. L’attuale crisi finanziaria è una sfida e un incentivo a realizzare un sistema economico più equo e più stabile, l’importante è prendere coscienza del proprio ruolo e reagire con decisione e coordinazione. 


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