I guasti della sanità. Meno male che la lista (d’attesa) c’è

par daniela
venerdì 30 dicembre 2011

 

Il luogo è Manfredonia. L’occasione è un dibattito sulla sanità: l’ennesimo aperto lungo lo Stivale per focalizzare l’attenzione dei cittadini e dei media su un servizio sanitario, sempre meno nazionale e sempre più in difficoltà per i gravi tagli che gli vengono imposti. Ospite nel parterre anche l'ex sub commissario per il piano di rientro del Lazio, Mario Morlacco: tecnico di lunga esperienza nell’amministrazione sanitaria eppure scivolato in un’affermazione che ritengo inquietante. Morlacco ha infatti affermato senza mezzi termini che le lunghe liste di attesa sono un bene per la sanità pubblica perché aiutano ad arginare tanti esami inutili che graverebbero come un macigno sulla sostenibilità della spesa.

La necessità di mettere a punto un efficiente sistema di controlli sulla pertinenza delle prestazioni è stata ribadita più volte in consessi diversi, ma ritengo non sia la lunghezza delle liste il baluardo da frapporre a spese inopportune, dovute anche alla cosiddetta medicina difensiva, o a richieste di rimborso fraudolente.

Forse dimentica il sub commissario che 5 milioni di nostri concittadini hanno dovuto rinunciare alle cure per mancanza di denaro - colpa anche delle lunghe liste - che costringono a ricorrere a strutture e servizi privati non alla portata di tutti.

Forse non ricorda che la spesa out of pocket, ovvero a totale carico delle famiglie, è in costante aumento mentre resta pressoché al palo la spesa per la prevenzione collettiva, che rappresenta lo 0.6 della spesa e lo 0,1% del Pil contro il 6,9% sul totale della spesa sanitaria del Canada o, per restare in Europa, del 5,4 della Finlandia.

Forse, ancora, ignora il milione di malati l’anno che deve uscire dalla propria regione alla ricerca di una cura. Il fenomeno è noto come “pendolarismo sanitario” e solo in Sicilia ha comportato una spesa di 250 milioni di euro a cui devono aggiungersi le spese sostenute direttamente dai cittadini per il trasporto, il soggiorno, le giornate di lavoro perse e l’eventuale accompagnatore.

E, forse, non ha sufficientemente valutato il dato pubblicato nella Relazione sullo stato sanitario del paese, presentata dal ministro della Salute lo scorso 13 dicembre, riguardo 51 mila «morti evitabili» dovute soprattutto alla scarsa prevenzione primaria, che è anche la causa principale dei 940 mila ricoveri prevenibili.

Le lunghe liste di attesa non possono essere un deterrente per gli sprechi, al contrario rappresentano l’ennesima anomalia italiana causa di disparità e iniquità difficili da tollerare quando parliamo di uno dei più importanti diritti umani quale quello alla salute.


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