I giovani europei combattenti di Allah

par Fabio Della Pergola
lunedì 28 luglio 2014

Copio e incollo (da Wikipedia)

«Tutto ciò che è, sotto qualsiasi modalità si trovi, avendo il suo principio nell'Intelletto divino, traduce o rappresenta questo principio secondo la sua maniera e secondo il suo ordine d'esistenza; e, così, da un ordine all'altro, tutte le cose si concatenano e si corrispondono per concorrere all'armonia universale e totale, che è come un riflesso dell'Unità divina stessa».

Sono parole di René Guenon, un intellettuale francese nato nel 1881 e morto nel 1951, massone, gnostico, simbolista, esoterico, islamista e sposo in seconde nozze della figlia dello sceicco cairota Muḥammad IbrÄhÄ«m, la giovane Fatma Hanem IbrÄhÄ«m. La sua specificità, la sua attività decennale, fu di indicare il momento e le modalità della frattura tra Oriente e Occidente (è il titolo di un suo libro del ‘24) e di ipotizzare la formazione di una élite intellettuale (o “spirituale”, per lui i termini erano intercambiali) capace di chiarire che «la reale antitesi non è tra Oriente e Occidente, ma tra civiltà tradizionale e civilizzazione moderna» come scrisse Julius Evola, uno dei suoi estimatori (ed anche uno dei diffusori in Italia del falsi "Protocolli dei Savi di Sion").

E lo stesso Evola spiegava «Egli (Guenon) reputa che una delle cause della crisi del mondo moderno sia da trovarsi nella negazione teorica e pratica della priorità che deve essere data alla conoscenza, alla contemplazione e alla pura intellettualità sull'azione. Guénon dà in realtà a questi termini un significato che differisce ampiamente da quello usuale. Egli li usa per esprimere attività spirituali correlate all'ordine trascendente di quei puri principi metafisici, che hanno da sempre costituito il fondamento permanente per ogni tradizione sana».

Infatti una lettura di Guenon è istruttiva: «La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio di ordine superiore… il disprezzo e la repulsione che gli altri popoli - gli Orientali soprattutto - provano nei confronti degli occidentali provengono in gran parte dal fatto che questi ultimi appaiono in genere uomini senza tradizione, senza religione». Ipotizzava «che il mondo moderno possa superare la crisi di cui sta soffrendo solo con un ritorno ad una civiltà di tipo tradizionale».

Insomma "materialismo" contro "spiritualità". "Sana" tradizione orientale contro il corrotto "modernismo" imperante a Ovest.

E qui mi fermo perché il discorso si farebbe troppo lungo (e nemmeno sarei in grado di approfondirlo).

Quindi, perché ne parlo?

Perché un’interessante intervista di Marco Dolcetta (uno che se ne intende di estremismo esoterico) pubblicata su Il Fatto Quotidiano,Noi, bianchi e infiltrati del jihad in Europa” apre il sipario su un mondo abbastanza misterioso - uno spaccato di certa gioventù europea, probabilmente minimale, ma non per questo meno interessante (e anche preoccupante) - che, in nome di un islamismo radicale dai contenuti decisamente inquietanti, si connette ideologicamente proprio a Guenon, l’intellettuale occidentale che “finì la sua vita come Imam al Cairo, all’università islamica di Al-Azhar” dopo aver cambiato il proprio nome in Abdal Wahid Yahia.

Il ragazzo intervistato, un francese dai tratti somatici tipicamente nordici - biondo, occhi azzurri, accento perfetto eccetera - parla esplicitamente di una sua (loro) prossimità all’islamismo più radicale, fino a descrivere il percorso di arruolamento come combattenti di tanti (quanti?) giovani di origine araba (algerina, marocchina, tunisina), a cui sembra si aggreghino appunto anche europei non arabi, nelle file del nuovo califfato iracheno o delle milizie islamiste della Libia da poco “liberata”.

Ivi compreso l’arruolamento di giovani donne la cui opera è necessaria “per rendere il riposo dei guerrieri più piacevole” (ma anche per fornire “un ricambio generazionale ideologicamente controllato”). Una sorta li liberazione sessuale al contrario.

“Ci siamo ispirati a quanto da anni avviene nella Striscia di Gaza” aggiunge il giovanotto francese entusiasta del progetto di un “califfato teologicamente coerente al Corano” e necessariamente ben oltre quanto realizzato dalla “repubblica islamica dell’Iran”. A proposito di "ritorno ad una civiltà di tipo tradizionale".

I guenoniani francesi - continua l’articolo - oltre ad essere entusiasti del comico Deudonné (quello del saluto nazista cammuffato che proclamava così il suo dichiarato antisemitismo) “sono numerosi, parte politicamente di formazioni di destra, ma anche di sinistra; quello che ci unisce è la tradizione dell’appartenenza alla lotta al consumismo, all’individualismo e al liberalismo. Alla Francia colonizzata dagli americani”.

Manca un accenno alla “tecnica” e sembra di leggere un compendio di Heidegger.

I disordini parigini legati al conflitto di Gaza hanno suscitato il ricordo dei moti del ‘68” scrive il Fatto; e qui sta, forse, la chiave di lettura per tentare di capire quello che sta succedendo in Europa, non solo in Francia.

Un superamento della tradizionale opposizione destra-sinistra (o forse si dovrebbe dire un superamento per manifesto collasso politico-culturale della sinistra urbi et orbi) per la riscoperta di quella oriente-occidente, declinata oggi in termini antiisraeliani o dove l’opposizione allo stato ebraico è il casus belli preso a prestito per innescare un processo ben più ampio e dai toni decisamente apocalittici. Cosa che sta avvenendo anche in Israele/Palestina dove i toni apocalittici sono alimentati ad arte dalle ali estreme (e convergenti) di entrambi gli schieramenti.

Il terzomondismo di tanta sinistra anticapitalista e antisionista, ma mai - o quasi mai - antisemita (almeno nelle intenzioni dichiarate, poi ci sarebbe molto da dire sull’antisemitismo anche della gauche) troverebbe in questa sorta di "zona franca" una proposta di fusione con tanta destra antiamericana e apertamente antisemita sulle orme spiritualizzanti di un René Guenon (che antisemita non era) o filosofiche di un Martin Heidegger (che invece lo era eccome).

Ma se i giovani bianchi intendono partecipare alla “guerra santa”, è necessario porre attenzione al concetto di jihad che nella dottrina islamica connota «la 'guerra spirituale' interiore, uno sforzo ascetico per migliorare se stessi vincendo i propri vizi e le proprie debolezze». Una sorta di psichismo esoterico tipico del mondo sufi da cui molti di noi occidentali avrebbero da imparare.

Il 'jihad minore' è invece «'la guerra materiale', quale la difesa di un territorio islamico in caso di aggressione». Ma il 'jihad maggiore', secondo Evola, si rapporta invece a quello che «nel mondo della Tradizione connota l'esperienza 'guerriera', attraverso la quale si giunge all’ascesi e l'azione diviene veicolo per la trascendenza spirituale». Prototipi di «questo modello di 'elitarismo spirituale' sono considerate formazioni come la "Guardia di Ferro" rumena e, soprattutto, le "Waffen SS" tedesche».

Dall'"intelletto divino" di Guenon alle formazioni naziste. Un salto non da poco.

In altri termini l'attualità ci impone di rispondere a questa domanda: la “tecnica” (alias il materialismo più alienante, l'individualismo più egoistico, il cinismo della finanza globalizzata, la spietatezza del capitalismo, l’americanismo e così via) si può superare solo proponendo una sorta di spiritualismo paranazista (questa volta in chiave islamista), come suggeriscono i giovani europei combattenti di Allah?

O si può ipotizzare una proposta culturale che superi l'ottusità materialista senza andare a finire necessariamente in uno scontro epocale di portata devastante, dalle connotazioni razziali che rendono non del tutto inimmaginabile un olocausto prossimo venturo (e non necessariamente con gli ebrei europei come vittime predestinate questa volta)?

Saluti a braccio teso e "quenelle" dei dimostranti filopalestinesi a Parigi. Da notare la bandiera marocchina: sul "muro" marocchino, sullo storico conflitto con il Fronte Polisario e sulla repressione del popolo Saharawi la solidarietà internazionale in difesa dei diritti umani è sempre stata piuttosto fioca.

Foto da Haaretz http://www.haaretz.com/news/world/1...

Sulle manifestazioni di antisemitismo in Europa, da leggere: http://www.haaretz.com/jewish-world...

 

 

 

 


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